Onorevole Corsaro, che voto dà al piano di Renzi? «Dobbiamo andare a vedere se è un bluff oppure no. La sensazione è che Renzi abbia presentato un programma e non un provvedimento, scegliendo un molto furbo temi che presi singolarmente non sono contestabili. Chi è contrario all’abbassamento dell’Irpef e dell’Irap; chi è contrario alla ricostruzione delle scuole? Il punto è un altro… ». Quale? «Come è che improvvisamente sono possibili cose delle quali fino a ieri non si poteva neanche parlare?».
Si risponda. «Ieri Renzi è stato un giocatore di Texas Hold’em, il gioco di poker on line oggi in voga che ha fatto hall in, cioè ha puntato tutto ciò che ha sul tavolo; forse nella speranza che tutti gli avversari si ritirino. Noi, invece dobbiamo rispondere al piatto e vedere cosa c’è dentro».
Quanto c’è nel piatto di Renzi per le fasce più deboli e quanto per le imprese? «Ci sono molte cose incongruenti».
Fuori gli esempi. «Dice che finanzia l’abbattimento delle tasse per lavoro dipendente per 7 miliardi con tagli alla spesa pubblica. Ieri, però, Cottarelli, cioè il suo tecnico per la spesa pubblica al Senato ha deto che per quest’anno le risorse sono pari a 3 miliardi. Né Cottarelli né Renzi ci hanno detto che tipo di tagli saranno: se nei tagli che loro immaginano ci sono quelli ulteriori sugli enti locali è chiaro che i Comuni saranno costretti ad aumentare le tasse locali. Altrimenti, Renzi fa la bella faccia dando ai lavoratori 85 euro netti ma se poi gli enti locali gli prendono 30 o 40 euro dove sta il vantaggio per i cittadini?».
Una fetta importante di risorse deriveranno dal “cuscinetto” del 3 per cento deficit-Pil. E’ credibile? «Per la sua scommessa Renzi dice: abbiamo un rapporto deficit-Pil del 2,6 per cento; io lo porto al 3 per cento e uso quel ‘cuscinetto’. A livello teorico è il tentativo di dare una risposta; nella pratica va misurato coi numeri perché se il rapporto oggi è al 2,6 per cento, c’è un dato previsionale che immagina per tutto il 2014 una crescita del Pil tutta da dimostrare. E oltretutto se lui con questa operazione oggi impegna tutto ciò che ha a disposizione, poi per i prossimi 9 mesi non possiamo più fare altri interventi, se non aumentare le tasse».
E’ sufficiente il taglio del 10 per cento dell’Irap per le imprese? «Renzi dice che 2,5 miliardi servono a questo, con un aumento della tassazione sulle rendite finanziare (esclusi i Bot) dal 20 al 26 per cento: a bocce ferme questo tipo di intervento frutterà 600 milioni e non 2,5 miliardi e in più c’è da immaginare che da maggio quando entrerà in vigore la norma, molti investitori si gireranno o sui titoli di Stato o sui mercati stranieri dove la tassazione è più bassa: il risultato è che il gettito finirà per essere ancora minore».
E’ un piano di destra o di sinistra? «Se lui fosse in grado di fare queste operazioni non sarebbe né di destra né di sinistra ma di buon senso. Si tratta di capirne bene la fattibilità perché se annuncia un taglio del 15 per cento sulle pensioni per finanziare altri interventi, mi deve dire da che tetto parte perché se colpisce le pensioni pari a 2mila euro lordi non so se chiamarlo di destra o di sinistra ma sicuramente è un massacro sociale».
Sul piano della comunicazione c’è chi parla già del “contratto con gli italiani” di berlusconiana memoria. E’ così? «Nello stile e nella comunicazione Renzi è il figlio di Berlusconi, non c’è dubbio. In più lui ha un vantaggio rispetto al Cavaliere: ha 40 anni di meno e sa usare molto bene la comunicazione tecnologica sui social. Di per sé non è un dato negativo, semmai rischia di esserlo per il centrodestra».
Perché? «Mi domando: il centrodestra pensa davvero di poter stare in partita rispondendo alla novità di immagine e comunicazione di Renzi con la riproposizione sic e simpliciter di una proposta ormai datata vent’anni fa?».