Sarò breve perché molti devono ripartire e noi abbiamo degli adempimenti burocratici. Voglio partire dai ringraziamenti e da un dato personale: io sono un militante politico, sono una persona abituata a stare dove il suo popolo gli chiede di stare. Ho fatto questo percorso come voi perché lo consideravo e lo considero la cosa giusta da fare. Una cosa che in politica sembra non si faccia più: fare qualcosa non perché è utile, fare qualcosa non perché ci può dare una carriera folgorante, fare qualcosa perché possiamo averne qualcos’altro in cambio, fare qualcosa perché è giusto. È quello che vogliamo fare noi. E abbiamo fatto questo percorso perché era giusto e lo abbiamo fatto talmente di corsa che forse anche noi non ci siamo resi conto.
Correndo, siamo arrivato fino a ieri, e poi ieri sera quando mi sono trovata nella mia stanza da sola mi sono reso conto di che cosa era accaduto. E pensiamo che ce ne rendiamo conto un po’ tutti quanti oggi: noi ci stiamo caricando una responsabilità enorme. Noi ci stiamo caricando la responsabilità di portare sulle nostre spalle le storie, i sacrifici, le speranze, le vittorie, le sconfitte di tutti quelli che sacrificando tutto quello che avevano ci hanno consentito di essere qui oggi. Noi ci stiamo caricando sulle nostre spalle il futuro di quelli che verranno dopo di noi, nei confronti dei quali non vogliamo vergognarci. Noi ci stiamo caricando sulle nostre spalle quella tradizione straordinaria, che è la grande tradizione della destra italiana. Ed io non avrò mai la presunzione di poter essere al livello di un uomo come Giorgio Almirante. Io posso essere semplicemente una persona che come voi fa la sua parte. Una cosa da chiedervi ce l’ho: non ho mai creduto che la politica potesse essere un percorso individuale. Tutte le volte che la politica è stata interpretata come un percorso individuale, ha fallito. La politica esiste solamente come dimensione comunitaria. La politica esiste solamente se noi ci prendiamo per mano e questo percorso lo facciamo insieme. Non lasciamoci soli, non lasciatemi sola. Io ci sarò fino a quando ci sarete voi. Noi ci saremo fino a quando noi ci staremo insieme. Questa è la sfida che vogliamo vincere.
E io farò in modo che tutte le legittime aspirazioni pervenute in queste ore trovino diritto di cittadinanza in Fratelli d’Italia. A cominciare da chi proprio non riesce – e credo di essere fra queste – a considerare chiusa l’esperienza della destra italiana; passando per chi aderisce al nostro movimento con valori che profumano di libertà, riformismo, cattolicesimo; per finire con chi appena diciottenne si affaccia oggi alla partecipazione politica senza alcuna memoria o pregiudizio, ma solo sulla base del proprio istinto di cambiamento.
Il nostro compito è prima di tutto quello di far riscoprire la grande bellezza della politica. Quella magia creativa fatta di carne e sangue, capace di cambiare la vita delle persone. Persino di quelle che ancora non sono nate. Guardate, questo è forse il nostro primo compito da svolgere: restituire dignità all’impegno civile.
Perché, come voi, provo un senso di profonda frustrazione nel subire il pregiudizio diffuso per cui se fai politica oggi sei un ladro, un corrotto, un nullafacente viziato e amorale. Che mente pure quando dorme. Ma differentemente da quello che si dice, la politica non è affatto tutta così. Ci sono due italie anche nella politica, perché la classe politica altro non è che la società che rappresenta. Ci sarebbe molto da dire sulla combinazione d’interessi che si verifica ciclicamente in Italia tra mezzi d’informazione ruffiani, pubblici ministeri assetati di popolarità e politici infami che si dedicano al latrocinio più vigliacco. Ma il punto non è questo. Il punto è, per dirla con Fernando Savater, che “oggi insegniamo ai ragazzi che la politica è corrotta, come se gli spiegassimo che un tostapane serve a carbonizzare il pane. Invece bisogna spiegare che anche la democrazia ogni tanto si guasta, fa corto circuito e bisogna rimetterla in sesto”. Tutto qui. Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale ha la presunzione di voler essere quel cacciavite storico capace di aggiustare l’idea che tanti italiani hanno della politica.
In nome del popolo sovrano noi costruiremo un partito che sia, come dice la costituzione italiana, uno strumento nelle mani dei cittadini. Non uno strumento nelle mani di una persona o di una oligarchia autoreferenziale che si considera migliore di quegli italiani che ha la presunzione di rappresentare. Ci saranno regole chiare e trasparenti. Che valgano per tutti. Perché vogliamo cambiare tutto rispetto a quei non partiti fatti da un’unica persona, senza altre regole che non fosse: dire sempre si al capo e aspettare la candidatura.
Vogliamo un movimento che abbia spazi di confronto interno. Ci saranno diverse assise nelle quali discutere, e verranno riunite con cadenza regolare. Perché tutti possano sentire il movimento come una cosa propria, perché nessuno debba vedersi calare le decisioni dall’alto. Certo ci sarà qualcuno che avrà la responsabilità di decidere e risponderà di quelle scelte, ma che siano scelte discusse.
Noi vogliamo un movimento aperto alla partecipazione popolare. La nostra classe dirigente verrà selezionata dal basso e non nominata dall’alto. Oggi abbiamo la scadenza delle europee, per noi importantissima, che non ci ha consentito di fare tutto come avremmo voluto, ma celebreremo nuovamente le primarie a tutti i livelli, per riorganizzare il movimento appena questa scadenza sarà passata. E voglio dire chiaramente che se, senza vergogna alcuna, davvero alla fine voteranno una legge che ci consegna di nuovo le liste bloccate, senza se e senza ma celebreremo le primarie per la selezione dei candidati nelle varie circoscrizioni elettorali.
Vogliamo mettere al lavoro tutte le persone di buona volontà, cogliendo il meglio di ogni generazione. Così, al fianco di un ufficio di presidenza di esperienza, composto da persone che hanno già ricoperto incarichi di rilievo, rappresentative delle tante anime e identità che si sono ritrovate sotto le nostre bandiere, vi proporrò oggi un esecutivo nazionale che sappia mettere in campo le energie più fresche e innovative, che vuole mettere una nuova generazione nella condizione di misurarsi. Non è certamente, quello che vi propongo oggi, il nostro organigramma completo. Lo completeremo nei prossimi giorni con i capi dipartimento, le aree tematiche e tutto il resto. Voglio però dire che ci sarà posto per tutti coloro che avranno voglia di rimboccarsi le maniche e che non chiederanno un incarico solo per avere delle mostrine delle quali vantarsi sul territorio. Non ci possiamo permettere gente con lustrini che non fa il suo lavoro.
Vogliamo un movimento politico che torni sul territorio, in mezzo alla gente. Terremo quante più sedi aperte, compatibilmente con i pochi strumenti di cui disponiamo, ma staremo sul territorio anche con campagne settimanali da portare avanti, e tante proposte con le quali avvicinare gli italiani, noi che non possiamo contare su una particolare sensibilità dei media nei nostri confronti. Organizzeremo la nostra presenza sulla rete, che è uno strumento da utilizzare con intelligenza, che forse finora non abbiamo ottimizzato a sufficienza.
Vogliamo restituire rabbia e divertimento alla partecipazione giovanile, attraverso un movimento giovanile che abbia la necessaria autonomia per potersi muovere liberamente, perché dai più giovani ci aspettiamo un contributo decisivo per il riscatto nazionale. Alla militanza giovanile devo la mia crescita come persona, come italiana, prima ancora che come esponente politico. Non esiste palestra di vita più formativa della militanza giovanile e non esiste altro luogo in cui far crescere una classe dirigente al riparo dalle tentazioni del carrierismo politico fine a se stesso che troppi disastri ha prodotto tra le giovani generazioni di ieri e di oggi. Insieme a Marco Perissa, e agli altri, ci metteremo subito a lavoro anche su questo. Perché non esiste laboratorio politico migliore in cui sperimentare nuove idee, in cui sintetizzare vecchi e nuovi valori, in cui misurare se stessi.
Oggi si cambia. Preparatevi, perché ci sarà molto da lavorare. Ma ci divertiremo, ve lo prometto. Vi prometto che recupereremo la gioia dell’impegno politico, l’allegria della dimensione comunitaria, l’orgoglio di poter sventolare una bandiera a testa alta. Perché qui non vedo un semplice congresso di partito con gente annoiata: c’è la voglia di partecipare, di esserci ed è una sensazione straordinaria che ci è mancata tanto.
Faremo politica in nome del popolo sovrano.
In nome del popolo sovrano, noi difenderemo sempre, e a ogni livello, il diritto degli italiani di decidere per se stessi, di determinare il loro destino. Sempre e comunque. E Fratelli d’Italia – Alleanza nazionale può permettersi di rivendicare con forza in questa desolante stagione di tatticismi e tradimenti di aver avuto sempre la stessa identica posizione con i governi fantoccio di Mario Monti, Enrico Letta e Matteo Renzi.
Siamo rimasti gli unici che coerentemente hanno sempre detto che i governi li devono scegliere gli italiani. E questo non si discute. Non la Merkel, non la Bce, non Giorgio Napolitano e non simpatici signori muniti di grembiule e compasso. Perché ho raccontato ieri i danni prodotti da governi nati per fare gli interessi di qualcuno che non era il popolo italiano.
E fu lo stesso Renzi a bollare il governo Letta come “dieci mesi di fallimenti”, salvo poi sostituirlo e fare un altro governo con gli stessi metodi, la stessa maggioranza, le stesse facce per varare gli stessi provvedimenti. Sembrano le famose nuove edizioni dei libri scolastici. Si cambia la copertina anche se il contenuto è identico, ma cosi si riescono a togliere un altro po’ di soldi alle famiglie italiane inconsapevoli.
Per la mia generazione Matteo Renzi è stato deludente. C’è, diciamo così, uno spread abbastanza alto tra il sogno che aveva alimentato e la realtà che stiamo conoscendo. Il giovane rottamatore che doveva cambiare le regole della politica, alla fine ha rottamato solo tutti coloro che si frapponevano tra lui e la poltrona di premier; il giovane messia che doveva traghettare l’Italia nella terza repubblica si è rivelato essere così spregiudicato da far impallidire i peggiori politicanti della prima repubblica. L’uomo nuovo che avrebbe ripulito l’Italia dalle liturgie della partitocrazia ci consegna un governo così spartitorio da far dichiarare trionfante a Massimiliano Cencelli, autore del più noto manuale, “ho vinto ancora io”.
E non sono solo le facce e la maggioranza a essere le stesse. Ma anche le idee. In nome del popolo sovrano combatteremo un altro governo che sa solo tassare la povera gente.
Nel primo consiglio dei ministri presieduto da Renzi sono stati adottati tre provvedimenti: primo, l’aumento dell’aliquota della TASI, che farà pagare sulle prime case esattamente quanto si pagava con Monti (altro che abolizione) mentre sulle seconde case e i capannoni si farà pagare molto di più. E voglio dire al Nuovo Centrodestra che non mi pare stia incidendo moltissimo sulle politiche del governo. Con la prima casa hanno fatto un gioco delle tre carte ignobile, alla fine del quale la tassa è praticamente aumentata, solo che ora si chiama IUC. Evidentemente pensano che più il nome è scemo e più la tassa sembra innocua.
Secondo, l’aumento delle accise sui carburanti, che è stato per i governi Monti e Letta una sorta di bancomat da cui prelevare i soldi per coprire la nostra mostruosa spesa pubblica. Come se ciò si ripercuotesse, che so, sugli spostamenti in auto degli italiani nelle gite del weekend. Andate a chiederlo a un pescatore, a un contadino, a una qualunque azienda italiana che deve trasportare i propri prodotti in giro per l’Europa quali sono i reali effetti di ogni aumento del costo della benzina.
Terzo, la proroga di quel provvedimento ridicolo sul presunto condono delle cartelle di Equitalia che favorisce gli evasori e non risolve un cavolo alle famiglie in difficoltà.
Si vede che Renzi non ha avuto tempo di lavorare a provvedimenti nuovi perché troppo impegnato ad alimentare il suo ego con le canzoncine cantate dai poveri bambini inconsapevoli durante le sue passerelle nelle scuole italiane. Roba che se le avesse fatte Berlusconi gli avrebbero trovato tre quattro avvisi di garanzia per apologia fino a plagio. Vorrei dire invece a Matteo Renzi che anche noi crediamo nella valorizzazione del ruolo dei docenti, ma se in altri tempi la sinistra italiana non avesse considerato la scuola italiana come una specie di ammortizzatore sociale, anche stipandoci dentro amici, parenti e militanti del poco glorioso partito comunista italiano, oggi non avremmo un numero molto alto di insegnati in rapporto al numero degli alunni rispetto alle principali nazioni europee e, conseguentemente, i docenti peggio pagati d’Europa. Potremmo riconoscere loro la centralità e il valore che hanno anche dando loro uno stipendio dignitoso.
In nome del popolo sovrano difendiamo l’identità culturale italiana. Ovvero ciò che ci rende unici al cospetto del mondo. Per questo mi fa rabbia che in Grecia per far fronte alla crisi ed introitare quattrini si stanno moltiplicando i musei e li si tengono aperti 24 ore al giorno. Mentre a noi invece tocca assistere allo scempio dei muri che crollano a Pompei. E per un film finanziato dallo Stato che vince l’oscar, Ce ne sono altri 100 che ricevono centinaia di migliaia di euro e non arrivano nemmeno nei cinema.
E in nome del popolo sovrano ricostruiremo la nostra memoria storica, tassello dopo tassello, perché se non insegniamo ai nostri figli che la terra nella quale vivono è il frutto dei sacrifici di chi l’ha costruita e difesa, allora non gli insegneremo neanche che vale la pena sacrificare qualcosa di noi per chi verrà dopo.
Sogno di vedere i ragazzi italiani indossare una maglietta alla moda con l’immagine di Goffredo Mameli o di Francesco Paglia, che muore a Trieste nel 1953 durante le manifestazioni per trieste italiana, o di Norma Cossetto o di Rosario Livatino. Perché mi fa rabbia che ragazzi eredi di una storia come la nostra, per cercare un eroe debbano andare a prendere un argentino morto in Bolivia come Che Guevara, quando la loro storia nazionale vanta eroi che il Che non lo vedono proprio, ma che loro non conoscono perché nessuno glieli ha mai raccontati.
In nome del popolo sovrano vogliamo difendere il made in Italy, dentro e fuori dai confini nazionali. Quante altre aziende italiane dovranno chiudere a Prato, mentre aprono decine di aziende cinesi, prima di dire a chiare lettere che chi non rispetta le nostre regole viene rispedito a casa sua immediatamente? Vogliamo investire sulla specificità Italia, che ci rende imbattibili sul piano della competizione. Agroalimentare, turismo, artigianato, cultura: vogliamo valorizzare tutto quello che i cinesi non potranno copiarci mai: perché il talento non si copia, l’anima non si clona, l’identità non si può ripetere.
In nome del popolo sovrano, cercheremo in ogni modo di impedire la svendita degli asset strategici italiani. Vedete un tempo le Nazioni venivano colonizzate, saccheggiate con gli eserciti e le invasioni. Oggi, nell’epoca della globalizzazione economica, si colonizzano spogliandole dei loro asset industriali, della loro forza produttiva e del loro know-how, soprattutto di tipo strategico.
Difenderemo fino in fondo le aziende centrali italiane non solo per il loro portato economico in termini occupazionali e di sviluppo di indotto, ma anche strategiche per gli interessi nazionali. In nessuno Stato del mondo settori di comunicazione, trasporti o difesa verrebbero abbandonati in nome di una visione del libero mercato sbagliata e irresponsabile. Difenderemo Alitalia, Poste Italiane, Trenitalia, Enel, Finmeccanica, Telecom… Anche se per Telecom Italia non faremo più in tempo. Perché qualcuno se l’è fatta soffiare da sotto il naso. Dagli spagnoli, mica dai tedeschi o dai cinesi. E quel qualcuno percepirà dalla stessa Telecom 6,6 milioni di euro di buonauscita. Di questi ben 2,9 milioni di euro sono il corrispettivo dell’accordo di non concorrenza con aziende similari. E già perchè un fenomeno del genere se lo litigano le grandi compagnie telefoniche!
In nome del popolo sovrano, ci battiamo per quell’idea di Europa di cui ci innamorammo tanti anni fa. Una comunità di antichi popoli che dopo secoli di guerre fratricide trova nelle radici greco romane e cristiane il ceppo originario di una comune appartenenza. Tutt’altra roba rispetto alla scialba caricatura che ci è stata propinata in questi anni di crisi, generata anche dal modo scellerato in cui si è arrivati alla moneta unica. Se l’Italia non riesce a far comprendere oggi che in Europa la politica comune deve assumere un ruolo predominante sull’economia e che il volante non può essere nelle mani di una sola nazione, allora il destino di questa grande idea è segnato. Nel frattempo, non rinunceremo al nostro percorso di libertà, lungo la strada del ritorno alla sovranità monetaria nazionale. Siamo stati fin troppo fermi. Adesso, se volete, rincorreteci. Perché noi andiamo avanti.
In nome del popolo sovrano difenderemo l’Italia dal germe delle mafie che divora il nostro sviluppo economico e morale. Un germe che muta continuamente la sua natura per meglio aggredire il corpo sano dell’Italia migliore. Che cambia e diversifica i propri investimenti criminali. Fino a confondersi nell’alta finanza o in tutti quei settori che si approfittano delle debolezze della gente comune. Penso alle slot machines per esempio e alle società del gioco d’azzardo. Per questo mi fa rabbia che il governo Letta abbia pensato bene di scontare il 95% del debito che queste società hanno contratto dei confronti del popolo italiano. E per questo chiediamo una moratoria sull’apertura di nuove sale giochi e nuove slot machines. Ci intesteremo questa battaglia, perché chi campa sulla disperazione della gente per renderla ancora più disperata non può anche godere del favore dello stato.
In nome del popolo sovrano difenderemo i valori che sono alla base della nostra civiltà. La sacralità della vita e la difesa della famiglia, per esempio. E non facciamo queste battaglie per adesione confessionale, ma perché sono battaglie di laico buonsenso. Rifiutiamo una società nella quale qualunque capriccio diventa un diritto, e nella quale chi può urlare i suoi diritti di fronte a una telecamera viene sempre prima di chi non può farlo. E’ laico buonsenso dire che l’aborto non può essere un anticoncezionale ma una scelta estrema. Lo è anche rivendicare che una cosa è combattere la discriminazione degli omosessuali ma altra cosa è dire, ad esempio, che devono poter adottare dei bambini, perché questo è un capriccio, e di fronte a un capriccio noi difendiamo il diritto di ogni bambino ad avere un padre e una madre.
Così come è buonsenso cercare strumenti per aiutare la famiglia e la natalità, in una nazione con uno dei tassi di fertilità più bassi del mondo. Motivo per il quale proponiamo un sistema fiscale che renda vantaggiosa la scelta di mettere al mondo un bambino, perché non è una civiltà quella per la quale i figli sono beni di lusso.
E’ laico buonsenso difendere e favorire la famiglia naturale fondata sul matrimonio. Il nucleo fondante della nostra società, ma anche un ammortizzatore sociale straordinario. Perché ogni aiuto che lo stato fornisce alla famiglia ritorna indietro allo stato moltiplicato per dieci. Certo un bel po’ d’indignazione mi viene nel momento in cui la Presidenza del Consiglio – dipartimento delle pari opportunità si permette di distribuire alle elementari un opuscolo dal titolo Educare alla diversità in cui si invita gli insegnanti a non far leggere in classe fiabe che parlino di principi e principesse perché offrono una visione troppo stereotipata e tradizionale e potrebbero condizionare i bambini rispetto al loro orientamento sessuale. Ma vi rendete conto dell’idiozia di una iniziativa di questo tipo? Francamente non credo che l’omofobia si combatta in questo modo, mentre sono certa che in questo modo si combatta l’intelligenza.
In nome del popolo sovrano difenderemo il reato di immigrazione clandestina. Quel minimo deterrente che esiste in tutte le legislazioni d’Europa, ma in Italia non può avere cittadinanza giuridica. Faremo di tutto per opporci, fino a raccogliere le firme necessarie per un referendum. Lo faremo per gli italiani e per tutti gli stranieri che vorranno venire a vivere in Italia, condividendo il nostro sistema di diritti e di doveri. Per questo consideriamo assurda la scelta del governo di azzerare i fondi a disposizione per i rimpatri e per il contrasto all’immigrazione clandestina: una scelta che abroga di fatto questo reato, perché rende impossibile perseguirlo.
In nome del popolo sovrano ci batteremo per riformare la politica a ogni livello. A partire dalla riforma costituzionale. Perché sarebbe un errore enorme riformare la costituzione, abolire il senato e riformare il titolo V, senza cogliere l’occasione di introdurre finalmente il presidenzialismo, l’elezione diretta da parte degli italiani di un presidente che possa decidere e rispondere di quelle scelte. Anche perché, ce lo vogliamo dire? Noi di fatto il presidenzialismo ce lo abbiamo già, eccome se ce lo abbiamo, con la differenza che il Presidente – anche qui – non lo hanno scelto gli italiani. E rivendico la scelta di non votare per il rinnovo del mandato al Presidente Napolitano. Rivendico di non aver condiviso nessuna delle sue scelte in questi ultimi anni. E non parlo solamente della facilità con la quale si producono governi nei laboratori del Quirinale. Parlo, per esempio, della scelta di nominare 4 senatori a vita quando abbiamo già mille parlamentari strapagati, che in realtà servivano semplicemente a puntellare la maggioranza del governo di centrosinistra in senato modificando di fatto gli equilibri usciti dalle urne. L’istituto dei senatori a vita deve essere, banalmente, abolito. Penso alla nomina di Giuliano Amato a giudice della corte costituzionale. Davvero non c’erano i margini, Presidente Napolitano, per dare un segnale di discontinuità, rispetto a una personalità che sta nel palazzo da più di 30 anni e già prende pensioni per oltre 30 mila euro al mese?
E in nome del popolo sovrano diremo anche quello che pensiamo della Corte costituzionale, e cioè che le sue sentenze sono sempre più ideologiche, sempre più incomprensibili, sempre più vergognose. Così da una parte la Corte boccia il taglio delle pensioni d’oro – e non dirò che, guarda caso, tutti i giudici della corte sono pensionati d’oro – e dall’altra dichiara illegittima la legge Fini Giovanardi contro le droghe. Così ai giovani di questa nazione si continuerà a negare il diritto a uno straccio di futuro, ma in compenso gli si regala la droga libera, così possono fumarsi una bella canna per dimenticare.
In nome del popolo sovrano vogliamo una legge elettorale dignitosa fatta nell’interesse dei cittadini che votano e non dei partiti che la scrivono. Non ci interessano le soglie di sbarramento, perché non c’è soglia di sbarramento che possa fermare il vento di cambiamento che soffia in Italia, perché gli italiani sanno scegliere meglio e sono molto più consapevoli di come la politica li descrive. Ci interessa combattere lo schifo delle liste bloccate. Quelle che piacciono tanto a Renzi e Verdini. Sapete perché? Perché un parlamentare nominato risponde al capo e ai suoi interessi, mentre un parlamentare eletto risponde agli italiani e potrebbe anche dire di no al proprio capo. Dopo di che, per nascondere le proprie mani sporche, ci vengono a dire che con le preferenze si corre il rischio di eleggere dei banditi. E già perché con i listini bloccati invece di ladri e faccendieri non se ne è vista neppure l’ombra. Pietà!
La verità è che il rischio di un rapporto malsano tra elettore ed eletto è insito nella democrazia, ma è un rischio che vale la pena correre per avere la democrazia. Immagino che Per in Corea del Nord non abbiano il problema del voto di scambio, ma non mi pare una gran soluzione. E comunque non potete spacciare quella che è l’anormalità come la normalità. Altrimenti stareste dicendo che gli italiani non sono in grado di scegliere i propri rappresentanti perché sono biologicamente disonesti e per questo gli fate la cortesia di nominarli voi, dittatori illuminati del ventunesimo secolo? Ma vi rendete conto di quanto sia vergognoso questo principio?
Tutto cambia perché nulla cambi, ecco il titolo che potremmo dare alla nuova legge elettorale. E non fatevi ingannare dalla tiritera della politica italiana ostaggio dei piccoli partiti. Il sistema politico italiano non è ostaggio dei piccoli partiti, ma dei parlamentari ribaltonisti. Per capirci il problema non è Guido Crosetto, che ha perso la poltrona da parlamentare pur di difendere le idee in cui crede, il problema sono gli scilipoti di ogni colore politico, quelli che si fanno eleggere con una maggioranza e poi si vendono per passare dall’altra parte. Come si risolve? Con una norma anti ribaltone che preveda che se ti fai eleggere con una coalizione e passi con un’altra, decadi automaticamente e devi farti rieleggere con il partito dal quale sei stato folgorato sulla via di Damasco. L’abbiamo proposta questa piccola modifica, e quando dovesse mai passare vedrete come si impennerà la governabilità.
In nome del popolo sovrano rispetteremo sempre il mandato degli italiani. Non così gli altri, ce lo dobbiamo dire. Siamo rimasti da soli in questi mesi a difendere le idee di centrodestra, mentre gli altri votavano il mantenimento, nei fatti, della tassa sulla prima casa, gli svuota carceri, i favori alle banche e la difesa dei privilegi, la svendita di BANKITALIA, i soldi per l’accoglienza agli immigrati trovati azzerando il fondo per le vittime della lotta alla mafia. Oggi chiediamo agli italiani di riconoscere questa coerenza che solo noi abbiamo avuto. Le elezioni europee, ricordiamocelo e ricordiamolo, sono un sistema proporzionale puro. L’occasione per votare il partito che si vuole votare senza vincoli e senza paura. L’occasione di votare liberamente chi meglio rappresenta idee e valori. E le nostre alleanze future dipenderanno dalla forza che gli italiani ci daranno in questa competizione elettorale. Più sei forte, più sarai libero.
In nome del popolo sovrano vogliamo chiedere agli italiani di votare con il cuore, di non farsi inculcare chi si deve votare dalla televisione o dai sondaggisti, perché così non cambierà mai niente. Siete voi che decidete se un partito sarà piccolo o grande, forte o no. La tiritera del voto utile serve solo a chi ha paura di ciò che non può controllare. L’unico voto utile è quello che si da al movimento che può difendere i tuoi valori. Se i nostri voti fossero davvero inutili, non si tenterebbe di fare una legge elettorale truffa per rubare quei voti al legittimo proprietario.
Dicono che senza poteri forti alle nostre spalle non ce la possiamo fare. Ma noi contiamo di avere alle nostre spalle il potere più forte che c’è in Italia: il popolo italiano. Saremo il premio bancarella della politica italiana… Semplicemente perché è il più bello, il più entusiasmante.
In nome del popolo sovrano noi mettiamo in campo il partito della nazione. Perché si è sentita in questi anni la mancanza di un partito che facesse, banalmente, gli interessi degli italiani. Che fosse conservatore nel senso rivoluzionario del termine. E l’immagine perfetta per questa giornata ce l’ha regalata qualche giorno fa Marcello Veneziani, affermando che “il conservatore non è un imbalsamatore. Semmai è un tedoforo”. Ecco chi siamo. Uomini e donne che corrono da un’epoca all’altra, da una generazione all’altra, portando con sé un fuoco, una fiamma che talvolta si affievolisce, ma che non si è mai spenta completamente. Oggi quel fuoco torna a divampare, da città in città. Come il fuoco che da Rohan a Minas Thirit, a Gondor segnala agli uomini che il nemico è alle porte e solo un’alleanza di fratelli potrà riuscire a respingerlo. E come direbbe Gandalf guardando quei fuochi che si accendono uno dopo l’altro: “la speranza divampa”. Noi vogliamo far divampare la speranza!
Quel fuoco si è acceso di nuovo. Ed è l’ultima chiamata per tutti quelli che finora sono rimasti a scrutarci, che finora hanno preferito il rassicurante mantenimento del posto alla temeraria ricerca della libertà. Ed è l’ultima chiamata per chi fin qui ha solo criticato, forse anche con un po’ di invidia. Questa casa è per tutti. E’ imperfetta ma ha fondamenta solide e operai capaci sui quali contare. Si può decidere di rischiare con noi, aggiungendo le proprie energie, la propria passione per migliorarla, o scappare e magari andare a chiedere asilo a qualche partito più grande, per garantirsi l’immediato presente fregandosene delle idee che pure si rivendicano a ogni piè sospinto. Ma sarebbe francamente ben curioso, come mi pare qualcuno stia per fare, lamentarsi perché la fiamma nel nostro simbolo non è abbastanza grande e poi correre a candidarsi in Forza Italia.
Parafrasando Al Pacino in un famoso film di qualche anno fa: tutto si decide oggi. Ora gente, o noi risorgiamo insieme, mettendo da parte ogni paura, ogni interesse personale, o saremo annientati individualmente. Con buona pace di chi ha creduto in noi finora, e di chi potrebbe farlo a partire da domani. Ma io non poso trovare le parole esatte per convincervi a mettere in gioco il percorso che avete fatto fino ad oggi. Lungo o breve che sia stato. Illustre o anonimo che sia stato. Sociale, liberale o conservatore che sia stato. Solo voi potete scegliere davvero di credere in questo nuovo capitolo della destra italiana. Guardate negli occhi chi avete accanto, molto più che me in piedi su questo palco. So che ci troverete una persona determinata come voi a costruire un’Italia migliore, mattone dopo mattone, giorno dopo giorno. Questo vuol dire essere una comunità politica e non un semplice simbolo elettorale. E’ la politica gente, quella vera. Che cosa volete fare? Volete battervi o dormire? Volete reagire o scappare? Volete alzarvi o rimanere seduti? Persone che a latitudini diverse combattono le stesse battaglie.
Perché se siete stanchi di subire, aspettare, sperare, se volete passare all’azione, Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale è casa vostra. Oggi ci rimettiamo in cammino perché quella speranza divampa. Buon viaggio fratelli, ci guarderemo ancora negli occhi.
Fiuggi, 9 marzo 2014