“Non solo Navalny. Altri oppositori come Sakarov e Solgenitsin hanno dovuto subire le persecuzioni di uno Stato illiberale come quello dell’Unione Sovietica. Navalny era considerato un pericoloso estremista di destra. In realtà era semplicemente un uomo coraggioso, innamorato della Russia, del suo popolo, della sua gente, della sua patria. Era un cristiano ortodosso nato in una famiglia di militari che si è battuto senza armi e senza violenza. Hanno provato ad ucciderlo con il veleno, ma niente. Lui ha preso un aereo ed è tornato a Mosca, dove sapeva che ad attenderlo c’erano prigione e morte. Nessun tiranno, nemmeno Putin, può vincere contro la libertà. Dopo Navalny ne nasceranno altri cento. E non dimentichiamo cosa accade in Cina, Iran, Venezuela, Cuba, Corea del Nord dove si muore assassinati nelle carceri. Il silenzio è complice. Il caso di Navalny deve indicarci una strada: quella di non tacere e di tenere acceso un faro su cosa accade nei regimi. Senza perdere mai di vista la bussola della libertà”.
Lo dichiara in aula il vicepresidente vicario di Fratelli d’Italia in Senato, Raffaele Speranzon.