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Lo scorso anno al 19 ottobre erano state uccise 100 donne a causa di quello che chiamiamo femminicidio. Quest’anno a questa triste cifra ci siamo arrivati con 3 giorni di anticipo. Faccio un appello ai media ai quali chiedo di non dare spazio a chi nega questo fenomeno definendo discriminatoria ogni misura che tenta di reprimerlo sul nascere. Se non si riconosce ciò che si deve curare questo cancro non lo debelleremo mai. 
 
A chi oggi è al governo chiedo di non fermarsi alla legge per il contrasto sulla violenza di genere e domestica. Da subito, da adesso, dimostrino di essere capaci di agire in modo non emergenziale ma strutturale. Dobbiamo cambiare questa cultura femminicida, a partire da un’educazione ai sentimenti, un’educazione emotiva che non deve coinvolgere solo la scuola ma anche campagne di sensibilizzazione che si rivolgono agli adulti e necessarie ad aiutare le persone a non farsi e non fare male.
 
L’ultimo appello lo faccio alle madri, insegnate ai vostri figli a sopportare la distanza, la separazione da chi credono di amare. Insegnategli che alla fine morto un Papa se ne fa un altro e magari è migliore del primo, ma che uccisa una persona, quella non torna più. Uccidendo se stessi si fa solo del male a chi resta. Insegnateli ad amare per davvero perchè credo che quello che manchi oggi è proprio questo: non sappiamo più cosa sia l’amore.
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