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“Dannoso scongelare il simbolo di An. Quando ti rifugi nel passato vuol dire che sei morto. E poi credo che gli elettori decidano in base ai contenuti, non ai simboli”. L’intervista a Il Tempo di Davide Di Santo.

Guido Crosetto, per le strade di Roma è rispuntato il simbolo di An. A margine del cantiere del nuovo centrodestra qualcuno spinge per «scongelarlo». Che ne pensa? «Sarebbe un errore riproporlo, come non ha senso la nuova Forza Italia di Berlusconi. Quando ti rifugi nel passato vuol dire che sei morto. La cosa importante sono i contenuti». 

Anche i voti, però. «Certo, ma non credo che gli elettori decidano solo in base ai simboli. Non nego che potrebbe essere un’operazione efficace, ma se si va a una guerra di marketing ricordiamoci che contro Berlusconi, sul quel campo, si perde».

E allora? «Servono scelte coraggiose o si va incontro a una fine infausta. Il Paese ha bisogno di una destra che sia totalmente diversa della sinistra. Il governo delle larghe intese non è il medico ma un infermiere. E senza cure tempestive il paziente Italia muore. Domenica ad Atreju abbiamo creato una base di partenza». 

Le prime adesioni convinte al progetto sono state di Magdi Cristiano Allam e Adolfo Urso. Se ne aspettava di più? «I nomi ci sono e arriveranno. Ben venga, ad esempio, l’apporto di Luciano Ciocchetti. Domenica c’era gente che arriva da An o da Fare per fermare il declino. Non giudichiamo le persone da dove vengono, ma dove vogliono arrivare».

Però le insegne sono quelle di Fdi… «Perché abbiamo fatto il primo passo, ma la piattaforma è a disposizione di tutti. Anche nella Cdu tedesca o nei partiti conservatori francesi o britannici ci sono anime anche molto diverse tra loro».

Tosi e la Lega? «Sono due cose diverse».

Ma è come dire Crosetto e Fdi… «Non credo che nel suo partito sia benvisto come lo sono io nel mio. A ogni modo, ha iniziato con noi una battaglia specifica, quella per le primarie del centrodestra».

Lei pensa di candidarsi? «Io sottoscrivo il discorso che Giorgia Meloni ha fatto ad Atreju e sarei contento di una sua candidatura. Che sarebbe anche un po’ la mia, dal momento che in questi anni tra noi c’è stata una specie di osmosi. La nostra collaborazione ha fatto radicare in me alcuni valori, e lo stesso è successo a lei. Una sintesi è la proposta di un tetto alla tassazione da inserire nella Costituzione». 

Sull’economia, però, ci sono non poche divergenze tra le varie anime del progetto. «Mi stupiscono le posizioni improvvise come quella di Gianni Alemanno, che un anno fa aveva fatto una riunione pro Monti e ora vuole uscire dall’euro. Io che sono euroscettico da sempre una cosa così non l’ho mai detta. Anche per questo i temi dell’Europa della sovranità saranno al centro della discussione nei prossimi mesi».

Quelli di Forza Nuova e CasaPound sono invitati a partecipare? «Ci sono dei limiti che nessuno deve travalicare. Per me la politica è tolleranza e rispetto dell’avversario. Io, ad esempio, penso che il ministro della Cooperazione, Cécile Kyenge, non ne ha fatta una giusta. Eppure non mi permetterei mai di insultarla».

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