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“Il Secolo d’Italia necessita di un ripensamento, deve essere dotato di un piano editoriale e di un piano finanziario, deve dotarsi di obiettivi ambiziosi, migliorare la propria presenza sul web e affiancarla a un ritorno in edicola, pensare di tenere testa per qualità, diffusione, abbonamenti, raccolta pubblicitaria e venduto ad analoghe esperienze di altre aree culturali, che sono state capaci, diversamente dalla nostra, di affrontare e risolvere la crisi del settore e le trasformazioni politiche degli ultimi vent’anni.

Noi non abbiamo niente di meno rispetto agli altri, ce la possiamo fare, abbiamo manager e dirigenti capaci e potenzialmente motivabili, a patto che non intervengano interessi particolari, che non si veda l’ora di chiudere il quotidiano per finanziare altro genere di attività, magari ognuna riconducibile a un segmento del mondo disperso che rispondeva ad Alleanza nazionale”.

E’ quanto dichiara Fabio Rampelli, vice presidente dei deputati di Fratelli d’Italia.

“La classe dirigente che fu di An dovrebbe accettare questa sfida, pur nelle difficoltà di un’area che è esplosa in mille pezzi, ma che non è finita. Il Secolo è l’ultimo pezzo unificante di quell’esperienza e immaginare oggi di sacrificarlo significa non avere cura per ciò che rappresenta. L’appello firmato da centinaia di personalità bipartisan per salvarlo dalla chiusura e dal ridimensionamento è la metafora dei milioni di occhi puntati in questi mesi su di noi. Se non sappiamo aumentare e migliorare la produzione e la qualità del nostro quotidiano e non troviamo altra soluzione che licenziare e chiudere i battenti dopo un’agonia di un paio d’anni, non siamo credibili a proporre soluzioni per salvare la Fiat o l’Ilva, ma nemmeno la dittarella Pincopallo di San Severino. Chiunque ci rinfaccerebbe il paradosso di aver risolto difficoltà gestionali liquidando e dividendo i risparmi.

In ogni caso, la discussione su questo e altro, in un’organizzazione che ha goduto di copiosi finanziamenti pubblici che hanno fruttato un discreto patrimonio mobiliare e immobiliare ed è, quindi, d’interesse pubblico, è giusto che si svolga in tempi congrui e in organismi democratici e partecipati. L’iniziativa presa oggi da Giorgia Meloni è un contributo importante dal quale ripartire per salvare l’esperienza politica e culturale del quotidiano di via della Scrofa e, insieme, il percorso della destra italiana” conclude Rampelli.

Roma, 8 agosto 2013

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