Presidente Meloni, le si presenta la possibilità di una vittoria elettorale in uno dei momenti più cupi della storia recente. Un governo di centrodestra, con i partiti di destra oggettivamente più forti di quelli di centro, in che modo e con quali proposte può essere una risposta credibile?
L’Italia sta vivendo un periodo difficile e ci aspettano mesi complicati. Ma per affrontarli serve un governo coeso, sostenuto da un forte mandato popolare e che abbia un programma chiaro e una visione del mondo definita. E questo può essere garantito solo da Fratelli d’Italia e da una coalizione, quella di centrodestra, composta da partiti che stanno insieme per convinzione e perché hanno idee compatibili, non perché hanno come unico obiettivo quello di impedire all’avversario di governare. Quando il mare è in tempesta serve un comandante che sappia dove andare, sia in grado di tenere la barra dritta e che abbia un equipaggio che remi nella stessa direzione. L’esatto contrario di quello che abbiamo visto in questi anni con i governi a trazione Pd.
In che modo lei si adopererà per evitare fibrillazioni economiche ed internazionali?
Il vero problema per i conti pubblici italiani non sono i piani ambiziosi, ma estremamente concreti e fattibili, di FdI e del centrodestra, ma l’eredità lasciata da dieci anni di governi di centrosinistra. Tutti i dati macroeconomici sono peggiorati: l’Italia è la Nazione cresciuta meno in Europa, il debito pubblico è ai massimi storici e solo negli ultimi 15 mesi è aumentato di 116 miliardi, i salari sono cresciuti meno che nel resto d’Europa. È veramente curioso che chi ha portato l’Italia a una situazione di grande fragilità urli oggi “al lupo al lupo” a chi dice che è tempo di cambiare registro. Siamo persone serie e responsabili, anche sul piano internazionale. Sono altri che dovrebbero chiarire la loro posizione e perché si dicono atlantisti e poi si alleano con i nostalgici dell’Urss.
Lei elenca le ragioni per cui serve un esecutivo “politico”. Guido Crosetto ha detto al nostro giornale che governerete “con i migliori”. Calenda propone larghe intese con Draghi premier. Ma è davvero irrealistica un’altra stagione di unità nazionale?
Guido non parlava del governo ma della necessità di uscire dalle contrapposizioni ideologiche e liberare le energie migliori per affrontare le sfide che abbiamo davanti. Sfide che solo un esecutivo coeso e forte del mandato popolare può affrontare. Scenario che solo FdI e il centrodestra possono garantire. Le larghe intese non hanno prodotto nulla di buono, solo soldi spesi a pioggia, compromessi al ribasso e ingovernabilità. FdI è sempre stata contraria ai governi arcobaleno e non cambierà idea ora.
Se le toccherà fare la premier, con quale schema intende affrontare caselle delicatissime come Interni, Esteri, Energia? Ai suoi alleati chiederà di proporre profili coerenti con la rotta di politica estera tracciata nel programma comune?
Sceglieremo le persone più capaci per ricoprire tutti gli incarichi di governo, ad ogni livello. Le competenze non ci mancano.
Lei si sta ponendo come garante di un equilibrio tra posizioni atlantiste e profilo politico della coalizione di centrodestra. Con Bruxelles, però, a partire dal Pnrr, ci sono molte dissonanze. Come vuole superarle senza mettere in discussione i fondi Ue?
Il Pnrr è stato concepito in una fase diversa e non tiene conto delle mutate condizioni emerse dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. Nessuno ha mai detto di voler mettere in discussione il Pnrr ma di valutare un aggiornamento di quello esistente, come previsto dall’articolo 21 del Regolamento sul Next Generation Ue. Nessuna dissonanza. D’altronde è stato lo stesso commissario Gentiloni a dire che molti governi europei stanno chiedendo a Bruxelles di modificare alcuni aspetti dei loro piani
Restando sul Pnrr, le riforme contenute nel Piano sarebbero implementate da un governo guidato da Meloni?
Il Pnrr è una grande occasione e non va sprecata. Occorre accelerarne l’attuazione, perché molti interventi sono in ritardo. È lo stesso ministro dell’Economia Franco a dirlo: dei circa 15 miliardi che dovevano essere spesi al 31 dicembre 2021 ne sono stati spesi poco più di 5, molti dei quali su progetti già in corso e rifinanziati. Poi è necessario portare avanti un suo mirato aggiornamento, rimodulando le risorse italiane del Fondo complementare e proponendo alla Commissione Ue di sostenere modifiche specifiche nell’ambito di quanto previsto dal regolamento Ue.
Nei Consigli Ue, come si porrebbe rispetto ad Orban sia rispetto alle sue posizioni internazionali sia sui veti che pone, come sull’immigrazione?
Di certo non con l’approccio di Enrico Letta, per il quale esiste un’Europa di serie A e una di serie B. L’Europa deve recuperare la sua identità originaria, quella dei padri fondatori e che metteva al centro la solidarietà e la sussidiarietà. Per me vale l’insegnamento di Giovanni Paolo II: l’Europa deve respirare con due polmoni, quello occidentale e quello orientale. E in quello orientale ci sono Nazioni che, dopo essersi liberate del giogo sovietico, sono le più esposte alle mire espansionistiche di Putin e che sulla gestione dei flussi migratori fanno quello che chiede la Ue: difendere i confini esterni.
Lei dice che non intendete toccare la 194, ma che volete rafforzare la parte che prevede aiuti alle donne. Come? Il Piemonte ci ha provato e non è stato indolore…
Serve coraggio. Lo stesso che ha dimostrato l’assessore Marrone con il fondo “Vita nascente” da 400 mila euro per le donne in situazioni di fragilità sociale. FdI chiede da sempre la piena applicazione della 194, a partire dalla parte rimasta disattesa sulla prevenzione. Intendiamo istituire un fondo per rimuovere le cause economiche e sociali che possono spingere le donne a non portare a termine la gravidanza. E vogliamo anche sostenere i Centri di aiuto alla vita, che fanno un lavoro straordinario e accompagnano le donne nelle loro scelte.
Su natalità e famiglia quale è il suo piano?
È il primo punto del nostro programma perché se non torniamo, come dice il presidente dell’Istat Blangiardo, a produrre “Pil demografico” l’Italia è destinata a scomparire. Serve un piano imponente, anche sul fronte culturale, per riscoprire la bellezza della genitorialità. Tante le cose da fare: progressiva introduzione del quoziente familiare, aumento dell’assegno unico e universale, riduzione dell’aliquota Iva sui prodotti per la prima infanzia, incentivi alle aziende che assumono neomamme, sostegno ai Comuni per aiutarli ad assicurare asili nido gratuiti e aperti fino all’orario di chiusura di negozi e uffici. Vogliamo poi che le famiglie con disabili possano contare su sostegni concreti, anche aumentando la quota deducibile dalle tasse per le spese sostenute dalle famiglie per l’impiego di badanti per persone non autosufficienti.
Perché non si convince su una misura come lo ius scholae, che darebbe riconoscimento alle aspettative di migliaia di ragazze e ragazzi cresciuti in Italia ma ancora senza cittadinanza? Avanzerà una sua proposta?
Lo ius scholae, come proposto dal Pd, è uno ius soli mascherato. È un vecchio vizio della sinistra: giocare con le parole, cercando di nascondere dietro una cosa il suo esatto contrario. Un vero ius culturae dovrebbe riguardare chi ha finito la scuola dell’obbligo.
Continua a caldeggiare da anni lo strumento del “blocco navale” davanti alle coste del Nordafrica. Ascolterà i dubbi e le forti perplessità sollevate anche nella sua coalizione?
Chiediamo una missione europea, di concerto con le autorità del Nord Africa, che serva a fermare le partenze e bloccare la tratta di essere umani. Un piano che prevede l’apertura di hotspot gestiti dalla Ue nei territori extra-europei, per valutare lì le richieste d’asilo e distribuire poi equamente tra i 27 Paesi membri chi ha diritto alla protezione. È questo piano, che noi di Fdi chiamiamo “blocco navale” ma si può definire in molti altri modi, è contenuto nel programma comune del centrodestra.
“Blocco navale” evoca un lessico da guerra. Perché, le chiediamo, la stessa Giorgia Meloni che punta a rassicurare le cancellerie estere su molte questioni, non avverte la necessità di mandare segnali nuovi pure nell’accoglienza?
Guardi che le nostre posizioni sono sempre le stesse, forse sono gli osservatori che hanno cominciato ad ascoltarle e si sono resi conto che avevano un’idea distorta. Detto ciò, l’errore più grande sarebbe quello di continuare a mescolare, come fa la sinistra, la gestione dei flussi migratori e il contrasto all’immigrazione clandestina con la dovuta protezione che va data ai profughi. Confondere i due piani, come è stato fatto in questi anni, questo sì ha diminuito la credibilità italiana in Europa. Affermare che in Italia si entra solo legalmente è un segnale di credibilità internazionale.
Per come intende lei il presidenzialismo, quali sarebbero le garanzie e i contrappesi previsti? La Bicamerale che propone cambierà questa legge elettorale?
Il presidenzialismo è la madre di tutte le riforme perché consentirebbe agli italiani di sapere un minuto dopo le elezioni chi governa, assicurerebbe stabilità e maggiore autorevolezza. Siamo ovviamente disposti a ragionare con tutti sulle varie formule, su pesi e contrappesi, non abbiamo preclusioni di sorta. E la Bicamerale potrebbe essere uno strumento in più per raggiungere questo obiettivo e discutere di tutte le riforme. Ma una Bicamerale serve se gli altri partiti hanno voglia di discutere, mentre la sinistra per ora si è trincerata dietro le barricate perché vuole mantenere un sistema che le consenta di governare anche quando perde le elezioni.