L’intervista di Mattia Pertoldi
Giorgia Meloni questa sera sarà tra gli stand di Friuli Doc. Prima del suo arrivo a Udine, però, la leader di Fratelli d’Italia analizza scenari presenti e futuri di un Paese che si augura di poter governare dopo il 25 settembre.
Onorevole, in questi giorni le principali industrie locali “minacciano” il blocco della produzione a causa dell’aumento del gas. Cosa bisogna fare nell’immediato contro il caro-energia? «Prima di tutto contrastare le speculazioni. L’aumento dei prezzi non è dettato soltanto dalla guerra in Ucraina, ma dagli scambi che avvengono nel mercato del gas di Amsterdam. Più sale il prezzo più gli speculatori guadagnano. Sosteniamo due misure fondamentali come un tetto al prezzo del gas e il disaccoppiamento del costo dell’energia elettrica da quello del gas. Quest’ultima misura può essere realizzata subito anche a livello nazionale. E secondo i nostri calcoli avrebbe un costo sostenibile e un effetto immediato sulle bollette». E sul lungo periodo? «L’Italia dovrà continuare a puntare sulla diversificazione delle fonti di approvvigionamento dall’estero e sull’aumento della produzione nazionale realizzando le infrastrutture strategiche e sfruttando appieno le risorse presenti sul nostro territorio, a partire dai giacimenti di gas».
Uno dei problemi di una realtà di confine è la differenza di fiscalità tra Italia e quelle, molto più vantaggiose, di Slovenia e Austria. Come si bloccano eventuali fenomeni di delocalizzazione e di concorrenza sleale all’interno dell’Unione europea? «L’unione fiscale rimane lontana. Ci sono Stati come l’Olanda che hanno una fiscalità di estremo vantaggio sul piano finanziario e altri, come quelli dell’Est che, in cambio di un allargamento molto accelerato, hanno ottenuto la possibilità di attuare una sorta di dumping soft. Privilegi a cui gli uni e gli altri difficilmente rinunceranno. La norma anti-delocalizzazioni varata con il Decreto Dignità è rimasta inefficace perché non poteva valere all’interno dell’Ue. Bisogna agire sulla competitività del sistema italiano abbattendo il cuneo fiscale, promuovendo le assunzioni e mettendo più soldi nelle tasche dei lavoratori. Il caso Wärtsilä è emblematico e per questo lo stiamo seguendo da vicino».
Propone il blocco navale per fermare i flussi di migranti dall’Africa. Il Friuli Venezia Giulia, però, registra migliaia di arrivi all’anno dalla rotta balcanica. In questo caso cosa si può fare? «Bisogna affermare un principio banale: in Italia e in Europa si entra soltanto legalmente. Chi entra illegalmente va rimpatriato a esclusione, ovviamente, dei profughi che hanno diritto alla protezione. I numeri degli ingressi lungo la rotta balcanica sono preoccupanti: è necessario spostare fuori dai confini dell’Ue le procedure di identificazione, intensificando la cooperazione con i Paesi di transito, a maggior ragione perché alcuni aspirano a un futuro europeo. E bisogna aumentare controlli e rimpatri degli irregolari».
La scelta di schierare Roberto Menia capolista in Liguria non è stata gradita da alcune fette di partito locale. Ce la può spiegare? «Menia è responsabile del nostro dipartimento per gli italiani all’estero e sta facendo un grande lavoro. Meritava la candidatura esattamente come l’hanno meritata tanti altri nostri validi dirigenti».
Favorevole all’eliminazione dell’onorificenza a Tito? «Certo, siamo stati i primi a proporlo. Vogliamo tenere viva la memoria dei nostri martiri e dei nostri esuli. Ci auguriamo che anche il nuovo Governo sloveno prosegua l’opera di verità storica condotta dall’ex premier Janez Jansa, che ha consentito di scoprire decine di foibe e migliaia di salme di cittadini sloveni anche loro, come gli italiani, massacrati da Tito».
Il Friuli Venezia Giulia è una Regione a Statuto speciale. Considerata le Autonomie sempre valide oppure ci sarebbe bisogno di ricentralizzare le competenze? «La specificità del Friuli Venezia Giulia è diversa, come si sa, da altre autonomie. Nasce in un periodo particolare e si sviluppa in una Regione virtuosamente mitteleuropea. È una caratteristica importante che, allo stesso tempo, deve convivere con alcune competenze che devono essere centralizzate. I cittadini lo sanno e ci stanno convivendo bene, migliorando, è ovvio, i servizi resi dallo Stato».
In questa regione siete destinati a passare da due ad almeno quattro parlamentari. A cosa è dovuto questo exploit testimoniato anche alle ultime Comunali? «Alla coerenza di Fratelli d’Italia, alla nostra opposizione responsabile e a una classe dirigente al fianco di famiglie e imprese tutti i giorni».
È possibile che Walter Rizzetto e Luca Ciriani, in caso di vostra vittoria, entrino nella compagine di Governo? «È presto per questi ragionamenti. Prima pensiamo a garantire agli italiani una possibilità di riscatto e di sviluppo. Poi ci occuperemo di riempire le caselle necessarie. E le competenze non ci mancano».
Il prossimo anno ci sono le Regionali. C’è il suo nulla osta alla ricandidatura di Massimiliano Fedriga? «Ho sempre apprezzato il lavoro di Fedriga, che è anche mio amico, ma per le Regionali siamo troppo in anticipo. Ora stiamo pensando alle Politiche».