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“Il trasporto aereo di una nazione che gioca la sua economia sul marchio italiano, turismo, beni culturali, manifattura, enogastronomia, Made in Italy, è questione strategica e non può essere ipotecata da un governo che non c’è più se non, appunto, per gestire l’ordinaria amministrazione. Oltretutto ogni nuovo passo è tecnicamente superfluo perché potrà essere rimaneggiato da chi il 25 settembre vincerà le elezioni. Dunque, cui prodest?”. 
E’ quanto dichiara il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia in un’intervista rilasciata a Milano Finanza. 
 
“Se Draghi vuole forzare la mano al punto di giungere al closing prima del voto- ha aggiunto –  mi pare evidente che esista un accordo inconfessabile per consegnare il business del trasporto aereo italiano ai tedeschi. Non si capisce perché una nazione che è al primo posto in classifica nei desideri di soggiorno dei cittadini del mondo intero debba rinunciare a trasformare in ricchezza questo primato, agevolando l’economia di altri Stati. Nessuno riesce a spiegarlo, neanche Draghi”.
 
L’alternativa secondo Rampelli prevede “il risanamento ancora non raggiunto di Ita, riesumare il marchio Alitalia, raddoppiare la flotta, realizzare partnership bilaterali con chiunque abbia desiderio di farne, soprattutto valorizzando le tratte intercontinentali, senza però accettare sottomissioni. Bisogna tenere lo Stato dentro la compagnia in quota maggioritaria, ricordando che la Francia è proprietaria di Air France, e la Germania di Lufthansa. Vanno scelti manager che sappiano di trasporto aereo e non siano legati a lobby industriali: troppi soloni hanno  danzato sul corpo sano di Alitalia, sfinendolo e depredandolo.
Bruxelles non ha mai chiesto di cedere la proprietà di Alitalia ad altri vettori, le indicazioni date sono compatibili con un rilancio in grande stile della compagnia di bandiera. Ricordo che tutte le principali nazioni hanno una compagnia di bandiera, pur non avendo le potenzialità italiane. E noi possiamo vendere insieme al viaggio il ricercatissimo prodotto italiano. Abbiamo un tesoro da mettere a frutto, dobbiamo gestirlo al meglio, non regalarlo a terzi.

“Questa gestione voleva solo venderla, non far quadrare i conti- ha osservato – Con una gestione seria, invece, saremo in grado di dare alla nazione una vera compagnia di bandiera. Quei miliardi sono stati bruciati dai privati che andrebbero perseguiti per le ruberie di cui sono stati artefici, quando Alitalia era pubblica aveva un deficit fisiologico del 7%, quando è stata privatizzata è arrivata al 25%”. 
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