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“Il dramma incendi a Roma non  è frutto di incidenti imprevedibili, ma è causato dalla mano umana. Tutti gli esperti sanno che non esiste il principio dell’autocombustione e le fiamme divampano perché attizzate da piromani prezzolati ovvero da distrazione umana. E conosciamo a perfezione tanto la consuetudine dei roghi nei campi rom, accesi per purificare i rifiuti e venderne i metalli residui, quanto quella di creare il panico generale sul business della mondezza per consentire a spregiudicati affaristi di realizzare inceneritori che possano far incassare la lauta tassa Cip 6, nascosta nella bolletta energetica. Considerando che nei prossimi giorni, anche a causa di temperature che favoriscono la combustione accidentale, gli incendi boschivi aumenteranno, diventa urgente un piano di reclutamento di nuovi vigili del fuoco, sempre da tutti celebrati strumentalmente ma da anni sotto organico e con mezzi d’intervento obsoleti e pericolosi”. E’ quanto scrive il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia sulla sua bacheca Facebook rispondendo a un simpatizzante che gli chiedere un’opinione sugli incendi a Roma, sulle politiche nazionali di approvvigionamento idrico. 

“Le emergenze di questi ultimi giorni non sono tali – ha aggiunto –  non ci sono state calamità impreviste che le hanno determinate. Si conosceva a menadito la crisi idrica, così come non ci voleva il mago Otelma per capire che avrebbe generato conseguenze sull’agricoltura e sulla produzione di energia dalle centrali idroelettriche. Il governo porta tutta la responsabilità di questo ennesimo ritardo che risulta ancora più grave perché nel PNRR, piano di finanziamenti a pioggia, non c’è traccia di interventi su questo campo. Il problema per Draghi e Cingolani non esiste proprio. 
Siamo una penisola e diversamente da altre nazioni che non affacciano sul mare abbiamo il privilegio di un facile approvvigionamento dalle acque che ci circondano che possono essere desalinizzate e utilizzate per le necessità primarie. Se sono capaci di farlo in Arabia Saudita dovremmo essere in grado anche noi.
C’è poi il buco nero della dispersione degli acquedotti e dello scarso controllo pubblico sui privati gestori, cui spetterebbe l’onere della manutenzione. Ma non fare i costosi lavori di riparazione e sostituzione delle condotte significa aumentare i profitti e ricaricare le perdite sulle bollette”. 
“Insomma, Pantalone paga due volte- ha osservato Rampelli –  bollette più care e acqua pubblica dissipata. Anche sugli sprechi idrici sospetti, trasformati in extra profitti, il governo è rimasto immobile”. 
“O si fanno serrati controlli o si pubblicizza la gestione dell’acqua, come sancito da un referendum popolare inattuato. Così come dovremmo accelerare le campagne di riforestazione, anche nelle aree urbane – ha concluso il vicepresidente –  per contenere in zone circoscritte l’innalzamento delle temperature”.
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