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L’intervento del presidente di FdI nell’Aula della Camera sulle comunicazioni del presidente del Consiglio in vista del Consiglio europeo

Presidente Draghi, mi permetta con franchezza di dirle che pensavamo di avere già visto tutto in questi giorni con lo spettacolo francamente desolante andato in scena durante la stesura della risoluzione di maggioranza in tema di invasione russa dell’Ucraina. Purtroppo, da ieri siamo andati oltre la desolazione, con il principale gruppo politico che sostiene la sua maggioranza che di fatto consuma il suo harakiri e il Ministro degli Esteri che denuncia di essere stato messo in discussione proprio sul posizionamento internazionale dell’Italia. Certo, questo dimostra quanto Fratelli d’Italia avesse ragione quando tentava di spiegare che un governo che ha la pretesa di mettere insieme tutto e il contrario di tutto non può produrre nulla di buono. Siamo oggi più fieri di ieri di trovarci all’opposizione di un governo privo di visione e privo di identità, anche di fronte alle grandi sfide della storia. Però non ci rallegra, presidente Draghi, perché lo spettacolo francamente terribile al quale il mondo assiste non coinvolge solamente voi. Coinvolge l’Italia, la sua credibilità e il suo standing. E lo fa proprio nel momento in cui, con Macron presidente di minoranza e Scholz sempre più titubante, l’Italia avrebbe l’occasione storica di giocare un ruolo da protagonista sullo scacchiere internazionale. Invece, lei si presenterà al Consiglio Europeo, mi dispiace, con una risoluzione che è di fatto il ‘manuale Cencelli’ applicato alla geopolitica. C’è qualcosa per tutti: qualcosa per i finti pacifisti, qualcosa per i nostalgici dell’Unione sovietica, qualcosa per i filo americani, qualcosa per gli adepti di Bruxelles. Tutto rigorosamente scritto in maniera tale che ciascuno possa rivendicare di averla spuntata e, quindi inevitabilmente, con una risoluzione che, mi dispiace, non chiarisce bene la posizione dell’Italia. E io penso che questa sia anche la ragione per la quale voi date parere contrario alla risoluzione proposta da Fratelli d’Italia, che invece contiene una posizione chiara e inequivocabile. Perché volete rimanere ambigui. Ma io penso che questo non sia il tempo dell’ambiguità. Io penso che questo sia il tempo in cui una Nazione come la nostra fa le scelte necessarie a difendere i suoi interessi nazionali. E quelle scelte partono dal tema della serietà.

Questo è il momento in cui si distinguono, Presidente Draghi, i leader dai follower, cioè quelli che hanno il coraggio di indicare una rotta alla Nazione da quelli invece che pensano che si possa fare facile cassa elettorale sulla pelle della Nazione. Chiunque abbia banali cenni di geopolitica non ha alcuna difficoltà a capire quale debba essere il posizionamento italiano chiaro. A sostegno della causa ucraina, con i propri storici alleati, senza tentennamenti, per poter anche con maggiore forza rivendicare quello che è necessario all’Italia per affrontare la tempesta. L’Italia, semplicemente, non può permettersi di essere l’anello debole dell’Occidente, cioè del sistema di alleanze economiche, commerciali e di difesa del quale fa parte da sempre.

Questa è storicamente la posizione di Fratelli d’Italia, con buona pace degli osservatori spesso un po’ distratti: un’Italia che stia a pieno titolo nell’Occidente. Questo vuol dire starci con lealtà, per starci a testa alta, per starci da protagonisti e non da servi. È la ragione per la quale noi sosteniamo, da vario tempo, la necessità che la NATO si doti di una colonna europea capace di parlare da pari grado con la colonna americana. Il che però significa anche investire di più sulla difesa. Perché signori, non è che noi possiamo continuare a piagnucolare sull’ingerenza americana nella NATO, quando non vogliamo assumerci il peso della nostra indipendenza. La libertà ha un costo. Se non sei disposto a pagare quel prezzo non sarai mai completamente libero. Sono tesi che sosteniamo da sempre. Il punto che vorrei focalizzare in questo intervento, Presidente, è un altro: se anche noi fossimo così cinici – lo dico a beneficio di chi tra le righe dice anche questo, no? – da riuscire a girarci dall’altra parte rispetto alle immagini atroci che ci arrivano dall’Ucraina, temo che dovremmo comunque fare i conti con alcune questioni non eludibili che ci coinvolgono direttamente. Dove sta il nostro interesse in questa vicenda?

Penso che alcune cose si potrebbero dire. Punto primo: con l’invasione ucraina la Russia rivendica un mondo nel quale lo Stato militarmente più forte assoggetta altri Stati anche per assumerne chiaramente il controllo delle ricchezze e delle materie prime. È il mondo che vogliamo? Dico di più: ce lo possiamo permettere? Cioè, ci possiamo permettere che non sia più il diritto internazionale a vigere ma la legge del più forte e di chi ha più carri armati? Signori, pallottoliere alla mano, temo che non ce lo possiamo permettere. Punto secondo: i carri armati russi entrano in Ucraina con la bandiera rossa con la falce e martello rivendicando i confini dell’ex Unione sovietica. E lo stesso Putin parla di “confini storici” della Russia. E questo significa non solo Ucraina. Significa Moldavia, Georgia, Paesi Baltici, porzioni di Finlandia e di Polonia. Il che significa che quelli che sostengono che ‘se gli ucraini si arrendono noi abbiamo risolto il problema’ sono degli ingenui a confronto dei quali Alice nel Paese delle meraviglie è Ottone di Bismarck. È vero esattamente il contrario: se l’Ucraina capitolasse, e facilmente, la guerra probabilmente dilagherebbe in mezza Europa, e non solo. Forse anche dai confini europei. Forse altri raccoglierebbero la debolezza occidentale, come incominciamo a vedere per esempio con una Cina che si fa sempre più minacciosa verso Taiwan. Ci piaccia o no, signori, le cose vanno dette come stanno: noi siamo all’interno di un conflitto che è molto più ampio della vicenda ucraina e che ha come obiettivo la revisione degli assetti mondiali. Questo è il tema del quale bisogna parlare con chiarezza, anche per spiegare agli italiani che cosa stiamo facendo. Se la Russia vincesse, il vero vincitore non sarebbe tanto la Russia quanto la Cina di Xi Jinping. Se l’Occidente capitola, a pagarne il prezzo più alto sarebbe chi è più debole e più esposto in Occidente: noi europei, che probabilmente finiremmo sotto la sfera di influenza cinese. Credo che siano materie che vadano argomentate.

Quindi, piaccia o no, la guerra che stanno combattendo gli ucraini riguarda direttamente anche noi. La realtà è difficile da accettare ma non si può eludere.  È la ragione per la quale l’Italia deve difendere l’Ucraina. Ed è la ragione per la quale deve difendere l’Ucraina chi vuole la pace. È facile, signori, da che mondo è mondo la base della diplomazia, cioè della disponibilità al dialogo, è che ci sia sostanzialmente un equilibrio tra le parti in campo. Altrimenti, a che cosa serve la diplomazia se c’è uno che può vincere e l’altro che ha già perso? Quindi, comunico ufficialmente che chi vuole la pace dovrebbe aiutare il popolo ucraino, nella speranza che si arrivi ad uno stallo che consenta di aprire le trattative. La seconda cosa che voglio dire, Presidente, è questa: ma se anche l’Italia non fosse direttamente coinvolta, come io ho tentato in questi pochi minuti di spiegare, questa discussione avrebbe un senso comunque? Parliamoci chiaro: voi pensate che noi decidiamo il destino della guerra in Ucraina? Noi Italia? Temo di no. Cioè, se domani l’Italia decidesse vergognosamente di sfilarsi dal fronte occidentale, non cambierebbe molto. Il resto dell’Occidente continuerebbe a sostenere gli ucraini. Solo che noi avremmo totalmente compromesso qualsiasi credibilità e ci ritroveremmo ad aver riconfermato l’eterno stereotipo dell’Italia ‘spaghetti e mandolino’.

E lo pagheremmo, signori, in termini di rapporti con i nostri alleati, lo pagheremmo in termini di sicurezza perché domani se avessimo bisogno nessuno si sentirebbe più nella necessità di doverci difendere – per esempio sul fronte Mediterraneo -, e lo pagheremmo in termini economici e commerciali. Perché la nostra quantità di esportazioni con la Russia viaggia intorno all’1,5% mentre l’Occidente cuba l’80%. Allora, non è il tempo di stare lì a fare cassa o a fare titubanza: è il tempo di dire da che parte sta l’Italia e di chiedere in cambio quello che all’Italia serve perché questo sì. Solidarietà diamo e solidarietà pretendiamo. In questa guerra non ci può essere chi paga e chi ci guadagna. Per questo, per primi abbiamo chiesto un fondo di compensazione per le Nazioni più colpite dalle sanzioni. Per questo mi aspetto che il Presidente Draghi con ancora maggiore forza ponga alcune questioni al Consiglio europeo. Che sono il tema del tetto al prezzo del gas, che è il tema alimentare ma è anche il tema, Presidente Draghi, lei questo lo conosce bene, ma noi ci possiamo permettere le dichiarazioni che ha fatto la presidente della BCE Lagarde in giorni come questi? Ma ce lo possiamo permettere?

Concludo: noi non siamo nella condizione di votare la risoluzione della maggioranza e chiaramente non ci illudiamo che loro votino la nostra. Però sarà molto più difficile ottenere le cose che ci servono se ci si va con una posizione debole. Sarà ancora molto più difficile. Per cui, noi abbiamo depositato una risoluzione che offre una posizione chiara per rafforzare l’Italia nel contesto internazionale. Non la voterete, per carità, però almeno gli italiani sapranno ancora una volta cosa avrebbe fatto un governo forte, libero e senza condizionamenti al ribasso, come questi devastanti di queste maggioranze.

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