Il presidente di FdI: “Si è barattata un’elezione per sette anni in cambio di sette mesi di sopravvivenza del Parlamento”
L’intervista di Paola Di Caro
Confessa di sentirsi «oggi più sola nel Palazzo, ma magari fuori no». Ma non ha nessuna intenzione di «lasciare soli i milioni di italiani che votano e credono nel centrodestra — ancora maggioranza in questo Paese — e che hanno diritto ad essere rispettati, considerati e rappresentati. Oggi il centrodestra per come lo abbiamo visto non c’è più. Ma lo prometto: lo ricostruiremo». A sera Giorgia Meloni non ha ancora superato la delusione per «l’enorme occasione sprecata», la possibilità di eleggere per la prima volta ai Quirinale una figura d’area. E pur «orgogliosa del mio partito, Fratelli d’Italia, che si è mosso con compattezza totale, che è entrato in questa partita con una posizione e con quella è uscito», ancora non si capacita di come «non si sia voluto nemmeno provare a vincere».
Chi non ha voluto? «Avevamo i numeri, come maggioranza relativa, almeno per dare le carte. Ma nella coalizione molti non lo hanno voluto. I centristi di Cambiamo lo hanno in pratica dichiarato, una parte di Forza Italia non lo voleva».
Berlusconi? «Non lo so, non l’ho sentito molto in questi giorni, se non fugacemente».
E Salvini, che voleva fare il kingmaker? «Difficile fare il maker se rimetti lo stesso King…».
Non se lo aspettava da lui? «No. Non l’ho capito, lo trovo incomprensibile. Ho scoperto dalle agenzie che avrebbe votato Mattarella. L’unica ipotesi alla quale tutti i leader del centrodestra avevano detto no con apparente convinzione. Ed è la seconda volta che apprendo dalle agenzie di scelte su cui sembravamo d’accordo poi totalmente disattese: prima l’ingresso della Lega nel governo Draghi e ora questa».
Vi siete sentiti, chiariti? «No. D’altronde non credo ci sia molto da chiarire».
Ma con Berlusconi e Salvini oggi siete ancora alleati? «In questo momento no. Mi sembra che abbiano preferito l’alleanza col centrosinistra, sia per Draghi sia per Mattarella. Se per fare una prova manca un terzo indizio, quello è la legge elettorale: c’è chi cercherà di cambiarla in senso proporzionale. Se ci staranno, ci sarà poco da aggiungere, perché con il proporzionale si riproduce la palude degli ultimi governi».
Ma perché secondo lei nel centrodestra non si è voluto tentare la partita? Per strategia o paura? «Per paura. Non solo dei partiti del centrodestra, ma di tantissimi in Parlamento. Hanno barattato sette anni di presidente della Repubblica con sette mesi di legislatura, o se vogliamo di stipendio».
O forse voi non davate garanzie o nomi giusti? «Abbiamo presentato nomi rispettabilissimi, con tutte le carte in regola. Ma qualunque candidato di centrodestra è considerato a sinistra inaccettabile o impresentabile. Hanno un complesso di superiorità non democratico. È stato assurdo sentire dire a Enrico Letta che qualunque candidato avessimo proposto avrebbe “fatto la fine di Berlusconi”. Io esigo rispetto per i nostri elettori e la cultura che rappresentiamo».
Voi però parlavate di maggioranza relativa, ma l’unica volta che avete posto un nome unitario al voto, quello della Casellati, avete preso 382 voti. Una minoranza. «È vero. Siamo stati noi a farci male. Anche se in quel caso Fdl ha votato compatta e anche la Lega ha votato bene. In qualche modo avevano ragione gli avversari che diranno che sulla carta eravamo maggioranza, ma non nel voto sul presidente…».
Quindi alla fine eravate impantanati… «Questo Parlamento è impantanato da mesi su qualsiasi cosa, non rappresenta più il Paese, come abbiamo chiesto noi andava sciolto mesi fa. Ma se ci fosse stata la elezione diretta del presidente, su cui noi abbiamo presentato una proposta di legge anche online, ci sarebbero voluti comunque cinque minuti per avere un Presidente della Repubblica. Col voto degli italiani».
Mattarella è comunque il politico più
amato dagli italiani. Perché per lei è inaccettabile la sua rielezione? «Al di là del fatto che non ho condiviso alcune sue scelte politiche, è inaccettabile perché è l’ennesima grave anomalia: abbiamo un premier che non ha avuto alcun mandato popolare, un capo dello Stato rieletto quando la Costituzione non esclude formalmente il bis solo per permettere che possa avvenire in caso di emergenze straordinarie, e questa non lo è. E aggiungo che sono meravigliata che Mattarella, che aveva anche fatto sapere di non volere un secondo mandato, lo abbia accettato. E pure con un’elezione di risulta, un ripiego al settimo scrutinio, non al primo. Al suo posto non lo avrei fatto, anche per rispetto alla decisione presa, alle modalità, alla carica».
Ora che succede del fu centrodestra? «Va ricostruito. Non mi dimentico che nella Nazione milioni di elettori lo chiedono. Inizio dal mio partito, percepisco la solitudine di tanta gente che non ha compreso, che non voleva finisse così».
Si può ricostruire solo da destra, riallacciando i rapporti con la Lega, ma senza i centristi, FI, un baricentro moderato? «Ma noi non siamo solo destra, siamo conservatori, e non di poltrone, come altri… Fdl ha già allargato il suo campo. E i “centristi” non sono una cosa a sé. In tutte le grandi democrazie c’è un partito conservatore e uno progressista, in cui ci sono esponenti che vanno da un estremo all’altro dello schieramento. Quello che negli altri Paesi non esiste è un “centro” trasformista, che può formarsi col proporzionale, spregiudicato e pronto a stare ovunque dove si governa. Questo non può esserci nel nuovo centrodestra che ricostruiremo».
Governate in molte regioni e città: che succederà? «Sul territorio le dinamiche sono diverse, sono modelli che funzionano. Vedremo nelle prossime ore che succederà, ma ricostruiremo quello che oggi si è rotto, in modo migliore. È una promessa, e io sono una che, come si è visto, mantiene la parola data».