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“Esprimiamo un apprezzamento unanime per l’appello rivolto dall’onorevole Giorgia Meloni, presidente di FdI e di ECR, al presidente del Consiglio Draghi di riconsiderare l’impegno italiano a favore di alcuni progetti all’interno degli accordi della Via della Seta. In questo senso bisogna continuare in un’operazione che disveli il senso delle azioni, dell’influenza malevola del Partito Comunista Cinese e della sua infiltrazione nelle nostre società democratiche e aperte, nei nostri sistemi economici e infrastrutture critiche”.

E’ quanto esprimono in una dichiarazione congiunta l’International Republican Institute-IRI, Farefuturo e il Comitato Atlantico Italiano al termine della due giorni di discussioni e analisi “Countering China’s influence in Europe and Italy” svoltasi a Roma, e che vuole essere “l’inizio di un cammino nella costruzione di un’alleanza di democrazie per contrastare le ambizioni cinesi ad allargare la sfera della propria influenza autoritaria”.

“Da parte nostra c’è piena intesa sulla necessità di articolare una risposta globale e coordinata della Comunità Transatlantica, fedele ai valori democratici, per fare fronte all’ambizione della RPC di conquistare influenza e una posizione egemone sulle nostre infrastrutture critiche, sulla tecnologia della informazione e nei nostri sistemi politici. Un’egemonia da raggiungere anche attraverso l’uso dell’estradizione o la minaccia dell’estradizione, quale strumento per mettere a tacere le voci critiche. La sfida ideologica della Repubblica Popolare Cinese e la sua ambizione di imporre il suo modello autoritario rappresenta un affronto alle nostre libere società, al nostro sistema di governo democratico e all’universalità dei diritti umani. In particolare, le ambizioni cinesi sono una preoccupazione fondamentale per lo scacchiere mediterraneo, e in questo contesto la NATO può svolgere un ruolo per disinnescare e affrontare le sfide in quest’area. Fermezza, quindi, che va portata avanti anche dinanzi all’ipotesi di una collaborazione nella lotta ai cambiamenti climatici, e questo perchè la Cina oggi rappresenta la più grande inquinatrice mondiale, impegnata nella vendita di tecnologia verde sotto costo, anche attraverso il ricorso al lavoro forzato, il tutto a spese di una leale concorrenza globale. Dinanzi a ciò la nostra convinzione è che si debba fare ricorso a tutti gli strumenti politici e diplomatici a nostra disposizione per rafforzare l’Alleanza Atlantica come luogo privilegiato per le consultazioni su tutti i temi di interesse comune” concludono “International Republican Institute”, Farefuturo e il Comitato Atlantico Italiano.

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