Nel panorama descritto, reso ancor più complesso dal protrarsi della crisi internazionale, l’Italia è sin qui riuscita a mantenere un sistema competitivo grazie alla particolare morfologia della propria struttura economica: la presenza di un sistema parcellizzato di piccole e piccolissime imprese ha consentito – nella lunga stagione dello sviluppo economico – una grande flessibilità alle condizioni del mercato, oltre che aver costituito il naturale ambito di sviluppo della fantasia e della creatività produttiva delle nostre imprese. Ma la ridotta dimensione, in tempo di crisi e di globalizzazione dei cicli produttivi e commerciali, paga il dazio alla minor capacità di attingere alle risorse finanziarie necessarie per mantenere la competitività e investire su innovazione e nuove tecnologie.
Si deve riconoscere che l’operazione “scudo fiscale”, ovvero l’opportunità offerta per far rientrare capitali indebitamente trasferiti all’estero pagando una tassa agevolata, non ha sortito in questo senso gli effetti auspicati: a fronte di oltre 100 miliardi di Euro regolarizzati, meno di 5 sono stati reinvestiti nelle aziende di proprietà di chi ha riportato i capitali in Italia.
La successiva scelta del governo tecnico di rinegoziare il tasso di imposizione con effetto retroattivo, non ha prodotto il gettito atteso e ha invece gravemente nuociuto alla credibilità di uno Stato che prima negozia delle condizioni con i suoi contribuenti e poi le cambia unilateralmente, dopo che i cittadini hanno deciso di dar credito alla proposta transattiva.
Molta parte delle inefficienze della struttura pubblica, dei servizi connessi, dei controlli necessari e del grado di intermediazione tra il cittadino e la Pubblica Amministrazione, è stata sin qui compensata da una vasta e qualificata rete di professionisti, che hanno sopperito alle inefficienze se non alla incapacità ad agire dello Stato. Medici e farmacisti nell’ambito dell’offerta del servizio socio-sanitario; notai e avvocati nelle transazioni, certificazioni e compito di esazione anticipata e diretta, come nella semplificazione e gestione di parte della giustizia civile e del contenzioso minore; commercialisti per il controllo, la certificazione e l’intermediazione telematica, oltre che per i compiti di ausilio alle verifiche delle Autorità vigilanti; ingegneri, architetti e geometri per il compito di controllo, governo e verifica di compatibilità nell’uso e sviluppo del territorio. Hanno tutti svolto un ruolo insostituibile di supporto alle esigenze dello Stato.
Le scelte:
- Politiche di deducibilità fiscale dei mezzi propri messi in azienda sino a concorrenza massima dei redditi denunciati nello stesso lasso temporale (fruibile direttamente dall’imprenditore erogante) a fronte di apporti aggiuntivi di capitale nelle aziende possedute o partecipate, per rendere conveniente la ricapitalizzazione delle proprie imprese. Inoltre, la maggior dotazione di capitale proprio, alla luce dei parametri bancari di Basilea 2 e 3, determina un’immediata estensione della finanziabilità bancaria allargando di fatto in misura esponenziale l’accesso alle risorse liquide necessarie a competere con i nuovi mercati. Un provvedimento di questo genere consente: un aumento delle risorse immediatamente disponibili per l’impresa; la possibilità per le banche di ampliare le linee di credito, il cui massimale dipende dal rapporto tra mezzi propri e capitale finanziato; l’emersione di redditi sin qui poco conosciuti.
- Incentivi alla consortazione, verticale ed orizzontale, di PMI compatibili per Distretti, cicli o merceologie di produzione o ambiti di commercializzazione; anche favorendo l’accesso al credito e al sistema di garanzia dei Confidi da parte di sovrastrutture certificate comprendenti più aziende.
- Investimento nelle professioni, cui devono essere delegate funzioni sempre più ampie nell’ambito dell’offerta dei servizi pubblici e nelle modalità di intermediazione; occorre superare l’approccio demagogico che ha portato il governo tecnico a fingere l’attuazione di una riforma liberalizzatrice diminuendo garanzie e controlli di professionalità a chi svolge compiti riconosciuti, rischiando indiscriminati accessi a solo nocumento delle garanzie per i cittadini/utenti, e dimenticando di liberalizzare i servizi di pubblica utilità, l’accesso alle reti, il sistema di controllo di finanza, banche e assicurazioni, oltre che dare attuazione ad una vera politica di privatizzazione delle partecipazioni pubbliche.