Certe volte appare incredibile come il settore privato italiano sia riuscito a restare competitivo; nonostante un contesto drammatico, fatto da una pubblica amministrazione inefficiente, una tassazione infernale, una carenza cronica di infrastrutture, un ginepraio di leggi e ostacoli, una forte presenza della criminalità. Se solo si riuscisse a semplificare la vita al nostro sistema produttivo, ne vedremmo delle belle. Per tutti. Perché maggiore è la crescita, maggiori sono ricchezza ed entrate, migliori sono i conti dello Stato e migliore è lo stato sociale.
Lo spirito fortemente innovatore che ha caratterizzato l’avvento e l’affermazione del centrodestra in Italia dal 1994 ai giorni nostri ha subito una brusca frenata per l’incapacità di attuare quelle riforme che avrebbero dovuto liberare le energie attive e produttive della nazione. I vincoli imposti dai diversi poteri e interessi consolidati, volta a volta rappresentati da sindacati, finanza, lobby, potentati economici hanno purtroppo avuto la meglio sull’obiettivo di sburocratizzare, sciogliere le energie vitali dai veti incrociati.
In aggiunta, il manifestarsi della crisi mondiale – dapprima di natura finanziaria ed in seguito sfociata con tutta la sua virulenza ai danni dell’economia reale e della capacità produttiva dell’Occidente – ha acuito lo stallo in cui l’opzione offerta dai nostri governi era caduta, forse anche per la mancanza di determinazione e coraggio in alcuni momenti decisivi.
La nostra economia che, seppure debolmente, sembrava aver superato la grande crisi del 2008-2009 è tornata in recessione con un impatto drammatico sull’occupazione, la produzione, i consumi e più in generale sulla vita stessa delle nostre imprese.
Sulle PMI in particolare, in questi ultimi due anni, si sono concentrate un numero impressionante di negatività: aumento dei costi di produzione, calo consistente di fatturato, aumento generalizzato della tassazione diretta, indiretta e locale, crediti con la P. A. praticamente irrecuperabili, costo del denaro in aumento, possibilità di ottenere finanziamenti sostanzialmente nulla, previdenza sempre più cara e costo del lavoro sempre più pesante.
A fronte di questa tempesta che si è abbattuta sul nostro sistema produttivo, il Governo tecnico ha reputato più utile e urgente dare risposte al mondo finanziario. E’ tempo di invertire questa tendenza e rimettere al centro dell’azione di Governo l’economia reale.
FRATELLI d’ITALIA – Centrodestra Nazionale nasce proprio con l’obiettivo di riprendere e far proprie le sfide innovative che il PdL non ha saputo portare a compimento, muovendo anzitutto nella direzione di sostegno all’impresa ed al lavoro.
Le scelte:
- Riduzione della pressione fiscale, che oggi è ufficialmente del 45,3% ma in termini reali arriva al 54%, triste primato mondiale. Per questo può essere un utile segnale introdurre in Costituzione un tetto alla tassazione al 40% nel rapporto tra entrate tributarie e Prodotto interno lordo.
- Rispetto dello statuto dei contribuenti. Approvato nel 2000, avrebbe dovuto difendere il cittadino per non farne un suddito ma, solo nel 2010 la fondazione dei commercialisti contava più di 400 violazioni. Le regole sono state violate con valanghe di norme fiscali che hanno avuto effetti nello stesso periodo d’imposta o addirittura retroattivi. Lo Stato e le sue agenzie siano i primi a rispettare le proprie leggi.
- Abrogazione dell’imposta sulla prima casa. Trasferimento del gettito integrale dell’IMU sulla seconda casa ai comuni, così come era previsto nella riforma federalista interrotta dal Governo Monti. Aumento della tassazione sulla restante rendita improduttiva (fondi speculativi, beni immobili non locati, etc). L’IMU sulla prima casa vale circa 3,4 MLD, vale a dire appena lo 0,4% della spesa pubblica, importo recuperabile riducendo sprechi e inefficienze.
- Non pignorabilità della casa in cui si vive una famiglia. La prima casa è il principale patrimonio delle famiglie italiane, primo passo per la sicurezza e la crescita economica e sociale. Oggi queste famiglie hanno paura: Equitalia, l’agente riscossore dell’Agenzia delle Entrate, per debiti non pagati e sanzioni varie ha pignorato 37.000 case nel 2010 e 44.000 nel 2011. Nel 2012 i pignoramenti sono aumentati del 22,8 % e saranno con ogni probabilità circa 50.000. Un numero impressionante. Chi ha comprato casa con i sacrifici di una vita ha conquistato un diritto: nessuno può togliergliela a meno che non sia lui a impegnarla come garanzia, ad esempio per il mutuo o per un prestito da lui deciso. Basta alle case pignorate per multe al codice della strada!
- Rivedere il patto di stabilità per i piccoli Comuni, differenziando il trattamento della spesa corrente dalla spesa in investimenti.
- Semplificazione e facilitazione della contribuzione. Nel 2011 sono state contate 1869 leggi fiscali parzialmente o interamente in vigore e 1086 modifiche introdotte al Testo unico delle imposte dal 1988.
- Piena attuazione del federalismo fiscale secondo il principio “voto, vedo, pago”. Ovvero più la cassa è prossima al controllo diretto dei cittadini (municipi), più facile sarà evitare un cattivo uso dei proventi dalla tassazione. Superare il principio della spesa storica accelerando il passaggio al meccanismo dei costi standard.
- Regole semplici per ridurre il carico di norme e adempimenti burocratici per le imprese che pesano sulle aziende italiane per 23 miliardi l’anno pari ad un punto e mezzo di PIL.
- Dare concretezza alla soluzione dell’annoso problema degli oltre 60 miliardi di crediti vantati dalle imprese nei confronti della P. A. per lavori già svolti, servizi già resi, forniture già effettuate.
- Ripresa degli investimenti e delle infrastrutture. La riduzione della spesa deve essere concentrata nella spesa improduttiva, ma non deve precludere la possibilità di realizzare le opere necessarie per migliorare il contesto in cui agiscono le imprese e vivono i cittadini.
- Riprendere ed accelerare il cammino verso una politica europea finalizzata alla crescita: eurobond, project bond e, insieme, l’esclusione degli investimenti infrastrutturali dal computo del deficit rilevante ai fini del rispetto degli obiettivi del fiscal compact.