“Il ‘no’ del Consiglio di Stato alla chiusura dell’area a caldo dell’Ilva di Taranto è un segnale importante per una ripartenza della siderurgia italiana, che tocca da vicino i lavoratori, la produzione, l’indotto della filiera e il territorio. Ma sulla tutela della salute delle famiglie e sulla trasformazione dell’impianto in un modello industriale moderno e pulito siamo all’anno zero.
Confidiamo nel ministro del Mise Giorgetti che ha annunciato che ‘il governo procederà in modo spedito su un piano industriale ambientalmente compatibile e nel rispetto della salute delle persone’. Draghi rilanci l’ex Ilva, altrimenti non ci sarà alcun futuro per la più grande acciaieria d’Europa e le conseguenze le stiamo misurando ora, con la carenza di materie prime e la corrispettiva impennata dei prezzi. Si può digitalizzare quanto si vuole, ma le materie prime e quelle semilavorate saranno sempre indispensabili per le attività umane e il lavoro non potrà mai essere abolito, come preconizzano taluni utopisti miliardari che mirano al reddito di cittadinanza mondiale”.
E’ quanto dichiara in una nota Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera e deputato di Fdi.