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L’incendio boschivo nella zona di Favogna innescato dall’accensione dei fuochi del Sacro cuore riaccende i riflettori sulla pericolosità di questa pratica che affonda le sue radici nella tradizione ma che risulta ampiamente strumentalizzata per fini politici e svilita quindi nel suo valore religioso originario. Già in occasione della ricorrenza dello scorso anno Fratelli d’Italia aveva chiesto tramite una dettagliata interrogazione quali fossero le prescrizioni da rispettare per l’accensione dei fuochi in prossimità di aree boschive e se la Giunta provinciale non ritenesse  che l’accensione di falò non autorizzati su montagne e colline potesse costituire pericolo soprattutto in concomitanza con particolari situazioni ambientali ed atmosferiche, come in presenza di boschi secchi o di vento. Parole profetiche alla luce di quanto successo nelle scorse ore, ma che allora  l’assessore provinciale alle Foreste ed alla Protezione civile Arnold Schuler aveva banalizzato, giustificando l’accensione dei fuochi sulle montagne altoatesine. “L’ordinamento forestale provinciale – scriveva Schuler – prevede che necessitano di autorizzazione soltanto i fuochi accesi in bosco o a una distanza inferiore di 20 m dal margine dello stesso. Risulta che i fuochi (in occasione del Sacro cuore ndr) non ricadono in questa previsione normativa. Per tanto nessuna autorizzazione è stata rilasciata. All’infuori dell’ordinamento forestale non esiste altra normativa provinciale che preveda una siffatta richiesta autorizzatoria.” “In ogni caso – proseguiva Schuler – i cosiddetti “Mahnfeuer” costituiscono una tradizione ormai consolidata in Alto Adige.  Essi perseguono il fine di trarre l’attenzione su diversi temi di attualità e vogliono lanciare degli specifici messaggi. Fanno dunque parte della libertà di espressione del proprio pensiero, espressamente previsto dalla nostra Carta costituzionale.” “Il risultato di queste parole è sotto gli occhi di tutti. Squadre di vigili del fuoco e del Soccorso alpino impegnate da ore per circoscrivere e domare fiamme che si sarebbero potute evitare e che da stamattina hanno richiesto anche l’intervento di mezzi aerei. Chi paga adesso i danni? In ogni caso, è arrivato il momento di regolamentare quella che in origine era una tradizione, anche attrattiva per abitanti e turisti, ma che con il tempo si è trasformata in una provocazione ed in un momento di esaltazione di sentimenti antiitaliani fuori dal tempo e contrari alla pacifica convivenza in Alto Adige. Oltre a costituire una vera e propria  ingiuria, utilizzando una  celebrazione religiosa come metodo di lotta politica contro la Costituzione. È ora che anche  la chiesa ne prenda con coraggio le distanze”

Così in una nota il consigliere regionale e provinciale di Fratelli d’Italia Alessandro Urzì.

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