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Domenica 11 aprile migliaia di cittadini peruviani residenti e domiciliati in Italia si sono recati alle urne allestite in diverse città italiane come Milano, Genova, Roma, Bologna, Torino, Ancona e Perugia per eleggere il Presidente della Repubblica e i membri del congresso nazionale. Per i seggi sono stati attrezzati grandi spazi come il Forum di Assago o nel caso di Roma un deposito Atac.
Migliaia di peruviani in fila mentre in Italia le elezioni amministrative sono state rinviate al prossimo autunno. Per Fratelli d’Italia una situazione paradossale mentre gli italiano sono bloccati in casa. Per la parlamentare di Fratelli d’Italia Augusta Montaruli e il candidato al consiglio della circoscrizione Vitale Pinelli, che ha documentato quanto accade al Lingotto di Torino: “I torinesi non potranno votare fino all’autunno, in compenso questa mattina in zona Lingotto si sono messi in fila per votare i circa 12mila peruviani. A quanto pare le restrizioni sui distanziamenti e lo ‘stop’ all’esercizio del voto vale solo per noi torinesi”. Montaruli e Pinelli proseguono: “Lascia basiti come tutto questo avvenga in zona rossa in una nazione dove il covid è stato considerato un ostacolo alle urne e poche settimane dopo la decisione di rinviare le elezioni amministrative. Evidentemente i peruviani sotto la Mole e, non solo, che ci stanno dando una lezione di pluralismo e democrazia”.
Stessa situazione documentata fotograficamente a Roma dal vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia: “I peruviani residenti in Italia possono votare creando assembramenti con file chilometriche in ogni città, che mai ci sarebbero stati per le elezioni politiche o amministrative nazionali, ma noi no, non possiamo votare. Votano tutti: americani, portoghesi, spagnoli, olandesi, peruviani, andrà a finire che presto o tardi voteranno perfino i cinesi. Noi no. Benvenuti nella Repubblica dell’arbitrio, figlio della sopraffazione, dove i ristoranti non possono ospitare quattro persone per tavolo ma si può stare nel vagone della metropolitana in 100. Dove i peruviani residenti qui possono votare e noi potremo invece votare solo quando si sarà certi che – con qualche alchimia antidemocratica – prevarrà il Partito Democratico, come nella Repubblica Democratica tedesca. È tutta questione di democraticità, guai a chiamarla ‘dittatura’. Suona male, l’importante è non usare i carri armati ma manipolare le regole, le scadenze, la Costituzione, le leggi elettorali, trovare sempre il modo democratico per far comandare i democratici…”.

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