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L’intervista di Amedeo La Mattina

Giorgia Meloni non crede che il problema della linea dura sulle chiusure sia solo il ministro Speranza: è soprattutto il fatto che il premier asseconda Pd e M5S. L’ultima sua preoccupazione è l’asse Letta-Conte, «due leadership che si sono misurate al governo e sono state mandate a casa». La leader di FdI esclude che ci sarà un nuovo gruppo in Europa che superi quello dei Conservatori. «Ma la nostra porta è aperta a chi intende condividere i nostri valori».

Siamo a Pasqua e sembra che continuerà la linea dura delle chiusure. Il problema è il ministro Speranza che, come dice Salvini, vede rosso per un riflesso ideologico? «Il problema è che il governo non è in grado di fare le cose necessarie per consentire la riapertura. Il problema, più che Speranza, è Draghi che lo asseconda. Speranza è un ministro ma il premier si chiama Mario Draghi e ha l’autorevolezza per imporsi. Invece il premier asseconda molto le posizioni di Speranza, del Pd, del Movimento 5 Stelle, in totale continuità con Conte. Le chiusure di certe attività in assenza di provvedimenti che consentirebbero in modo più efficace di combattere la pandemia, sono un pannicello caldo. È un anno che chiudiamo le palestre, i ristoranti, i bar, i teatri, le piscine, le scuole di danza, ma il virus continua a circolare: è inutile chiudere queste attività senza risolvere il problema dell’affollamento dei mezzi pubblici».

In base a quello che lei sta dicendo, il centrodestra al governo è ininfluente? «Il problema del centrodestra, che si sta battendo per cercare di fare del suo meglio, io l’ho sempre segnalato ed è una delle ragioni per le quali non sono andata al governo. Il Parlamento decide e i numeri ce li ha la sinistra. Finché non si va a votare e non c’è un nuovo Parlamento purtroppo comanderanno sempre gli altri».

Su alcuni temi Lega e FI soccombono, per esempio la delega alle politiche anti-droga affidata alla grillina Dadone? Per lei sarebbe stato meglio darla a una persona contraria alla cannabis? «Sì, certo o almeno una persona che non si fosse esposta in maniera così chiara su questo tema. Io avrei preferito uno che dicesse che la droga fa male, punto. Non vuoi fare questo? Allora almeno mettici una figura più neutrale, non un paladino delle droghe leggere e questo anche per il bene del governo: in questa fase Draghi dovrebbe evitare i temi sensibili e divisivi. Il presidente della Repubblica ha detto che bisognava sostenere un governo senza connotazioni politiche. Su questi temi serve un mandato popolare».

Lei ha fatto diversi appelli a Draghi, caduti nel vuoto. Per esempio sull’eliminazione del cashback. «Sul cashback vediamo cosa accadrà la prossima settimana in aula sulla nostra mozione. Ci sarà un voto nel quale tutte le forze politiche si assumeranno la responsabilità di dire se vogliono tenere 5 miliardi sulla stupidaggine del cashback oppure vogliono girare quelle risorse sui ristori. Confido che l’intero Parlamento, o quasi, voti con noi una cosa di buon senso».

A proposito del ddl Zan sull’omofobia. Perché i diritti civili dovrebbero essere divisivi? E poi si tratta di un argomento parlamentare, non c’entra niente il governo. «Il ddl Zan non c’entra niente con la lotta alla discriminazione degli omosessuali: è una legge che punta a vietare di esprimere opinioni, ad esempio contro l’utero in affitto, e a portare la teoria gender nelle scuole anche elementari. E io non sono d’accordo senza essere omofoba».

Che ne pensa dell’asse Letta-Conte? Per i primi sondaggi è forte. «Se questo asse fosse così forte oggi si voterebbe in Italia. Il fatto è che questo centrosinistra non è così sicuro di se stesso. Io poi sono sempre pronta a misurarmi con tutto il centrodestra che sarà estremamente competitivo. Queste due leadership le abbiamo misurate entrambe al governo e sono state mandate a casa. Conte dallo stesso centrosinistra non più tardi di tre mesi fa e Letta pure. Sono loro che hanno detto che né Letta né Conte erano adeguati».

Salvini vuole fare un nuovo gruppo con l’ungherese Orban e i conservatori polacchi che già stanno nel vostro stesso gruppo (Ecr). In sostanza vorrebbe che lei si accodasse a lui. La sta mettendo in difficoltà? «Nessuna difficoltà. Io penso sia un bene se il fronte alla destra del Ppe, che ormai ha smarrito la sua vocazione di centrodestra, appiattito sulla sinistra, sia una rete ampia. Non è però all’ordine del giorno lo scioglimento del gruppo dei Conservatori. Il nostro obiettivo è di allargare la famiglia dei Conservatori».

Dovrebbero essere Orban e Salvini a entrare nel suo gruppo? «Se ci fossero delle richieste di ingresso io non potrei che valutarle con la massima apertura. Io sono più che disponibile a parlare di tutto con tutti coloro che condividono lo stesso modello di Europa. La nostra porta è aperta a chi vuole unirsi alla nostra battaglia».

Il Copasir non si riunisce da 70 giorni. Avrebbe tante cose da discutere a cominciare dalla scoperta di una spia della Russia. «È intollerabile che il Copasir non si riunisca e si cerchi di bypassare le regole. Non ci sono dubbi che il Copasir spetti all’opposizione e non è una questione di poltrone. Questo diventa un precedente pericolosissimo. Il problema che oggi è mio, domani è di tutti».

Ma Casellati e Fico non muovono un dito. «Questo è un problema che riguarda le più alte cariche, come abbiamo sempre segnalato, anche il Capo dello Stato. I presidenti delle Camere farebbero poi una figura peggiore se si comportassero in maniera pilatesca. La legge è molto chiara».

Sul caso Biot Draghi deve riferire in Parlamento? «Sì, perché su una vicenda che riguarda la sicurezza nazionale e la difesa dei nostri interessi serve chiarezza. E FdI ha già inviato la richiesta di informativa urgente ai presidenti delle Camere ma non abbiamo ricevuto risposte».

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