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Il presidente di FdI: «Ricostruire in fretta i territori colpiti dal sisma può diventare un volano per la nostra economia»

L’intervista di Mario Ajello

Il rilancio del Centro Italia come traino per la rinascita nazionale. Partendo da Roma, dal Lazio e dalle altre regioni di questo che è il cuore delle Penisola. Giorgia Meloni condivide questa impostazione e l’urgenza di metterla in pratica.

«Ricostruire in fretta i territori colpiti dai terremoti del 2009 e del 2016 non è solo un dovere – così spiega la presidente di Fratelli d’Italia – ma può diventare un volano importante per la nostra economia. Perché significa ricreare le comunità, impedire lo spopolamento, investire in infrastrutture e salvare quello straordinario tessuto produttivo, economico e culturale che contraddistingue un pezzo importante dell’Italia. È una sfida enorme e c’è tantissimo lavoro da fare».

Il Recovery Plan deve servire anche a questo? «FdI si è battuta affinché questa priorità fosse inserita nel Recovery e continuerà a vigilare, insieme ai nostri governatori Marsilio e Acquaroli e ai nostri sindaci, affinché il Governo mantenga questo impegno. Cruciale per il Centroitalia, ma non solo, anche la partita delle infrastrutture, a partire dai corridoi di mobilità lungo la dorsale Adriatica e l’asse trasversale Tirreno-Adriatico. Bisogna lavorare per colmare il gap tra Nord e Sud ma anche per unire l’Ovest all’Est, la costa tirrenica alla costa adriatica».

Intanto avete chiesto 1 miliardo all’anno a Roma per 6 anni. «Sì, Roma è l’unica Capitale europea alla quale non vengono riconosciuti lo status e le risorse adeguate al suo ruolo. Siamo stati gli unici a porre questo tema e ci siamo battuti in Parlamento affinché questa priorità venisse inserita nelle linee guida per la redazione del Pnrr. Nella proposta di Recovery all’esame delle Camera ogni riferimento alla Città Eterna è sparito, nonostante i proclami del M5S e del Pd, che sono insieme a Palazzo Chigi e governano rispettivamente il Campidoglio e la Regione Lazio. Roma ha bisogno di risorse subito e non si può pensare che la Capitale d’Italia non abbia dignità nel Recovery che la nostra Nazione presenterà in Europa, documento che rappresenta i grandi asset di investimento dei prossimi anni. Nella nostra risoluzione abbiamo chiesto di destinare a Roma almeno un miliardo all’anno per i prossimi sei».

Che risposte avete avuto? «La maggioranza ha votato contro e la proposta di FdI è stata bocciata. Ancora una volta il Parlamento ha perso l’occasione di riconoscere alla Capitale d’Italia l’importanza e l’attenzione che merita. Non solo: è scandaloso che la risoluzione di maggioranza dica che è sufficiente che l’ultima versione del Recovery Plan sia solo inviata al Parlamento. È l’esatto contrario di quello che abbiamo chiesto noi: la versione definitiva del Pnrr deve essere approvata dalle Camere. È inaccettabile mandare in Europa un piano sul quale il Parlamento non avrà l’ultima parola».

Che cosa si potrebbe fare con 6 miliardi per Roma? «Intervenire sulle priorità della città che in questi anni sono stati dimenticate da un’amministrazione inadeguata e che hanno peggiorato la qualità della vita dei romani: viabilità, trasporti, sicurezza, emergenza abitativa, riqualificazione delle periferie. Ma penso anche alla necessità di investire sulle infrastrutture materiali e immateriali per rilanciare l’economia massacrata dal Covid e dalle scelte sbagliate da parte di chi governa. Investimenti capaci di far ripartire il turismo, il commercio e il terziario. Senza dimenticare l’appuntamento col Giubileo del 2025, per il quale è necessario fin da subito lavorare ad un piano di opere straordinarie per l’organizzazione e la realizzazione».

E sui nuovi poteri per la Capitale? Il rischio è che il tormentone non produca niente. «Non lo dica a me. Da anni FdI pone questo tema in totale solitudine. Ora si avvicinano le elezioni e se sono accorti tutti, a partire dalla Raggi, che ha sprecato questa consiliatura e non ha fatto praticamente nulla. Per noi rimane cruciale il trasferimento dei poteri a Roma stabilito dalla legge del 2009, a partire dalle deleghe ora in capo alla Regione su turismo, trasporti e urbanistica. A questo processo deve ovviamente andare di pari passo il capitolo sulle risorse. Serve solo la volontà politica per farlo».

Comunque adesso Roma sembra tornata di moda e ne parlano tutti, anche a vanvera. «È triste ma non mi stupisce. La città è vittima di due pregiudizi: Roma non è una risorsa per l’intera Nazione, di Roma si devono occupare solo i romani. Doppio errore: Roma è una risorsa per tutta Italia e il suo destino è una questione nazionale. Qualunque Nazione al mondo ha la sua locomotiva che è la sua Capitale, ma solo l’Italia rinuncia a correre con lei. Ed è un paradosso perché Roma è anche, tra le capitali mondiali, quella con maggiori potenzialità».

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