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Il Consiglio regionale del Trentino Alto Adige continua a ritenere “indesiderato” il Tricolore italiano. Un paradosso che ho denunciato oggi con forza.
Il profilo del dibattito ha palesato un ampio schieramento che non lo ritiene un simbolo da esibire nella sede più alta dell’Autonomia.
La richiesta la ho posta oggi, nella giornata dedicata all’Unità d’Italia, durante i lavori dell’assemblea. Ma la reazione non è stata solo fredda, è stata ostile.
A dibattito ancora non concluso netto il fuoco contrario a cui ha acceso le polveri è stato l’intervento dell’ex senatore del PD Tonini, che dai banchi del suo partito ha dichiarato che nel 1861 il Trentino Alto Adige non apparteneva all’Italia e quindi se ne deve tenere conto nel festeggiare, oggi. E, ha aggiunto, molti consiglieri che siedono in consiglio regionale (riferendosi, è sembrato, a quelli di lingua tedesca) non devono fedeltà all’Italia, solo lealtà.
Gli ha fatto eco, rincarando, Sven Knoll dei secessionisti: “Noi non dobbiamo nè lealtà nè fedeltà all’Italia” accusando la richiesta di esporre il Tricolore come esibizione “postfascista”.
Interventi sostenuti in modo meno diretto ma molto esplicito anche dal gruppo degli autonomisti popolari e poi dall’ex governatore Ugo Rossi, fresco di adesione al partito di Calenda, mentre la Lega ha glissato sull’argomento.
Anche se la Presidenza del Consiglio regionale è leghista.
Gli interventi di discredito verso il Tricolore, l’accusa di postfascismo alla richiesta di collocarlo in aula come accade in tutti i Consigli regionali d’Italia, compresi quelli autonomi, sono apparsi lame taglienti, soprattutto se pronunciati nella giornata dell’Unità d’Italia.
La pretesa del Pd di considerare il Trentino Alto Adige una cosa diversa rispetto l’Italia perchè nel 1961 non faceva parte del regno d’Italia, quando l’Italia nacque, merita una severa nota di disappunto che dà ossigeno alle tendenze più radicali ed apertamente secessioniste.
Insisterò per pretendere che il Tricolore sia issato assieme al gonfalone della Regione in aula come accade ovunque. Anzi, va detto di più: il Consiglio regionale si riunisce nella stessa aula del Consiglio provinciale di Trento. Cosa accade, quindi: che nottetempo, prima delle riunioni dell’assemblea regionale c’è anche qualcuno che va a toglierlo. In omaggio ad una antica richiesta, esaudita, della Svp.
Alessandro Urzì
Consigliere regionale e coordinatore regionale di Fratelli d’Italia
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