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L’intervista di Alessandro Giuli

«La vecchia maggioranza era debole e raccogliticcia, la nuova potrebbe essere perfino peggiore; fondata sui ricatti parlamentari dei mercenari di Conte e fallimentare di fronte alle emergenze nazionali sanitarie ed economiche. La soluzione? Tornare al voto e governare con un centrodestra forte, coeso ed europeo. Perché i veri europeisti siamo noi che difendiamo i diritti dei popoli in un’epoca di spaventosa regressione oligarchica e censura digitale».

Giorgia Meloni è appena rientrata in Italia da Barcellona, dove ha partecipato a un convegno internazionale organizzato dai patrioti spagnoli di Santiago Abascal, presidente del partito Vox (stesse percentuali a due cifre dei Fratelli d’Italia), che ha riunito esponenti del conservatorismo occidentale intorno alla leader della destra italiana e del partito dei Conservatori e Riformisti europei-ECR Party. Tema: il futuro del patriottismo in Europa e negli Stati Uniti. «E’ stato un momento importante nella costruzione di un’alternativa conservatrice europea e occidentale rispetto alla classe dirigente dominante, sempre con l’obiettivo prioritario di mettere al centro l’interesse dell’Italia».

A Barcellona c’erano anche Grover Norquist, membro del Partito Repubblicano, e Ted R. Bromund della Heritage Foundation. Vi siete interrogati sul futuro del sovranismo dopo Trump? «Ci siamo interrogati sul futuro delle idee che hanno mobilitato 75 milioni di americani e che certamente non possono essere ridotte a una minoranza di facinorosi a Capitol Hill. Queste idee hanno radici e futuro nelle società occidentali di oggi. Fanno sorridere i tanti osservatori strabici che vanno a letto più sereni pensando che la vittoria di Biden segni la morte del sovranismo o che la Meloni sia la “Sciamana d’Italia” e poi si svegliano con risultati totalmente diversi. E trovo davvero risibile dividersi in tifoserie da stadio quando si tratta di valutare le elezioni americane. E’ un provincialismo tipico di una certa sinistra, impegnata a compiacere i leader stranieri nella speranza di riceverne qualche tornaconto. Al di là di Trump e di quello che accadrà nei prossimi mesi nei Repubblicani americani, le relazioni transatlantiche resteranno forti ma a noi Fratelli d’Italia preme soprattutto che sia l’Italia a essere forte nella scena internazionale, accanto a patrioti e conservatori degli altri Stati, animati dalla stessa volontà e nel rispetto di ogni diversità».

Insomma il sovranismo è vivo e lotta insieme a lei. «Ma certo! L’amore di Patria, il sentirsi parte di una stessa cultura, il senso religioso, il rispetto per il piccolo, l’etica del lavoro e della responsabilità, la famiglia come luogo degli affetti e dell’educazione, la libertà della persona: sono valori eterni e non un incidente della storia o una deriva populista come vorrebbero i globalisti. Chi difende questi valori non accetta che siano le consorterie dei non eletti a stabilire chi abbia diritto a governare. E’ esattamente su questo che l’attuale Europa mostra i suoi limiti…»

Le iniziative di Bruxelles di fronte all’emergenza Covid non vi hanno fatto cambiare idea? «Basta guardare alla questione dei vaccini per svelare certi equivoci sull’Europa. Non ci è sfuggito che la Germania ha acquistato 30 milioni di dosi al di fuori delle trattative continentali con Pfizer. E non ci è sfuggito l’atteggiamento della Francia in Nord Africa, come sulla vicenda Fincantieri o sul blocco dell’acquisizione di Carrefour. I falsi europeisti non hanno nulla da obiettare? Soltanto noi vediamo un’Europa modellata sull’asse franco-tedesco e impegnata a limitare la sovranità delle nazioni che non si piegano a questa egemonia. Perché vede, io non ce l’ho tanto con loro quanto con noi italiani, che accettiamo tutto supinamente e non ci impegniamo per costruire rapporti di forza più equilibrati. E per tornare alla questione di partenza: io dall’Europa mi aspetto un piano pandemico continentale e una politica comune sull’immigrazione, non soltanto i regolamenti che stanno trasformando il Recovery in un altro Mes. La mia è politica, non è populismo».

Torniamo in Italia. Come andrà a finire la crisi del governo Conte? «Noi vorremmo che l’attuale governo andasse a casa per il bene di tutti e che in Italia si materializzasse quel che accade in tutte le Nazioni democratiche evolute quando non c’è altra soluzione credibile: libere elezioni per un nuovo governo. Anche cambiando l’ordine degli addendi nell’attuale maggioranza, non ci sarà mai un blocco coeso e numericamente forte. Ci sono scelte coraggiose da fare: dove e come destiniamo i soldi del Recovery Fund? I giallorossi hanno speso 150 miliardi di euro in 10 mesi senza risultati apprezzabili, e adesso qualcuno dovrebbe spiegarmi come faranno con soli 44 miliardi in due anni, che sono i soldi a fondo perduto, quelli veri. Ripeto: l’unica via è il voto anticipato con una nuova maggioranza che abbia numeri, visione e coraggio per governare 5 anni».

In piena pandemia? «Non mi si dica che è impossibile andare alle urne per motivi sanitari, perché è un’idiozia. Numerosi Paesi occidentali stanno andando al voto o ci andranno nei prossimi mesi, dal Portogallo all’Olanda, dalla Germania a Israele. Oltretutto il governo ha appena approvato un decreto per fissare entro maggio le amministrative e le eventuali suppletive; se posso votare per il sindaco a Roma, Milano, Napoli e Torino o per un collegio qualsiasi, perché non potrei scegliere i miei nuovi rappresentanti in Parlamento?».

L’ultima parola spetta a Mattarella. «Il Presidente ha fatto trapelare che se Conte non riesce a sostituire i renziani è preferibile tornare al voto. Chi ora definisce questa posizione come “tattica” per far rientrare la crisi sta insinuando che il Quirinale si serva dei giornali per piccole manovre, cosa che escludo».

Oggi li chiamano “costruttori”, ieri “responsabili”, un tempo “mercenari”… «I veri responsabili siamo noi che non abbiamo mai votato la fiducia a un governo Conte. Responsabile è chi agisce per il bene della Nazione e si assume dei rischi, non chi si rende disponibile per tutte le stagioni. Provo pena per il movimento di Grillo che è passato dal “riveder le stelle” a riveder Mastella. Eppure, non considero lo scenario del voto cosi peregrino; il quadro politico può disporsi in modo positivo. In fondo anche Conte preferirebbe andare alle urne, piuttosto che vedersi sostituire da Franceschini».

Nessuno spazio per un governo istituzionale o un contropiede parlamentare di centrodestra? «Al governo mi ci manderanno gli italiani, non gli inciuci di palazzo. Su questo punto la coalizione mi sembra compatta. E’ la stessa compattezza con la quale sceglieremo i candidati alle amministrative, sui quali ogni valutazione è ancora aperta».

Lei non è sospettabile d’inclinazioni no mask o “negazioniste”. Perché dà segnali d’insofferenza per le politiche restrittive del governo? «Come gli italiani sono esasperata da due questioni. La prima è economica. Sono stati dilapidati molti soldi mentre alcune categorie produttive venivano messe in ginocchio. Penso alle partite Iva, capro espiatorio di un governo incapace di dare risposte complesse ed efficaci. E poi c’è la questione sanitaria in generale. Faccio qualche esempio, oltre a quello più plateale riguardante la scuola: continuo a non capire perché non si sia lavorato subito per dare un protocollo ai medici di base per evitare che la gente nel panico si riversasse nei pronto soccorso e per gestire sin dall’inizio i paucisintomatici a casa; e perché non abbiamo messo in sicurezza gli anziani. Nessuno mi ha ancora dato una risposta decente».

Il governo incolpa gli enti locali. «Ma se sul rafforzamento del trasporto pubblico, con l’uso dei mezzi privati come bus turistici, taxi e Ncc, la maggioranza ha dovuto aspettare un emendamento dei Fratelli d’Italia. A novembre inoltrato non ci avevano ancora pensato, intanto scaricavano su ristoratori e palestre i costi delle chiusure. Si sono limitati a qualche contentino e li hanno chiamati ristori, come se bastasse per tenere in piedi imprese allo stremo. Hanno inseguito il virus con provvedimenti tampone, a novembre ci hanno richiuso per salvare il Natale, a Natale ci hanno tenuti in casa per evitare la terza ondata, adesso stringono ancora le maglie perché non sanno che altro fare. A parte negare pure l’asporto dai bar, così restano solo le consegne a domicilio e vengono premiate le multinazionali del delivery».

Ci sono anche ricadute sulle libertà civili? «Sì. II 2021 dovrebbe essere l’anno del ritorno alla normalità, non possiamo pensare che vada avanti a tempo indeterminato quel che abbiamo vissuto finora. Una cosa è ammettere che le regole del distanziamento perdureranno, altro è che qualcuno continui a dirci se possiamo o non possiamo uscire da casa. Io molto apprezzato che la figlia di Aldo Moro, Maria Fida, abbia sottoscritto la mia petizione per mandare a casa il governo: il suo punto di vista ha un grande valore perché si fonda sulla difesa delle libertà civili per cui si sono sacrificate migliaia di persone. La politica deve trovare subito un equilibrio tra diritto alla salute e diritto alla libertà. Non si può immaginare di continuare con le conferenze stampa del sabato sera da parte di un premier che ci fa sapere se la domenica mattina possiamo uscire di casa».

C’è chi chiede un altro lockdown per completare le vaccinazioni… «Facciamo due conti? 470mila dosi a settimana; 24 milioni di dosi l’anno. Se in questi numeri fosse compreso il richiamo, comunque impiegheremmo due anni per vaccinare gli italiani. Se non fosse compreso il richiamo, ce ne metteremmo cinque. Ma poi se la copertura del vaccino dura 9-12 mesi, che facciamo? Per quanti anni andremo avanti con i Dpcm di Conte o chi per lui? Ho sempre detto che per questo governo la pandemia è stata un’occasione di sopravvivenza, ma anche se non fosse cosi la nostra situazione non potremo chiamarla ancora troppo a lungo emergenza».

Alla pandemia si è intrecciata un’inedita torsione ideologica. La destra un tempo parlava di polizia del pensiero unico. «Stanno accadendo cose che fino a tre anni fa avremmo detto impossibili, fantascientifiche. Un signore ti dice se puoi uscire di casa. I social media ti escludono sulla base di algoritmi costruiti ad arte. Paypal ti caccia dalla piattaforma per punire il tuo dissenso. Ristrette nomenclature non elette riunite in società private, con fatturati superiori al Pil d’intere Nazioni, decidono sulla democrazia arbitrariamente. E la cosa spaventosa è che, come sempre, quelli che considerano tutto ciò accettabile se non pure auspicabile sono gli stessi che si fanno chiamare democratici».

E’ in atto una delegittimazione delle ordinarie procedure democratiche? «Penso di sì. E questo avviene in coincidenza con la rarefazione delle relazioni fisiche e la loro sostituzione con rapporti digitali eterodiretti da entità monopolistiche. In un contesto sociale economicamente depresso, dipendente dai sussidi pubblici e sottoposto al giudizio di un Grande Fratello che ti vaporizza dal web appena esci dai binari prestabiliti. E’ la ragione per la quale in questi anni abbiamo denunciato l’attacco contro tutti i fattori centrali dell’identità».

Un cortocircuito dei 5 stelle dipende anche dall’illusione che fossero loro i difensori dei più deboli? «Non a caso Fratelli d’Italia continua a raccogliere consensi anche fra gli ex grillini e non dagli altri partiti di centrodestra che si sono stabilizzati o crescono. Siamo un partito interclassista, che pone al centro la difesa dell’interesse nazionale ed è il punto di riferimento per chiunque ami la Patria».

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