Caro direttore,
con un post sui social le avevo chiesto di argomentare meglio cosa intendesse dire chiamandomi lo “sciamano d’Italia”. Mi ha risposto con un lungo editoriale confermando purtroppo la solita strategia di distorcere la verità e poi su quelle falsità costruire accuse contro i propri avversari politici.
1. Per dimostrare che siamo gli sciamani d’Italia lei cita il caso di un nostro assessore che posta una sua foto con la scritta Forza USA e “una pelliccia di bufalo” perché, secondo lei, seguace di chi ha guidato l’assalto al Campidoglio. Falso. La signora, italoamericana, indossa un cappotto e un colbacco (ha dimenticato come è fatto, direttore?) come fa spesso (circostanza facilmente verificabile sulla sua pagina Fb), e ha ampiamente spiegato come il post non fosse fatto in sostegno dei “golpisti”, ma della sua terra d’origine che attraversa un momento difficile. Ha ritenuto di non dover approfondire oppure ha ritenuto di dover mistificare per dare corpo alle sue convinzioni?
2. Lei scrive che io proverei “ammirazione per quello che Trump ha fatto a Washington” e motiva questa illuminazione dicendo che altrimenti non mi “laverei la coscienza limitandomi a ribadire che ho condannato le violenze” e non ricorderei di essere presidente di un partito europeo, ECR, che ha tra i propri affiliati i repubblicani americani. Quindi, in sostanza, il problema è non essere diventata una sostenitrice di Biden ed essere rimasta coerente. Per questo sarei impresentabile? Mi rendo conto che la coerenza non va proprio per la maggiore tra i politici e neanche tra i giornalisti. Del resto mi ricordo quando lei denunciava “un capitalismo rapace e parassitario, che impone uno storytelling deviato e deviante” e la vedo oggi, a La Stampa, osannare un accordo in forza del quale l’Italia perde definitivamente la Fiat. E mi ricordo quando sostenne che il tweet di Trump in favore di “Giuseppi” andava letto nell’ottica di “preservare un ordine mondiale”, mentre oggi ci spiega che Trump rappresenta il disordine mondiale. Io non sono così, non cambio idea per mettermi al riparo dalla tempesta, chinando il capo di fronte al nuovo padrone.
3. Forse, in fin dei conti, la questione è proprio qui. Lei scrive che l’Italia “non ha mai avuto una destra normale, europea e conservatrice, ma solo destre anomale”. Anomalo a me pare il suo ragionamento, atteso che sta parlando al presidente del partito che racchiude tutti i movimenti conservatori occidentali. Evidentemente il resto del mondo non la pensa come lei. Ma il suo ragionamento tradisce quella presunta e mai dimostrata superiorità morale per la quale la sinistra pretende perfino di spiegare cosa dovrebbe essere la destra. Ma come sappiamo entrambi, una destra che piace alla sinistra non piace a chi è di destra, e quindi è destinata a essere marginale. Ci siamo già passati. La vostra “destra normale” è una destra che perde. Comprendo la legittima speranza, coltivatela pure. Quello che invece non potete fare è cercare in ogni modo di demonizzare la destra quando vince, dipingendo la realtà per quello che non è.
4. Si è sperticato anche per difendere i giochi di palazzo che da dieci anni circa tengono al governo il PD senza che questo abbia mai vinto le elezioni. Considera” inquietante” che io lo denunci, perché “la nostra costituzione prevede che un governo stia in piedi finché c’è un Parlamento che lo sostiene”. La nostra costituzione, direttore, dice anche all’art. 1 che “la sovranità appartiene al popolo”. Come si garantisce che il popolo sia sovrano? Con il rispetto della parola data in campagna elettorale. Se prendo il 32% dei voti dicendo ai cittadini che intendo combattere il PD e poi ci vado al Governo, non sto tradendo la volontà popolare? C’erano altre strade? Si, la Costituzione prevede l’istituto dello scioglimento anticipato delle camere proprio per offrire al Presidente della Repubblica uno strumento da utilizzare quando dovesse rilevare una eccessiva distanza tra la volontà popolare e l’agire del palazzo. Voglio cambiare queste regole? Sì. Non ho mai fatto mistero di essere a favore della Repubblica Presidenziale, e ci sono fior fiore di proposte di FDi in questo senso che giacciono in Parlamento.
5. Lei si indigna, direttore, perché ho contestato la politica di Obama di sostegno alle primavere arabe, e mi chiede “quindi lei si dissocia dai movimenti libertari dei giovani egiziani, tunisini, algerini, siriani, repressi anche nel sangue?”. Temo che qualcosa le sia sfuggito di quanto accaduto in questi anni. Quelle rivolte hanno portato, tra le altre cose, al dilagare degli estremisti dei Fratelli musulmani in tutto il mondo islamico, a una guerra civile in Libia che rischia di consegnare l’area alla Turchia del sultano Erdogan, al rafforzamento del fondamentalismo e del terrorismo islamista in Europa. Dunque, non ho alcuna reticenza nel dissociarmi dalle scelte politiche che hanno portato a questo.
Francamente, direttore, non scrivo queste parole per farle cambiare idea, e non replicherò oltre. Scrivo per chi legge, perché non c’è nulla del mio percorso politico di cui mi debba vergognare, e sono stufa di essere dipinta come un mostro solo per il fatto che ho scelto di non avere padroni e di continuare a difendere le idee della destra e dei conservatori. Chiedo a tutti di giudicare me e Fratelli d’Italia nel merito delle nostre azioni, e non per come la sinistra prova a rappresentarci nel tentativo di rendersi più presentabile.
È quanto scrive in una lettera a La Stampa il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, replicando al direttore Massimo Giannini.