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“La notizia della telefonata intercorsa tra il padre di Simonetta Bersani ed un non meglio identificato interlocutore nella quale si fa riferimento a contatti e rassicurazioni avute dalla figlia da parte di non meglio precisati “capi” tre giorni prima della testimonianza resa dalla stessa con cui accusava i fratelli Santagata dell’omicidio dei carabinieri Stefanini, Moneta e Mitilini, costituisce un fatto di estrema gravità su cui è necessario fare chiarezza. Per quale motivo questa telefonata non è mai stata acquisita agli atti del procedimento contro i fratelli Savi ed i loro complici? Chi erano i “capi” che rassicurarono la Bersani tre giorni prima dell’interrogatorio che portò all’arresto dei Santagata poi successivamente scagionati? Perché qualcuno sentì l’esigenza di rassicurare la Bersani?
Sono interrogativi a cui va data una risposta sia che si tratti di mere millanterie, sia che si tratti di un tentativo di depistaggio di indagini compiuto da soggetti che vanno doverosamente identificati, sia che si tratti di attività svolta da chi, magari sotto pressione per l’improficua attività investigativa condotta, cercava dei colpevoli anche indirizzando artatamente dei testi. E’ necessario fare luce su questa telefonata. Lo dobbiamo alla verità, alla giustizia ed a tutte le vittime della Uno Bianca anche perché non va dimenticato come l’arresto dei Santagata abbia per lungo tempo indirizzato le indagini su un binario morto consentendo così che i Savi ed i loro complici proseguissero nella propria attività delittuosa”.

Lo dichiara, in una nota, Galeazzo Bignami deputato di Fratelli d’Italia.

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