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In data odierna, in modalità streaming, si è riunito il Dipartimento Nazionale Trasporti di Fratelli d’Italia. L’ordine del giorno si è focalizzato sull’attuale collasso del sistema dei trasporti in Italia: TPL automobilistico e ferroviario, trasporto aereo, trasporto stradale privato e commerciale sono in balia degli eventi che caratterizzano il territorio italiano e non seguono il concetto base della pianificazione strategica nazionale.

Al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti manca la visione strategica dei servizi integrati, essi siano collettivi o individuali, privati o commerciali. Il MIT ha sempre ragionato, e si continua a farlo, attraverso azioni e misure sconnesse tra di loro, utilizzando i cosiddetti “compartimenti stagni”, ognuno pensando al proprio orticello (Alitalia e gruppo FS docet).

Ma non si può disegnare il sistema dei trasporti italiano coltivando il proprio orticello. Occorre porre le basi per un disegno strategico complessivo, di rete, accessibile a tutti gli utenti ed in tutte le aree del territorio nazionale. Per questo motivo rivendichiamo ad alta voce la necessità di realizzare un “Piano Nazionale della Mobilità” significativamente differente dal più volte decantato “Piano Generale dei Trasporti e della Logistica (PGTL)”, un documento corposo e vuoto di contenuti. All’Italia serve un documento di indirizzo con regole certe e chiare attraverso il quale le Regioni e le città metropolitane pianificano e programmano i propri sistemi di trasporto, il cui indirizzo nazionale è demandato al MIT.

Fratelli d’Italia ha le idee chiare su questi aspetti, su quanto occorra ai cittadini italiani e su come riorganizzare il sistema dei trasporti nazionale. L’Italia, per essere competitiva in tutte le sue componenti economiche (perché noi siamo abituati a parlare di industria, indotto, economia) deve essere accessibile, intermodale, veloce, smart e sostenibile.

L’accessibilità deve essere garantita in primis a tutti quei territori, oggi, che scontano un’arretratezza istituzionale, a partire dalle aree interne e dalle aree cosiddette a domanda debole, dove spostarsi per un cittadino significa compiere “il viaggio della speranza”. L’accessibilità deve essere garantita da un sistema dei trasporti (automobilistico e ferroviario) efficace, efficiente e soprattutto rispondente alle esigenze dei cittadini che devono raggiungere i poli urbani e metropolitani, le aree montane, i borghi antichi, i nodi socio-sanitari, i servizi pubblici e le iniziative commerciali, gli hub trasportistici e gli aeroporti. Il Piano Nazionale della Mobilità, per la prima volta nella storia, dovrà prevedere gli interventi destinati ai cittadini diversamente abili, indirizzi programmatori a cui dovranno strettamente attenersi amministrazioni regionali e città metropolitane.

L’intermodalità, oggi concettualmente completamente abbandonata a se stessa, è la chiave di volta del Piano Nazionale della mobilità. Un programma di rinascita, perché è questo che si tratta, deve prevedere la valorizzazione di tutte le modalità di trasporto (ferroviario, automobilistico, marittimo) per lo spostamento dei passeggeri e delle merci. Le merci, appunto. Noi di FdI ci permettiamo, ad esempio, valorizzare il sistema dell’agrifood e dei mercati ortofrutticoli italiani, in virtù della presenza distribuita di hub naturali, come Fondi (LT) e Milano, fulcro del sistema nazionale. Ma questo è solo un esempio. E l’intermodalità contempla il trasporto aereo, per troppo tempo relegato a “comparsa” nel panorama del sistema dei trasporti nazionale, cosi come vi è una totale assenza della valorizzazione degli asset strategici e di valorizzazioni del “Brand Italy”.

“Italia veloce” non vuole ricordare il Piano della Ministra De Micheli, un grande flop, un buco nell’acqua. La velocità che intendiamo noi per il territorio nazionale si misura con la disponibilità dei servizi lungo tutto lo stivale. È su questo che FdI intende basare il Piano Nazionale della Mobilità, rafforzato da un Piano Direttore del TPL in ambito urbano ed extraurbano, sulla gomma e sul ferro. Per questo motivo riteniamo altresì che per il TPL non si debba più parlare di servizi minimi ma di “Livelli Essenziali di Trasporto”, al pari di quanto considerato nella sanità, costruiti sulla base di specifici indicatori che tengano conto delle esigenze dei cittadini, del territorio ed, aspetto più importante, della spesa pubblica.

La più grande scommessa di Fratelli d’Italia: garantire un sistema di mobilità smart e sostenibile. Connettere i territori nei luoghi più disagiati sviluppando infrastrutture “intelligenti” attraverso un alto livello di tecnologia high-tech ed IoT, incentivando l’utilizzo di applicazioni per integrare le diverse forme di trasporto, che dovranno essere green e sostenibili. Su questo ultimo aspetto riteniamo che le misure del Recovery Plan debbano andare verso questa direzione su tutto il comparto del Trasporto Pubblico Locale.

Da questi presupposti il Dipartimento Nazionale Trasporti di Fratelli d’Italia intende avviare un percorso di rinascita del sistema dei trasporti italiano.

Ma non dobbiamo dimenticare le situazioni critiche che attanagliano oggi l’Italia intera.

Il trasporto ferroviario. Su questo settore occorre evidenziare con forza, prima di tutto, che la politica interrompa una pratica tipica della prima Repubblica, ossia la spartizione delle poltrone nelle aziende strategiche. A riguardo critichiamo fortemente la scelta operata dall’AD del gruppo FS, Battisti, che vede un ricambio ai vertici delle due principali società del gruppo, RFI e Trenitalia. Un’operazione di vero e proprio spoils system, che in questo momento storico per la nazione risulta del tutto fuori contesto. L’Italia Veloce di Fratelli d’Italia non si traduce nella velocità di occupare “poltrone” ma si traduce in un percorso chiaro per quelle che sono le grandi opere in fase di realizzazione e quelle bloccate, a cui va accompagnato un deciso investimento sulla infrastruttura, separando ove possibile la rete ad Alta Velocità da quella dedicata agli altri settori. Dal potenziamento della rete passa l’efficienza di tutto il trasporto su ferro ed a beneficiarne sarebbero innanzitutto i milioni di cittadini che quotidianamente utilizzano i servizi ferroviari. 

Il trasporto aereo. ENAV oggi è l’unico provider europeo ad essere quotato in borsa. A nostro avviso si rende necessaria una previsione di uscita dalla borsa ed una tutela normativa rispetto a futuri scenari che si stanno evolvendo in Europa, rispetto ai vari competitor. Aspetto ancora più rilevante per il settore ricopre la new company ITA (ex Alitalia) per la quale si rende necessario un rilancio sui settori di lungo raggio, cargo e manutenzione. Riteniamo che le colpe di una “mala gestione” sono da ricercare nell’incapacità gestionale della “classe dirigente” che ha causato un costante declino della compagnia di bandiera, una volta considerata la 5ª compagnia al mondo. E non basta “rimodellare” la compagnia ad una soglia dimensionale di 52 aeromobili, di per sé umiliante per la storia di Alitalia: la newco si deve dotare di un piano industriale lungimirante e strutturato, capace di proiettare la compagnia in un futuro di media-lunga proiezione, ma purtroppo non è così e per diverse ragioni. Si parla di “Zero based strategy” ma non si capisce in discontinuità da quale gestione (se commissariale oppure da altro); Alitalia non è da ripensare da zero, ma da correggere nel suo work design e nella ottimizzazione dei livelli di efficienza dei processi. Rimodellare la soglia dimensionale di una compagnia aerea è un percorso lungo e molto complesso che difficilmente potrà essere messo in pratica in tempi medio-lunghi. Sembra inoltre segnato il destino di Manutenzione ed Handling in quanto si parla di inserimento nel perimetro aziendale nel primo periodo lasciando ampio spazio all’ immaginazione sul futuro di tali importanti e redditizi asset. Andrebbe inoltre fatta una opera di ripensamento sulla liberalizzazione del mercato del traffico aereo in quanto le compagnie aeree sono diventate l’anello debole della value chain; infatti, se la deregulation da un lato ha aperto il trasporto aereo al libero mercato, costringendo organizzazioni complesse come quelle delle aerolinee a non poter più contare su tariffe e rotte contingentate, dall’altro non è stata in grado di liberalizzare il mercato a monte e a valle del trasporto aereo. Oggi, tutti i players ad esclusione delle compagnie aeree agiscono in un sistema oligopolistico se non addirittura in alcuni casi monopolistico.

Il Trasporto Pubblico Locale. Gioia e dolori dell’asset nazionale. Fratelli d’Italia ha una visione ben precisa sul Trasporto Pubblico Locale, concepito a condizioni accessibili a tutti, integrativo alla mobilità privata utilizzata per recarsi sul luogo di lavoro o per raggiungere l’istituzione scolastica o universitaria, con forme anche diverse dalle soluzioni tradizionali.

Non abbiamo più intenzione di parlare di servizi minimi, oggi (parliamo in epoca pre Covid) caratterizzati da collegamenti con bus tradizionali che viaggiano mediamente con un fattore di carico che non supera complessivamente il 50%, autobus che circolano vuoti in determinate ore della giornata. Riteniamo opportuno che non si debba più parlare di servizi minimi ma di “Livelli Essenziali di Trasporto”, al pari di quanto considerato nella sanità. I Livelli Essenziali di Trasporto dovranno essere pensati secondo criteri ed indicatori innovativi e rispondenti alle esigenze dei cittadini prima e degli utenti dopo. Se la Commissione Europea individua i servizi minimi come quegli “obblighi di servizio pubblico intesi a garantire frequenza, qualità, regolarità per il trasporto sicuro a costi ragionevoli di elevata qualità”, nello stesso modo occorre introdurre il concetto di Livello Essenziale di Trasporto, ovvero “prestazioni e servizi che l’amministrazione pubblica è tenuta a fornire a tutti i cittadini” in ragione del rispetto di quel diritto alla mobilità richiamato più volte nella nostra Costituzione.

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