di Paola Di Caro
«Se i media mainstream, il governo, il Pd ci tengono tanto a raccontare la storia di un Berlusconi vincente e di Salvini e Meloni all’angolo, facciano pure. Peccato che la realtà sia un’altra».
Quale, onorevole Giorgia Meloni? «Il centrodestra ha votato insieme sì ai primi due scostamenti di Bilancio per 80 miliardi. Poi, avendo il governo dilapidato queste enormi risorse senza mai chiederci nulla e senza considerare affatto le nostre proposte, alla terza richiesta ci siamo astenuti. Non ci siamo arresi e abbiamo continuato a dare il nostro contributo. Ma al governo — per coprire una debolezza drammatica — serviva dividerci. Serviva, soprattutto al Pd, trattare solo con una parte del centrodestra. Forza Italia, anche per dare un avvertimento ai Cinque Stelle».
Però Fi ha trattato, e poi cantato vittoria. «No guardi, hanno fatto esattamente quello che abbiamo fatto noi di Fdl: elaborato e presentato al governo proposte. Alla fine noi tre leader abbiamo messo tutto per iscritto pretendendo risposte chiare. Quando sono arrivate, con il recepimento di una serie di richieste, tra le quali almeno due questioni che da tempo poneva Fdl (i ristori dati non solo in base ai codici Ateco e gli interventi sui costi fissi delle aziende e non solo una tantum), tutti insieme abbiamo votato sì. Volevano spaccarci, non ci sono riusciti. Questa è la verità».
Berlusconi stesso ha evidenziato il suo ruolo di «leader responsabile», pur ringraziandovi. «Nella pratica non ha fatto nulla di diverso da noi. Tanto che abbiamo sempre votato insieme. Solo che la maggioranza l’ha trattato diversamente, sperando di accarezzare il suo ego. L’obiettivo è stato sempre e solo dividerci per indebolirci. Dal governo ci hanno provocato fino all’ultimo per far sì che non votassimo e lo facesse solo FI, sperando di poter cambiare lo scenario politico. Ma noi siamo riusciti a tenere FI dalla nostra parte e a essere fermi sulla nostra richiesta: o accolgono le proposte che tutti facciamo e tutti votiamo si, o non lo fanno e non voteremo. E questo è successo».
Ma è vero che in FI hanno spinto per votare da soli: Gianni Letta, Brunetta, Gelmini si battono perché il partito mantenga una posizione autonoma. «Non mi infilo nelle dinamiche interne di un altro partito, credo nella buona fede di Berlusconi quando dire che il centrodestra non è in discussione. E sono contenta che alla fine abbia isolato chi in FI, magari per perseguire obiettivi di carattere personale, stava per fare il passo più lungo della gamba rischiando di far saltare l’unità della coalizione».
Pericolo scampato o no? «La maggioranza fa ancora ponti d’oro a un pezzo di opposizione, ma i pifferai magici finora hanno fallito. Continuo a credere che se Berlusconi avesse voluto passare a sinistra lo avrebbe già fatto».
Ma se sul Mes Fi vota sì e voi no, che succede? «Questo è l’unico tema sul quale siamo divisi e un voto differente fra noi lo metto in conto. Certo, parlerò con Berlusconi e gli chiederò perché uno come lui, che è stato fatto fuori dalle consorterie europee perché rifiutava di sottomettersi ai diktat, si dica oggi favorevole a uno strumento che serve solo a stringere il cappio intorno al collo all’Italia. È un atto di sottomissione che ci chiede la Commissione. Chiederò conto a Berlusconi di questo, ma una divisione su quel voto non peserebbe certo come una, eventuale, sulla manovra. Si possono avere alcune visioni diverse in una coalizione».
Perché non siano laceranti, dice Matteo Salvini, servirebbe una federazione del centrodestra. Che risponde? «Sono stata la prima a dire che serviva maggior coordinamento fra noi. Ma se si parla di gruppo unico, serve un partito unico. O non ha senso. Mi pare complicato passare dall’ognun per sé a un partito unico in un batter d’occhio. Io sono per una confederazione, che preveda partiti distinti con le loro identità ma un patto di consultazione permanente per coordinare il più possibile le scelte. In questo caso, ci sto».
Non volete fondere i gruppi parlamentari perchè temete l’egemonia di Salvini? La Lega in Parlamento ha numeri molto maggiori di voi, anche FI li ha al Senato. «Non ci vedo questa malizia, però certo oggi i gruppi parlamentari non rispettano nei numeri i reali pesi dei partiti della coalizione. E in un dibattito su cosa fare anche questo conta».
Al tavolo delle amministrative prevarranno gli ultimi dissidi o l’unità del centrodestra, magari con Bertolaso candidato a Roma? «A oggi quello che conta non sono i botta e risposta, ma vincere. Nelle città, tutte importanti, serve gente che sappia sia vincere che governare. Bertolaso è una delle figure possibili, ma ne stanno emergendo altre che sono molto convincenti…».