Presidente Conte, cercherò in questi pochi minuti di offrirle il punto di vista di Fratelli d’Italia su come, a nostro avviso, andrebbe portata avanti la trattativa al Consiglio europeo e mi auguro sinceramente che lei voglia ascoltare senza pregiudizi. Quello che lei si trova a maneggiare per un capriccio della storia è il destino dell’Italia e per quota parte il destino dell’Europa, e questo richiede una grande responsabilità.
Se prova a guardarsi indietro, scoprirà che molto spesso abbiamo provato, in questa fase, a darle buoni consigli: sostenevamo che l’Europa dovesse stanziare per l’emergenza COVID almeno 1000 miliardi di euro, quando molti in quest’Aula la ringraziavano per aver concesso miseri 200 milioni; invocavamo un intervento della Banca centrale europea perché la Banca centrale europea comprasse illimitatamente titoli di Stato come stavano facendo le banche centrali di tutto il mondo, quando molti in quest’Aula si sbracciavano per difendere Christine Lagarde, derubricando a gaffe quella uscita tragica con la quale aveva fatto traballare la Borsa italiana. Avevamo ragione. Abbiamo avuto ragione diverse volte, perché abbiamo il pregio di raccontare le cose per quello che sono, non per quello che vorremmo fossero.
Devo dirle che io non sono d’accordo con la sua lettura di questa mattina. Penso che, se noi volessimo dire la verità a noi stessi e agli italiani, allora dovremmo riconoscere che gli aiuti europei sono in alto mare, perché questo dicono i fatti: che i fondi della BEI non sono partiti, che il programma SURE non è partito, che il Recovery Fund è stato fortemente ridimensionato nelle cifre, che le risorse non cominceranno ad arrivare prima del 2021 inoltrato e, soprattutto, che noi per spendere quelle risorse alla fine dovremo ancora una volta chiedere il permesso alla Germania. Nella proposta che le verrà sottoposta venerdì, si dice che i Governi europei dovranno dare il via libera alle riforme italiane a maggioranza qualificata; e poiché i Paesi frugali sono troppo piccoli per avere una maggioranza, qualcuno in quest’Aula riesce a immaginare quale sarà il grande Paese con il quale alla fine si alleeranno? E allora, voglio dire, chapeau, frau Merkel! La Germania ha nelle ultime settimane svestito i panni del poliziotto cattivo, ha fatto fare il lavoro sporco ai Paesi frugali e adesso si riprende in mano il boccino del controllo del nostro destino, come fa dal 2011 ad oggi. E io non posso dire niente a frau Merkel: complimenti a frau Merkel.
La domanda è: voi l’avete capito? Cioè, è chiaro questo fatto, questo elemento? E soprattutto, voi intendete approvare questa follia, che è la madre di tutte le condizionalità, oppure no, e abbiamo una volta tanto un sussulto di dignità? Perché altrimenti, Presidente Conte, mi dispiace ma rischiamo che il Recovery Fund non sia molto di diverso dal MES. Sul MES io non ho cambiato idea, probabilmente lo farà lei, vedremo se oggi lo farà il MoVimento 5 Stelle. Il collega Magi ha presentato una risoluzione molto chiara – ha il pregio della chiarezza – che chiede chiaramente che l’Italia acceda al Fondo salva Stati. Fratelli d’Italia annuncia il proprio voto contrario alla risoluzione del collega Magi e vedremo cosa farà la maggioranza e cosa farà il MoVimento 5 Stelle. Il collega Colaninno diceva “senza pregiudizi” e “senza pregiudizi”. Allora, vi siete chiesti perché i Paesi frugali considerano l’accesso italiano al MES una conditio sine qua non per qualunque altra trattativa?
Se questo MES è così vantaggioso per noi, di grazia, perché è diventato un ricatto? È diventato un ricatto, banalmente, perché il Fondo salva Stati è un atto di sottomissione, perché le condizionalità ci sono eccome, perché le lettere di Gentiloni non modificano i trattati e non modificano i regolamenti. E noi dovremmo consegnare le chiavi di casa nostra per risparmiare massimo, forse, 500 milioni di euro l’anno di interessi sul debito su una spesa complessiva di 900 miliardi di euro l’anno? Ma state scherzando? Volete risparmiare 500 milioni? Togliete il bonus monopattino e il bonus di 500 euro ai diciottenni. Avete già risparmiato 500 milioni. Il gioco non vale la candela.
Il punto è questo, Presidente Conte: la questione del MES non è una questione economica, non c’è nessuna ragione economica per accedere al MES, la ragione è politica. Il MES serve ai nostri interlocutori perché attiva un processo di controllo dei nostri conti pubblici e avvalora questa bizzarra tesi in forza della quale l’Italia avrebbe bisogno degli aiuti degli altri Stati europei. Il MES è uno degli elementi con cui si decide l’assetto futuro degli equilibri europei. Penso che la questione sia proprio questa: il gioco dei nostri interlocutori è dipingerci come degli irresponsabili fannulloni, governati da degli incapaci. Questo non è vero, almeno per gli irresponsabili fannulloni. Per il Governo di incapaci, delle volte diventa un po’ difficile difendersi.
Su questa vicenda degli Stati generali, se posso permettermi, Presidente Conte, ma come le è venuto in mente? Lei ha convocato i vertici delle istituzioni europee e delle istituzioni finanziarie per dire chiaramente a tutti che non aveva uno straccio di idea su come far ripartire l’Italia, ovvero non aveva uno straccio di idea su come spendere le risorse che sta chiedendo a questi mondi: però non vi preoccupate che adesso chiediamo qualche buona idea a Fuksas e a Elisa. Ma dico, ma si rende conto del danno? In effetti, buone idee non è che ce ne fossero.
Se aveste avuto buone idee probabilmente non sarebbero stati dilapidati 80 miliardi di euro in marchette, bonus, consulenze e assunzioni facili. Questo modo irresponsabile di spendere i soldi non aiuta nella trattativa europea. Qui spezzo una lancia io in favore dei Paesi del nord perché non c’è bisogno di essere tedesco per pensare non ti meriti niente se, mentre il 40 per cento delle tue aziende chiude, tu stai comprando i monopattini. Non serve essere tedeschi, ci arrivo anche io che sono italianissima.
Questo è il punto e dobbiamo capire una cosa fondamentale: la realtà dell’Italia, la realtà dell’Europa è distante anni luce da quella vignetta olandese che ritrae gli italiani a prendere il sole mentre nei Paesi del nord lavorano. La realtà dell’Italia e dell’Europa è l’esatto contrario. La realtà dell’Italia e dell’Europa è che noi, ogni anno, produciamo una ricchezza che viene aggredita, depredata, aggirata e rubata dall’Unione europea.
Questi sono i fatti e se noi non capiamo questo, non possiamo vincere nessuna trattativa. Ci sono i paradisi fiscali, come l’Olanda e il Lussemburgo, che drenano miliardi di tasse ogni anno su una ricchezza che viene prodotta qui. E poi il dumping salariale dei Paesi dell’est, che produce concorrenza sleale e delocalizzazione a danno dei nostri lavoratori; gli accordi commerciali che sistematicamente penalizzano l’Italia per colpire produzioni di eccellenza che gli altri, altrimenti, non sarebbero in grado di eguagliare. C’è la vigilanza bancaria, così attenta sulle banche italiane esposte ai crediti deteriorati, ma – guarda un po’ – molto distratta sulle banche tedesche cariche di titoli tossici e di derivati; e le iniziative predatorie della Francia contro le nostre aziende, i nostri marchi e le nostre infrastrutture strategiche, ovvero quello che per generazioni gli italiani hanno costruito con genio e sacrificio. E su tutto una moneta unica che favorisce la Germania e penalizza l’Italia. E non sono io a dirlo, ma gli studi dei tedeschi.
Presidente Conte, noi non abbiamo nulla di cui scusarci e non abbiamo nulla di cui dire: “grazie”. Noi dobbiamo uscire dall’angolo di questo racconto, dobbiamo uscire dall’angolo e dobbiamo essere consapevoli del fatto che i nostri interlocutori puntano a metterci sulla difensiva. Tutti sanno che quando l’Italia dovesse alzare la testa la ricreazione sarebbe finita, perché senza Italia non c’è Europa, non c’è euro e non ci sono i privilegi che queste Nazioni hanno costruito sulla nostra pelle.
Presidente Conte, esca dall’angolo, giochi in attacco, chieda conto dei temi che ho posto e dei tanti altri che si potrebbero porre, chieda un riassetto complessivo. Provi a immaginare l’Europa non come il luogo nel quale cinicamente farsi dare quella investitura che gli italiani non le hanno dato mai, ma come il luogo nel quale lei può finalmente essere all’altezza del grande popolo che rappresenta. Questo ci piacerebbe che facesse al Consiglio europeo.
Presidente Conte, forse non è lei che lo può fare, perché le grandi imprese sono figlie di grandi visioni, non di maggioranze raccogliticce tenute insieme da sentimenti mediocri come l’attaccamento all’auto blu. I grandi statisti si forgiano nel consenso popolare, non nei giochi di palazzo con i quali chi l’ha messa lì già punta a sostituirla. Confido però nel fatto che cambierà presto anche questo e che arriverà presto il giorno in cui gli italiani potranno finalmente eleggere un Governo degno di questo nome. Se saremo noi quel Governo, ebbene, allora costruiremo un’Italia forte in un’Europa giusta, contro quei nani politici, così presi a contare gli spiccioli, da non rendersi conto che stanno devastando il sogno europeo.