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di Marika Damaggio 

Cita Charlotte Whitton, femminista canadese e sindaca di Ottawa dal 1951 al 1956 e di nuovo dal 1960 al 1964. «Le donne devono fare qualunque cosa due volte meglio degli uomini per essere giudicate brave la metà», dice Giorgia Meloni. Leader e fondatrice di Fratelli d’Italia, infaticabile volto dell’opposizione al governo Conte, la deputata oggi si appella alla coesione del centrodestra. Anche a Trento. «Per vincere — dice pensando al capoluogo — dobbiamo aggregare più forze politiche e liste civiche possibili». 

Onorevole, partiamo dai numeri: Fratelli d’Italia è la forza politica che in questi mesi è cresciuta maggiormente. Perché? Quali sono le risposte che avete dato? «Oggi stiamo raccogliendo i frutti di otto anni di lavoro. Gli italiani stanno premiando la nostra coerenza, la concretezza delle nostre proposte e stanno riconoscendo il fatto che Fratelli d’Italia non ha mai cambiato idea e ha sempre tenuto fede al patto con gli elettori. Quello che diciamo in campagna elettorale corri sponde esattamente a quello che facciamo dopo le elezioni. I cittadini stanno capendo che con noi non c’è trucco e non c’è inganno: sai esattamente cos’è, cosa trovi e cosa farà in Parlamento. In un tempo nel quale le forze politiche e i politici sono come foglie al vento, noi siamo come alberi con le radici ben piantate a terra. Abbiamo una visione chiara e le nostre proposte sono frutto di un grande lavoro, spesso invisibile, di ascolto e confronto con le categorie e gli amministratori locali. E in Parlamento i risultati si vedono: grazie alla capacità dei nostri deputati e senatori siamo stati determinanti su molti provvedimenti, riuscendo a tenere in scacco la maggioranza. Le cronache parlamentari lo testimoniano e siamo fieri di questo». 

Per la prima volta dopo mesi di lockdown siete tornati in piazza con Matteo Salvini e Antonio Tajani. Con gli alleati ha sempre mantenuto un rapporto alla pari, al di là delle percentuali. Anche, quando necessario, dissentendo. Come nell’avventura poi naufragata del governo Conte I. Oggi che Fratelli d’Italia ha una voce ancora più robusta qual è il rapporto che costruirete con gli storici alleati? «Siamo una coalizione forte e coesa, condividiamo valori e programmi, e grazie a questo riusciamo a governare bene migliaia di Comuni e la maggioranza delle Regioni italiane. Certo, ci sono differenze tra di noi ma è naturale che sia così, altrimenti saremmo un partito unico. D’altronde, anche il collocamento di Fratelli d’Italia è molto chiaro, anche in Europa; facciamo parte della famiglia dei conservatori europei, ne deteniamo la copresidenza nel Parlamento europeo, abbiamo alleanze internazionali definite. La coalizione è compatta e lo dimostra anche il no agli Stati generali: un’inaccettabile messinscena, aperta peraltro dai rappresentanti di Commissione europea, Bce e Fondo Monetario, cioè la cara vecchia Troika. Sono sempre più fiera di non aver accettato di partecipare a questa assurda messinscena, utile solo all’ego di Conte mentre ci sono milioni di italiani che non sanno come arrivare a fine mese». 

Sulla data delle elezioni amministrative ancora non c’è certezza. In Veneto Zaia spinge per tempi stretti propose l’estate – in Trentino Alto Adige il calendario è deciso dalla Regione ma il tema e il medesimo: quando si dovrebbe tornare alle urne, considerate anche le indicazioni dei virologi che ipotizzano nuove ondate di Covid in autunno? «Per noi si poteva votare anche a luglio, sarebbe bastato saperlo in tempo. Ma ora che non è più possibile farlo, abbiamo chiesto in Parlamento di non votare prima del 27 settembre, per evitare ad esempio di mettere definitivamente in ginocchio il turismo con la campagna elettorale. Ma al Pd e ai Cinquestelle non è interessato nulla, perché loro si preoccupano solo dei giochi di palazzo». 

In Alto Adige tornano venti secessionisti con azioni provocatorie degli Schützen. Il governo ha mostrato scarsa attenzione verso territori sensibili come l’Alto Adige, incrudelendo tensioni mai sopite, o si tratta di provocazioni fini a sé stesse? «È stato vergognoso che alcune forze politiche secessioniste abbiano approfittato dell’emergenza coronavirus per riaccendere rivendicazioni indipendentiste e lanciare messaggi anti-italiani, ricorrendo a iniziative come i fuochi sulle montagne dell’Alto Adige che risvegliano fantasmi del passato e riaprono pagine buie della storia. Allo stesso modo non ci sono piaciute alcune dichiarazioni del governo austriaco, che ha tentato di portare avanti la sua politica da “Stato protettore” dell’Alto Adige quando ha annunciato la riapertura dei confini in modo selettivo, ovviamente con la complicità del governo provinciale di Bolzano. L’Italia è una e indivisibile e noi continueremo a sostenerlo, chiedendo al Governo di difendere l’interesse nazionale italiano». 

In Trentino, durante il lockdown, la coalizione di centrodestra ha perso qualche pezzo; la lista civica Agire, fondatrice dell’alleanza, ma anche Progetto Trentino, che correrà solo con la sua candidata, e Democrazia cristiana. Alcuni alleati hanno chiesto di rimettere in discussione il candidato sindaco Alessandro Baracetti che ha reagito cacciando Agire. Una scelta che ha preoccupato il senatore di Fratelli d’Italia Andrea De Bertoldi che ha chiesto alla Lega di ascoltare tutti. «Noi — ha detto — siamo alleati leali, non sudditi». Condivide? Come dovrebbe costruirsi il confronto fra forze alleate? «Non entro nella scelta del nome perché non ho avuto ancora la fortuna di conoscere personalmente nessuno dei possibili candidati in campo. Ma sicuramente, per provare a vincere, dovremmo cercare di tenere unito il centrodestra e di aggregare più altre forze politiche e liste civiche possibili compatibili con le nostre idee e i nostri programmi. In queste ore stiamo affrontando insieme a Lega e Forza Italia la scelta dei candidati presidenti di Regione e dei sindaci. Fratelli d’Italia sta facendo tutto il possibile per tenere unito il centrodestra e trovare i candidati più competitivi e aggreganti. Faremo così anche a Trento e negli altri importanti comuni al voto in Trentino».

Lei e l’unica leader donna nel nostro Paese. Malgrado di equità si parli in altri schieramenti, la dirigenza dei partiti in quei casi è spesso esclusivamente maschile. Esistono ancora resistenze nel favorire l’ascesa, politica ma anche professionale, delle donne? E dove si annidano? «Purtroppo, sono spesso le donne stesse a cadere in alcuni tabù. A volte non credono di potercela fare a competere con gli uomini e finiscono per competere tra loro stesse, convinte che ci sia un livello più basso nel quale relegare le proprie competenze. Non è così, e questo tabù io non l’ho mai avuto. Mi sono sempre confrontata con i miei colleghi uomini senza problemi. Certo, le resistenze ci sono ed è vero quello che diceva l’allora sindaco di Ottawa Charlotte Whitton: “Le donne devono fare qualunque cosa due volte meglio degli uomini per essere giudicate brave la metà”. Ma io credo in una società dove uomini e donne, con le loro differenze e peculiarità, siano alleati e non nemici». 

C’è però chi indica una contraddizione: lei è l’unico volto femminile di spicco nel panorama politico italiano (e non solo) ma il modello proposto da Fratelli d’Italia è patriarcale. Cosa risponde? «Non so cosa che cosa lei intende per “patriarcale” e sinceramente non capisco a cosa si riferisca. Le sembrerà strano ma la verità è che c’è molto più rispetto per le donne a destra che a sinistra, che spesso utilizza la questione femminile strumentalmente e per fare propaganda. Non è un caso che io sia l’unico segretario di partito donna in Italia. Ricopro questo incarico grazie al mio lavoro e ho la fiducia degli uomini e delle donne di Fratelli d’Italia per le mie capacità, non per il mio sesso. A destra è il merito a fare la differenza».

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