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“La posizione del ministro Bonafede, e con lui quella del premier Conte, rimane critica sulle scarcerazioni dei boss mafiosi. Fosse accaduta una vicenda simile con un Governo di centro destra saremmo stati sepolti da insulti, accuse, illazioni, manifestazioni…Nonostante la mozione di sfiducia del centrodestra al Senato sia stata rinviata, spero ancora che il ministro Bonafede si dimetta vista la gravità oggettiva degli eventi che lo vedono politicamente coinvolto, anzi travolto.  
Gli arresti domiciliari concessi a circa 8000 detenuti, dei quali 375 boss mafiosi, con la risibile motivazione del rischio contagio, non sono stati attenuati con il decreto correttivo deliberato dal Consiglio dei Ministri. Vecchia vicenda sintetizzata nella metafora della stalla e dei buoi.
Oltretutto i decreti ammettono la responsabilità del Governo sulle scarcerazioni, non fosse altro per aver omesso nelle precedenti decisioni le attuali disposizioni.
Ora, finita l’emergenza, i detenuti devono rientrare in carcere, così si potrà testare la tenuta del sistema di vigilanza e verificare che e se tutti siano ricondotti nelle case circondariali.
L’errore è stato a monte: prevedere i domiciliari e non, come sarebbe stato più opportuno, l’isolamento sanitario in carcere per i soggetti più esposti, o l’ospedale militare. Anche perché il rischio contagio di fatto non è mai esistito soprattutto nelle carceri dell’Italia meridionale. Il contagio nel Mezzogiorno è sempre stato molto basso e il contenimento più agile. Le rivolte dei detenuti nelle carceri e l’improvvisa loro cessazione hanno dato l’impressione di uno Stato che cede ai criminali. Il che è incompatibile con la certezza della pena e con il sacrosanto rispetto che si deve alle famiglie delle vittime e a chi lavora nelle carceri, polizia penitenziaria in testa”.

È quanto scrive il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia sulla sua bacheca Facebook. 

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