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“Al netto del fatto che il ministro Gualtieri, al quale rivolgiamo i nostri auguri di buon lavoro, ha svolto una campagna elettorale vergognosa e scorretta infrangendo ogni regola sulla par condicio che ci auguriamo gli venga fatta pagare fino in fondo, occorre ammettere che il misero 17,66% dei votanti – praticamente 32.880 persone su 186.234 chiamate alle urne – sancisce il mantenimento del primato della sinistra nel voto di apparato, che a ben osservare rappresenta una sorta di voto di scambio.

Zingaretti quindi ha poco da esultare perché l’83% degli elettori non è andato a votare, anzi, nessuno ha voluto informarli che c’era questa scadenza per evitare evidentemente che ci fosse un diverso afflusso ai seggi e un diverso esito. Né il Campidoglio né il Ministero degli Interni hanno inteso avvisare i quasi 190mila aventi diritto per comunicargli che oggi si sarebbe votato, cercando spudoratamente un voto elitario e di nicchia.

In questo scenario paradossale e marginale anche il crollo del M5S, finito ben al di sotto al 5%, ha rappresentato un aiutino per Gualtieri, probabilmente concordato vista la convivenza di Pd e M5S nel governo nazionale. Tutti ci aspettavamo infatti un calo dei grillini, ma qui siamo alla loro liquefazione e quindi c’è olezzo di inciucio.

In ogni caso il partito della sindaca Raggi vale oggi, nel centro della Capitale d’Italia, il 4,36%, una cifra che dovrebbe far meditare le tanto agognate dimissioni”.

 

È quanto dichiara in una nota Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera e deputato di Fdi.

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