Il presidente di FdI: «Non capisco perché il Carroccio tratta sul proporzionale»
L’intervista di Paola Di Caro
«È una proposta incomprensibile. Che peraltro Salvini ha fatto a Pd e M5S prima di sottoporla a noi, i suoi alleati. Mi sembra un modo alquanto strano di tenere i rapporti nella propria coalizione». Ma cosa non si capisce, Giorgia Meloni, della richiesta di Matteo Salvini a Conte di un tavolo con tutti i leader di partito per affrontare assieme «cinque emergenze» e poi tornare al voto? «Intanto il merito: si vuole andare al governo insieme, o si vogliono scrivere assieme provvedimenti su alcune materie?».
Nel primo caso, cosa risponderebbe? «Proposta irricevibile, come è ovvio». Giancarlo Giorgetti la butta lì: magari, con Mario Draghi premier, un governo d’emergenza potrebbe avere un senso… «Ma basta con governi nati in laboratorio: se Draghi vuole fare il premier si candidi, e se vince farà il premier. Qualunque altra ipotesi per me non esiste».
Torniamo a Salvini allora: un tavolo per affrontare alcune emergenze sarebbe davvero impossibile? «Vediamo di essere chiari: se la maggioranza propone provvedimenti condivisibili, noi non abbiamo problemi: Fdl ha votato il taglio dei parlamentari, quando tutte le altre opposizioni votavano contro. Ma sulle grandi materie, come si può pensare che ci si trovi tutti d’accordo?».
Salvini cita il caso banche, le infrastrutture, la crescita. «E dovremmo difendere i risparmi con quelli favorevoli al nuovo trattato sul fondo salva-Stati? Sulle infrastrutture, lo ricordo, lo scorso governo andò in crisi per le divisioni tra M5S e Lega sulla Tav. La crescita infine: voglio vedere che intesa può mai esistere con chi sta facendo una manovra che prevede un incremento di tasse di 6 miliardi nel 2020 e di 11,2 nel 2021. Le nostre sono visioni totalmente divergenti. Se si vuole davvero bene all’Italia la soluzione migliore è far scegliere agli italiani un programma coeso per uscire dalla palude. Credo ne sia convinto anche Salvini, che forse lanciando questo sasso nel campo di Agramante voleva solo togliersi l’etichetta di sfasciatutto».
Nemmeno sulle riforme vede possibile un’intesa? «Rinnovo la nostra proposta: si voti una Costituente assieme al prossimo Parlamento, e si vada anche per questo alle urne il più presto possibile. Non possono essere queste Camere, scarsamente rappresentative, a cambiare la Costituzione».
E la legge elettorale? «Quale? Perché non ho capito Giorgetti, quando dice di essere pronto a trattare sul sistema spagnolo. La Lega ha raccolto le firme per abolire la quota proporzionale E poi si tratta sul proporzionale, che perpetua l’ingovernabilità? Se si vota oggi, anche con questa legge che non ci piace, avremmo una maggioranza forte e certa per governare per 5 anni il Paese».
Ma lei crede davvero che si andrà a votare presto? Ci sono tanti movimenti di «responsabili» pronti a puntellare una maggioranza. «Con o senza responsabili, questo governo non ce la farà ad andare avanti. Troppi personalismi, troppi aspiranti leader, troppe spinte contrapposte per la ricerca di consenso da parte di ogni forza politica e nessun collante. Così non si riescono ad affrontare i problemi, c’è un logoramento quotidiano che non potrà che portare alla caduta del governo. Anche per questo, non possiamo essere certo noi a tendere loro la mano».
Se si andasse al voto, è sicura che i nuovi movimenti — come quello delle Sardine — non possano rallentare la corsa del centrodestra? «No, non sono preoccupata. Questo movimentismo può restituire alla sinistra un po’ di orgoglio perduto, ma non di più: è fatto da elettori Pd, con contenuti del Pd e come il Pd scende in piazza solo contro. Di spontaneo ci vedo poco. Detto questo, io rispetto la piazza, la partecipazione popolare. Mi piacerebbe che si avesse lo stesso rispetto per le nostre piazze».