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Panarea negli anni sessanta è un paradiso incontaminato, una piccola isola piena di fiori circondata dal mare turchese.
Giovanni Tesoriero esce di casa prima dell’alba e va a pesca, la sera porta alla moglie Adelina il pesce che ha pescato e
lei lo prepara per il marito e i tre figli. Giuseppe osserva la madre mentre cucina secondo la tradizione dell’isola con le erbe profumate dell’orto di casa. E’curioso, si diverte a mescolare gli ingredienti e la mamma lo lascia giocare.
Panarea è un’isola selvaggia, non c’è il porto, manca persino la corrente elettrica.
Soltanto pochi avventurosi vi sbarcano attirati dalla bellezza del paesaggio, tra questi Jean Paul Belmondo, Mario Francesconi e Roberto Matta. Non ci sono ristoranti e la sera questi audaci viaggiatori vanno a mangiare a casa di Giovanni. Adelina prepara il pesce appena pescato con ingredienti semplici, i commensali restano conquistati dai profumi e dai sapori intensi delle sue pietanze e gli ospiti ogni sera sono sempre più numerosi.
Nel 1964 Giovanni, visto il successo della cucina della moglie, decide di aprire un ristorante e lo costruisce sopra il magazzino in cui ripone gli attrezzi della pesca, davanti al molo.
Il successo è immediato: il pesce freschissimo preparato secondo la tradizione isolana e soprattutto la pasta con i prodotti dell’orto conquistano Giulio Contarini, Toto Koopman, Giancarlo Sbragia che diventano ospiti fissi.
Nel 1974 Adelina viene a mancare improvvisamente e Giuseppe va a studiare nel Collegio delle suore di Sant’Angela Merici a Siena. Successivamente entra all’alberghiero di Pellegrino Artusi e sceglie di studiare da chef per continuare l’attività del ristorante della mamma.
Trascorre ogni estate a Panarea e un giorno mentre è intento a pulire il pesce sul molo sente addosso dei sassolini, alza lo sguardo e vede un ragazzo che ridendo gli lancia la ghiaia che ha in mano.
La scena è buffa e i due diventano subito amici. Il ragazzo si chiama Giovanni e lavora come chef sulle barche.
Nel 1986 aveva lavorato a Washington dove aveva imparato a fare la pasta fresca, poi in tre locali a Berlino. Giovanni gira il mondo, lavora sulle navi che fanno rotta verso i Caraibi. Impara a accontentare i clienti più esigenti ma il suo obiettivo è tornare a Panarea.
Gli manca il profumo dei gelsomini, il silenzio notturno e i colori dell’isola.
Anche Giuseppe vuole tornare dove è nato, ha nostalgia dell’orto di casa, del profumo dei capperi e delle mandorle. Finita la scuola Giuseppe ritorna a Panarea per occuparsi del ristorante di famiglia.
Ristruttura il locale rispettando l’aspetto originale voluto dalla mamma: colorato, semplice, armonico.
Nel menu inserisce piatti tipici della cucina siciliana: le seppie stufate, il pesce essiccato, la pasta con il pesce che rappresenta una novità assoluta.
Sull’isola intanto insieme alla corrente elettrica arrivano i turisti.
Panarea diventa meta della mondanità internazionale e da Adelina vanno a mangiare attori, cantanti, artisti.
Un giorno Giuseppe e Giovanni vanno a pesca insieme e pescano uno scorfano grandissimo.
Giuseppe lo invita a cucinarlo nel suo ristorante, Giovanni accetta e lo prepara con olio, sale e pomodorini.
Il pesce appena pescato, con quel semplice condimento è sublime.
Giuseppe gli propone di lavorare insieme e iniziano a collaborare nel ristorante.
Puntano tutto sulla tradizione eoliana, utilizzando i prodotti dell’orto e ricercano farine siciliane antiche che acquistano all’agriturismo S. Giovannello di Enna.
Inseriscono nel menù la coda di rospo che Giovanni prepara in diversi modi: con olive e capperi ma anche gratinata al forno con pangrattato aromatizzato oppure in brodo di wasabi, ispirandosi alla cucina giapponese.
Il suo piatto preferito sono gli gnocchi di nero di seppia condite con tagliatelle di seppia, olio, aglio, rosmarino e cannella.
Il più antico ristorante di Panarea diventa tappa fissa di artisti come Alessandro Faggionato, Massimo Lopez, Nicolas Vaporidis, Ricky Menphis, Montezemolo, Sting.
D’inverno quando Panarea è quieta e silenziosa, lontana dalle luci della mondanità, Giovanni si dedica alla selezione delle farine, alla cura dell’orto e alla preparazione delle conserve.
Giuseppe va a pesca e al ritorno si ferma a pulire il pesce sul molo.
Ogni tanto Giovanni passa e gli tira i sassolini.
La Sovrana Bellezza siamo noi.

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