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“Il ministro dell’Interno riguardo i rapporti con la Cina ha, giustamente, precisato che le chiavi della nostra Nazione devono rimanere nelle nostre mani. Però, come mai esistono zone della nostra Patria che ormai sono diventate porti franchi, ad esempio a Prato, in cui parlare di Italia è impossibile. Come mai lì ci sono imprese che fanno concorrenza, sleale, alle nostre produzioni? Dove sono impiegati bambini senza alcuna tutela di legge, come documentano numerose inchieste televisive? E come mai nessuno si occupa della sicurezza su quei posti di lavoro? Ecco, prima di tutto dovremmo occuparci di questo, evitando che le nostre aziende siano costrette a chiudere per colpa di una pressione fiscale asfissiante o per gli eccessivi adempimenti burocratici, che di fatto bloccano qualsiasi iniziativa privata. Prima di parlare di via della Seta, dei rapporti tra Italia-Cina, lo Stato vada nelle tante zone grigie, verificando se anche le imprese stranieri, in particolare quelle cinesi, rispettano le stesse regole a cui sono sottoposte le aziende italiane. Soltanto così potremo dire di avere nelle nostre mani le chiavi della Nazione”.

Lo dichiara la senatrice di Fratelli d’Italia, Daniela Santanchè.

 

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