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Tempo fa ho parlato con un illustre cuoco italiano, considerato uno dei simboli della cucina italiana e sono rimasta allibita quando mi ha detto che i suoi piatti che deliziano il palato dei clienti italiani lasciano delusi e insoddisfatti  alcuni clienti stranieri.
 Altri cuochi italiani famosi mi hanno confermato che spesso  per la clientela straniera la nostra pasta è cruda, i condimenti troppo semplici, gli accostamenti degli ingredienti incomprensibili.
Il palato va educato, non si può comprendere un piatto della cucina italiana,  che è la più famosa del mondo,  senza l’abitudine al gusto, senza le categorie per distinguere un olio d’oliva di prima qualità da un olio scadente, la pasta di grano duro dalla pasta di grano tenero.
Per chi non è abituato il nostro olio d’oliva è troppo forte, il sugo di pomodoro senza altre aggiunte troppo aspro, la pasta al dente immangiabile.
 A Palazzo Fendi mi hanno raccontato di una cliente cinese che ha insistito pervicacemente nell’acquistare un abito inadatto alla sua figura soltanto perché lo aveva visto in pubblicità nel suo Paese.
Ha acquistato così un simbolo senza capire il vero valore dell’abito ne’ apprezzarne la fattura.
L’eleganza è anch’essa risultato di educazione, occorre conoscere tagli, forme, proporzioni.
Noi italiani ereditiamo alla nascita un grande patrimonio di conoscenze, possediamo le categorie che ci consentono di distinguere la qualità di un prodotto, di abbinare il vino giusto al cibo che mangiamo, di scegliere l’abito adatto all’occasione in cui lo indosseremo.
La nostra storia millenaria, intrisa di una cultura antichissima,  ci ha reso competenti, sensibili all’armonia, capaci di cogliere sottili differenze.
Chi viene in Italia e vuole apprezzare la nostra eccellenza deve sapere tutto questo, imparare i canoni del gusto e dello stile che ci distinguono, in sostanza deve studiare chi siamo e come siamo diventati unici al mondo.
La Sovrana Bellezza siamo noi.
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