“Nell’anniversario del sequestro di Aldo Moro e dell’uccisione della sua scorta, accanto ai pontificali dei ‘cattivi maestri’ assistiamo al consueto esercizio di retorica politica, talvolta ipocrita, condito in alcuni casi di mistificazione storica”. Lo dichiara Federico Mollicone di Fratelli d’Italia, già consulente delle Commissioni Stragi e Mitrokhin. “Quando importanti pezzi di verità sono venuti alla luce grazie alla trasmissione di archivi dell’Est in Commissione Mitrokhin- prosegue Mollicone – essi sono stati infatti ignorati e spesso negati e dileggiati mentre, al contrario, come confermano diverse fonti tra cui lo stesso terrorista Carlos, ci furono rapporti organici tra i brigatisti e i servizi dell’Est e palestinesi. Ci sarebbe stata addirittura, come rivelato all’epoca anche da Fulvio Martini, una operazione in extremis, tra l’8 e il 9 maggio, per lo scambio di terroristi della Raf e brigatisti italiani addirittura fin nello Yemen dove Carlos “lo Sciacallo” aveva la sua base operativa di “service” del terrorismo internazionale per conto terzi soprattutto dell’Est.
Dalle rivelazioni del dossier Impedian, inoltre, alle ‘relazioni pericolose’ accertate in anni di approfondimenti controcorrente che hanno visto protagonista fra gli altri il compianto Enzo Fragalà e il suo lavoro nelle commissioni Stragi e Mitrokhin, tutte le strade portano ad una regia internazionale che va letta nell’ottica dello scontro Est -Ovest. Ma evidentemente questa verità è intollerabile per chi, per ragioni politiche attualissime, si ostina a negare il fatto che l’Italia sia stata uno dei teatri principali della Guerra fredda. Una nazione esposta profonda penetrazione del Kgb e degli altri servizi dell’Est, con cui i brigatisti avevano accertati contatti diretti e in cui interi settori del Psi e associazioni vicine al Pci erano infiltrate dai servizi sovietici, come emerso in Commissione Mitrokhin.
Non può esistere, del resto, memoria senza verità storica, e per questo è arrivato il momento di istituire un Museo per le vittime del terrorismo nel quale raccontare la guerra civile interna tra destra e sinistra, ma anche il terrorismo rosso con i suoi collegamenti internazionali e la Guerra fredda italiana. Immaginiamo una “Sala Aldo Moro” nella quale avrebbe certo un posto centrale la Renault 4 rossa in cui fu ritrovato il corpo del Presidente Dc, ma anche le storie degli agenti di scorta e di tutti i rappresentanti delle forze dell’ordine uccisi nell’adempimento del proprio dovere.
Il museo – conclude – dovrà raccontare la storia del terrorismo, tutta intera e senza rimozioni, affinché non tornino la violenza politica e la guerra civile, e le nuove generazioni possano coltivare la consapevolezza di ciò che è stato senza la lente deformante dell’ideologia”.
Lo dichiara Federico Mollicone di Fratelli d’Italia