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Intervista di Stefania Piras

Berlusconi è il regista o il numero due, onorevole Meloni? «Noi siamo contenti che Berlusconi metta a disposizione la sua esperienza che è importante per ciò che può insegnare».

Però rivendica la Golden share? «Ma no, il suo impegno è giusto e utile. L’ho sentito e mi è sembrato sereno».

AI Colle andrete con una delegazione unica, una compattezza non pervenuta in campagna elettorale. «Sì, io lo avevo detto che le differenze esasperate dalla legge elettorale si sarebbero appianate dopo».

Lei aveva previsto che Salvini sarebbe arrivato primo. C’è un fuorionda a provarlo… «Bastava girare i mercati rionali per vedere che gli elettori volevano discontinuità con chiunque avesse sostenuto gli ultimi governi, Nazareno compreso».

E Fratelli d’Italia com’è andata? «Sono contenta del risultato di Fratelli d’ltalia. Abbiamo più che raddoppiato i nostri voti e quintuplicato i nostri parlamentari. A parte Lega e M5S, siamo l’unico partito che è cresciuto. Penso che avremmo potuto fare persino meglio, ma abbiamo pagato questo ruolo di collante mentre si consumava il derby Salvini e Berlusconi. Ma se ora possiamo provare a fare un governo di patrioti si deve a noi».

Però come lo spiega che in Sicilia quattro mesi fa ha stravinto Musumeci e ora la stessa regione è tutta colorata di giallo? «Il voto per il M5S è il voto di protesta per eccellenza. E poi alle politiche gli elettori sono più propensi a protestare, a dirti qualcosa. Mentre quando votano per gli enti di prossimità è diverso. Dove il M5S comincia ad avere un passato come a Roma non vengono premiati, la gente non si fida. Il fatto di non essere mai stati al governo nazionale è il loro grande vantaggio. Altrimenti perché alle regionali sono arrivati terzi?»

Ma è mancata la parola sud in questa campagna? «Non da parte mia. Ho chiuso a Latina e il giorno prima in Calabria presentando il piano per il sud, gli incentivi alla natalità e i 10 punti per il turismo».

Lei dice no a governo di scopo, di larghe intese, o con coalizioni diverse. Ma sì a un governo solo per fare una nuova legge elettorale, è così? «Noi diciamo sì a un governo di centrodestra e lavoriamo per trovare una maggioranza».

Ecco, dove e come la trovate? «Non sono mica numeri impossibili. Troviamo dei punti precisi del nostro programma di centrodestra, e cerchiamo delle convergenze. Ci muoveremo in modo molto trasversale».

Potrebbe far comodo anche a voi un Pd “de-renzizzato” come dice Renato Brunetta? «Non metto bocca nei partiti degli altri e per storia ho molto rispetto dei vinti. Il Pd deve aprire un dibattito al suo interno. Per loro è un momento molto difficile. Detto questo è giusto secondo me che il Pd abbia preso un ceffone e io spero di trovare la maggioranza».

Tra un Pd e il M5S con chi si ragiona meglio? Il metodo che seguirete quale? «Dobbiamo guardare ai singoli in modo trasversale».

E quindi? «E quindi vanno cercati tra le persone che mettano l’Italia davanti a un’adesione ideologica, che non vogliono rischiare un governicchio fatto da lobby e poteri forti».

Come commenta il risultato di Parisi? «Siamo comunque soddisfatti anche se, me lo faccia dire, avrebbe potuto fare meglio se fosse stato convintamente sostenuto da tutti».

Si riferisce a Maurizio Gasparri che ha detto che non era il candidato adeguato? «Chi sostiene una cosa del genere o è in malafede o non conosce la legge elettorale. Si guardano i voti assoluti e se Gasparri avesse avuto la pazienza di guardarli avrebbe visto che Parisi ha preso oltre 40 mila voti in più rispetto ai partiti che lo sostenevano».

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