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Lo Stato ha il dovere di garantire al cittadino il diritto di sentirsi sicuro, in particolar modo nella propria abitazione e nei luoghi in cui si esercitano le proprie attività. Noi vorremmo che la nostra sicurezza fosse garantita dalle forze dell’ordine alle quali va ribadita la nostra riconoscenza per l’abnegazione con la quale si prodigano per tentare di difendere la nostra incolumità ed i nostri beni, nonostante gli scarsi mezzi messi loro a disposizione dallo Stato. I dati ufficiali forniti dal Governo ci confermano che il 97% dei furti commessi in Italia rimane impunito. Solo il 3% vede acciuffati i responsabili dei reati i quali, una volta identificati, vengono rilasciati dopo pochi giorni se non addirittura, dopo poche ore dall’arresto. Se lo Stato non riesce a garantire ai cittadini onesti il diritto alla sicurezza, almeno nella propria abitazione o nei luoghi in cui si esercitano le proprie attività lavorative, lo Stato deve almeno garantire al cittadino onesto il diritto di difendere la proprietà privata , la propria incolumità e quella dei propri familiari. Purtroppo le normative vigenti non garantiscono ai cittadini onesti il diritto alla legittima difesa e la tutela della proprietà privata. A volte alcuni giudici, nell’applicare le normative vigenti, sembrano dare l’impressione di schierarsi più dalla parte dei criminali che da quella dei cittadini onesti. Persone oneste, aggredite da criminali in casa propria o nei luoghi in cui esercitano le loro attività, solo per il fatto di aver difesa la proprietà privata, o la propria incolumità o l’incolumità dei propri familiari, vengono indagati, o incriminati ed a volte condannati o per eccesso di legittima difesa o per omicidio colposo. A volte alcuni giudici che applicano le norme, esercitando la loro discrezionalità ed autonomia di giudizio, si giustificano affermando che è la normativa vigente che si presta a dubbie interpretazioni. Precedentemente alla modifica apportata nel 2006 dal Parlamento italiano all’art. 52 del codice penale, la norma prevedeva che la difesa, per essere legittima, doveva sempre essere proporzionata all’offesa. Come dire che, prima di poter sparare ad un criminale armato che ti entrava in casa, bisognava attendere che il criminale ti sparasse e poi potevi risponder al fuoco. Con la modifica del 2006 si è stabilito che se l’aggressione avviene in un abitazione o in un luogo in cui si esercita la propria attività lavorativa, la proporzionalità tra la difesa e l’offesa dovrebbe essere comunque data per acquisita. Non a caso diciamo “dovrebbe essere data per acquisita” usando il condizionale, perché nonostante questa modifica apportata nel 2006 all’art. 52 del Codice penale, alcuni giudici applicano la norma come se questa modifica non fosse mai stata apportata. I numerosi dati di cronaca che continuano ad accadere dimostrano la necessità di apportare ulteriori modifiche all’art. 52 del codice penale, per limitare l’applicazione discrezionale dei giudici ma soprattutto per garantire il sacrosanto diritto alla legittima difesa ed alla tutela della proprietà privata. – Non vogliamo che i cittadini onesti siano vittime due volte- ha dichiarato Sergio Berlato nel commentare l’approvazione da parte del Consiglio regionale del suo Progetto di legge – la prima per causa dei criminali e la seconda a causa dell’applicazione soggettiva da parte di alcuni giudici. Se il criminale sceglie deliberatamente di aggredirmi nella mia abitazione o nel luogo in cui esercito la mia attività lavorativa, il mio diritto a difendermi deve essermi garantito. La mia proprietà privata e la mia incolumità – ha concluso Sergio Berlato – devono essere considerate sempre e comunque sacre ed inviolabili-.

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