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Raccolgo la sfida di “Libero”: con me sindaco di Roma non ci sarà più spazio per sprechi e ruberie e in 5 anni sarà possibile rimettere in sesto i conti del Comune. Decenni di giunte di sinistra hanno lasciato in eredità un debito enorme, una macchina che non funziona, partecipate che bruciano soldi e un’illegalità diffusa che vale più di un miliardo di euro l’anno. La parentesi della giunta di centrodestra non è riuscita a cambiare lo stato delle cose ma ha avuto il merito di far emergere nel 2008 l’enorme debito pregresso di Roma.

Per ripagare questo debito di 23 miliardi, oggi ridotto a circa 12, i romani pagano ogni anno 200 milioni di euro e lo Stato, cioè i contribuenti romani e del resto d’Italia, ne pagano altri 300: in tutto 500 milioni l’anno fino al 2048. Per fortuna nel 2009 il Governo di centrodestra ha rivisto la legge di contabilità e finanza pubblica e dal 2011 gli Enti locali hanno bilanci puntuali. Prima eravamo nel regno dell’opacità: ci sono voluti 8 anni per avere dati semi-definitivi sul debito pregresso.

La fotografia del bilancio di Roma ricorda il manifesto di un circo degli orrori: spese malate di gigantismo ed entrate con sembianze lillipuziane. Due le cause: cattiva amministrazione e illegalità diffusa. La terapia? Buon governo, controlli severi e coinvolgimento dei privati. C’è un lungo elenco di sprechi e mancati introiti dai quali si può partire. Penso ad esempio alle oltre 8000 unità immobiliari che è possibile mettere in vendita e allo spreco del patrimonio immobiliare dove l’80% degli inquilini del Comune è moroso nonostante i canoni spesso irrisori: questo equivale ad un danno erariale di almeno 150 milioni di euro l’anno.

Bisogna intervenire sulle municipalizzate, accorpando quelle minori in una unica holding ed efficientando Atac e Ama, che da sole costano più di un miliardo e mezzo senza garantire servizi all’altezza. Senza tralasciare l’evasione sui mezzi pubblici e della Tari. Serve coinvolgere i privati per la costruzione di metropolitane e infrastrutture, nella gestione degli spazi pubblici e nella manutenzione stradale, facendo “adottare” una strada in cambio di pubblicità. E poi basta con le grandi opere inutili, costose e incompiute. La Nuvola di Fuksas e le Vele di Calatrava arriveranno a costare più di un miliardo di euro, uno scempio che non intendo assecondare: immagino un cartello con su scritto “Vendesi in saldo Nuvola, doveva essere sospesa ma è poggiata a terra, spese di smontaggio e trasporto a carico”.

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