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«Abbiamo sempre sostenuto che nel 2011 la Francia di Sarkozy avesse mosso guerra a Gheddafi, con il sostegno dei britannici, per rompere il rapporto privilegiato dell’Italia nell’approvvigionamento di gas e petrolio libici, e non certo per ragioni “umanitarie” come volevano farci credere. Ora arriva la conferma da una serie di documenti portati alla luce dall’inchiesta del Congresso americano sui fatti di Bengasi del 2012, in cui jihadisti libici uccisero l’ambasciatore americano Christopher Stevens. La parodia mal riuscita di Napoleone, il pagliaccio Sarkozy, ha creato il caos in Libia con il solo fine di sostituire Gheddafi con un governo che “favorisse le aziende petrolifere francesi, in particolare la Total, e fosse ostile al Governo italiano e all’ENI”».

È quanto dichiara il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni.

«Questa porcata è stata fatta con il vergognoso sostegno dell’allora Presidente Napolitano, del Pd e dei principali quotidiani italiani che hanno avviato una campagna martellante contro il “sanguinario dittatore Gheddafi”, al solo fine di indebolire il Governo di centrodestra che con il Colonnello aveva stretto importanti accordi bilaterali. L’intervento di Francia e Regno Unito, ha costretto anche il Governo italiano, fortemente contrario, a partecipare alle operazioni militari proprio per impedire che l’Italia venisse completamente tagliata fuori nella Libia del dopo Gheddafi (e infatti solo per questo i piani francesi e inglesi sono in gran parte falliti). Ma le conseguenze della strategia di Sarkozy oggi sono sotto gli occhi di tutti: la Libia è in piena guerra civile e sta cadendo preda dei tagliagole dell’ISIS e dalle sue coste partono ormai migliaia di clandestini ogni giorno diretti in Italia. Se l’Italia avesse un Governo eletto dal popolo oggi farebbe sentire la sua voce con la Francia e in Europa, e chiederebbe conto degli errori commessi e delle azioni ostili contro la nostra Nazione. Ma siamo governati da Renzi e Alfano, e le loro priorità sono molto più terra terra, non hanno tempo da dedicare alla difesa degli interessi nazionali», conclude Meloni.

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