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L’intervista di Amedeo La Mattina.

Oggi a Bologna sarete circondati dai centri sociali. Giorgia Meloni ride. «Accerchiati è una parola grossa: ci saranno 300 deficienti figli di papa che giocano a fare i rivoluzionari, coperti dal potere politico e da certa intellighenzia. Da tempo non abbiamo paura di manifestare ed esprimere il nostro pensiero mentre gli antagonisti bruciavano macchine, edicole e negozi. La cosa assurda è che ci saranno 500 poliziotti per noi e 2 mila per loro».

Intanto sul palco di Piazza Maggiore lei, Berlusconi e Salvini vi presenterete formalmente uniti, ma l’impressione è che sia un’unità di facciata. «Non stiamo facendo un partito unico ma una coalizione con sfumature e diverso valore aggiunto. Le maggiore diversità sono sull’Europa. Non ho capito perché Berlusconi sia andato dalla Merkel che è stata una delle responsabili della destituzione del governo Berlusconi eletto dal popolo italiano e sostituito da un governo fantoccio. Una delle sfide del fronte anti-Renzi sarà quello di fare gli interessi degli italiani mentre la Merkel sa fare bene gli interessi dei tedeschi».

Come benvenuto al Cavaliere non c’è male. Significa che non è più il leader del centrodestra ormai diventato più radicale? «No, non è il leader del centrodestra. È il leader di Forza Italia. Non c’è un leader federatore ma dei partiti che vogliono condividere la propria parte migliore ripartendo insieme da una piazza. Poi si deciderà con le primarie. A Bologna non si rafforza un’opposizione radicale ma quella che è sempre stata coerentemente contro Renzi».

A Bologna Berlusconi incorona Salvini? «No. Berlusconi ha partecipato ad Atreju e non mi ha incoronato. È normale che un partito partecipi all’iniziativa proposta da un alleato. Sarebbe però un bei segnale lanciare una grande manifestazione unitaria a Roma come quella del 2006 contro Prodi. È la proposta che farò a Bologna».

Berlusconi ha detto che Marchini sarebbe un buon candidato a Roma e lei si è opposta, ma non ha dato la sua disponibilità e non ha indicato un altro nome. Come uscirete da questa impasse? «Parlando, confrontandosi sul programma. Prima del portabandiera ci vuole la bandiera, altrimenti si va in ordine sparso. Quanto a Marchini, ho detto e ripeto che è anni luce distante da me e da quello che io immagino ci voglia per Roma: è inserito nelle dinamiche del potere economico e della sinistra».

Ma lei è disponibile a candidarsi? «Non escludo niente. Non dò nulla per scontato. Prima ci vuole un accordo su un progetto sociale e politico per governare la Capitale. E poi bisogna capire se Berlusconi e tutto il centrodestra condivide la mia candidatura. Ancora è presto: ci sono molti tasselli da mettere a posto. Intanto la manifestazione di Bologna è un importante banco di prova. È la prima volta che ci troviamo tutti insieme su un palco di fronte al popolo del centrodestra. Senza che nessuno si senta subalterno agli altri».

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