Alla cultura, ad esempio, andrebbe Carlo Fuortes – che deve la sua prima nomina a Bettini e Veltroni – per gestire l’Assessorato alla Cultura che eroga i fondi al Teatro dell’Opera di cui è Sovrintendente (a 240.000 euro l’anno al doppio del Sovrintendente precedente). Insomma, controllore e controllato coinciderebbero, ma siamo certi che Fuortes non lascerebbe il suo dorato incarico per quello di sub commissario, evidentemente incompatibili. Oltretutto Fuortes, che viene incensato come il Re Mida delle istituzioni culturali, in realtà prima “interpretò” i risultati di biglietteria dell’Auditorium – e noi lo denunciammo – poi lasciò un milione di “buco” al Petruzzelli di Bari e, infine, ha snaturato il palinsesto lirico del Teatro dell’Opera distruggendone l’immagine internazionale anche con il pasticcio dei lavoratori prima licenziati e poi riassunti a stipendi ridottissimi. Serviva forse per raddoppiarsi l’indennità.
Silvia Scozzese e Alfonso Sabella, poi, sono stati nella giunta politica di Ignazio Marino. Come fanno ad essere considerati tecnici super partes? Insomma, ci chiediamo se in Italia esista un’autorità terza che faccia rispettare la legge, che prevede che il commissario di Roma sia nominato per l’ordinario, mentre i sub commissari, che in passato neanche si conoscevano, siano scelti tra i funzionari prefettizi solo per mandare avanti la macchina fino alle elezioni. Non per governare politicamente adempiendo ai diktat di un Presidente del Consiglio non scelto attraverso le urne. “Toc toc” Presidente Mattarella, se ci sei batti un colpo.