Il testo integrale della dichiarazione di voto alla Camera sulla riforma della scuola.
Fratelli d’Italia voterà convintamente contro la pseudo-riforma della scuola della sinistra. Con questo provvedimento Renzi umilia le Istituzioni scolastiche. Hanno notato prima di me diversi intellettuali e opinionisti di varia estrazione come il Governo dimostri di non sapere che nonostante la politica, cioè nonostante i continui definanziamenti e le riforme spesso incoerenti, quella italiana è già una buona scuola, e rischia di non esserlo più grazie a questa legge.
Che la nostra sia una buona scuola lo dimostrano le decine di migliaia di diplomati e laureati così competitivi da essere contesi dalle migliori istituzioni scientifiche internazionali. O forse basterebbe leggere con attenzione i risultati delle indagini del Programma per la valutazione internazionale dell’allievo dell’OCSE, il cosiddetto PISA, per capire che i suoi risultati sono positivi e che dove non emergono come potrebbero la ragione è legata soprattutto al deficit e all’arretratezza delle strutture edilizie e tecnologiche, cioè a ragioni che nulla hanno a che vedere con l’ordinamento scolastico.
Un governo serio si sarebbe speso per migliorare le istituzioni scolastiche su questi fronti, invece di lanciarsi in surreali alchimie. Bisognava investire risorse, inventare strumenti innovativi per riuscire a garantire in un tempo ragionevole decoro e sicurezza a tutti gli edifici scolastici, specialmente a quelli del centro-sud che cadono a pezzi, provvedere alla pulizia, all’approvvigionamento di arredi, banchi, sedie, lavagne, carta, strumenti da laboratorio, attrezzi per palestre, senza costringere le famiglie – già oppresse da una pressione fiscale record – a tirare fuori altri 400 milioni di euro l’anno come accade ora. Ma in quella che il governo chiama la buona scuola non c’è niente di tutto questo. Al contrario, questa legge aumenterà le differenze sociali che ci sono oggi, determinate dai diversi contesti territoriali ed economici della Nazione.
E mi chiedo come facciano gli esponenti di quella che ancora si definisce sinistra a votare una riforma chiaramente ispirata agli schemi dell’ideologia aziendalista. Si propone, infatti, di diffondere nel mondo della scuola schemi organizzativi e ideologici propri dell’ideologia aziendalista, come se la dottrina economica dovesse sperimentarsi nel modello di scuola invece che in quello del mercato. Così come mi chiedo come faccia chi si dice di centrodestra e dunque difensore della cultura italiana a consentire che moduli formativi importati chiaramente dall’estero entrino a gamba tesa nella nostra scuola distruggendo la grande tradizione culturale italiana, da sempre nota per la qualità delle scuole primarie e secondarie, contrastando i principi stessi della Costituzione.
La cosiddetta chiamata diretta e la facoltà del dirigente scolastico di utilizzare i docenti in materie diverse da quelle per le quali sono abilitati, minacciano tanto la libertà d’insegnamento quanto quella di apprendimento. E toccano i diritti delle famiglie, degli alunni, degli insegnanti in parti uguali. La figura del dirigente scolastico viene completamente snaturata.
Da una parte, invece di vedersi riconosciute le pesanti e fondamentali responsabilità legate all’attribuzione dell’autonomia e della personalità giuridica delle istituzioni scolastiche, quello che era il preside viene di fatto espulso dalla dirigenza pubblica attraverso la futura riforma della Pubblica Amministrazione che il Governo sta parallelamente portando avanti. E dall’altra parte si pretende che il dirigente scolastico diventi colui che sceglie gli insegnati, li conferma o li revoca. Una scelta folle. Ma ce l’avete un’idea delle pressioni alle quali potrebbe essere sottoposto un dirigente pubblico che guadagna 2500 euro al mese per esempio nei comuni medi e piccoli, nel sud, nelle aree economicamente fragili, nelle zone dove è insediata la criminalità? Grandi imprenditori, ras locali, direttori di banca, politici e amministratori, personalità ingombranti e figure opache eserciteranno un condizionamento che sarà difficile arginare. E’ una scelta crudele, oltre che folle.
Fino ad oggi la scuola non aveva conosciuto la corruzione, il clientelismo, il nepotismo, e così avrebbe dovuto continuare a essere. Una istituzione protetta dallo Stato, fatta di collegialità e non di conflittualità interna tra le sue componenti. Perché in un contesto nel quale regna il conflitto permanente tra professori sono gli studenti che scompaiono. Quelli cioè per i quali la scuola esiste.
Senza contare la grave umiliazione inflitta con queste scelte agli insegnanti, già provati dal blocco dei contratti e da retribuzioni ai limiti della sopravvivenza, che ora non avranno più neanche la certezza della sede scolastica e della continuità con studenti e famiglie. Ogni tre anni l’insegnante potrà cambiare istituto, e questa giostra che creerà solo disordine e disaffezione.
Sul precariato si fanno i danni ancora maggiori: invece di eliminare il precariato, la soluzione di Renzi è eliminare, fisicamente, i precari. Invece di proporre un piano pluriennale di assunzioni a esaurimento, per sanare gradualmente il caos che la politica ha creato nei decenni, si finiscono per assumere solo coloro che parteciparono al concorso del 1999. Ma, a parte il fatto che non tutti i partecipanti al concorso si possono considerare vincitori, occorre ricordare che la quasi totalità di quelli che in questi anni non hanno insegnato, che sono circa la metà del totale, intanto si sono dedicati ad altre professioni. Mentre decine di migliaia di persone che pure non avevano partecipato a quel concorso in questi anni hanno tenuto di fatto in piedi le scuole italiane. Così, con questa legge chi ha aperto una tabaccheria 14 anni fa e non ha mai sostenuto un’ora di lezione in classe sarà assunto e chi ha insegnato per oltre dieci anni, si è abilitato seguendo e pagando profumatamente corsi nelle università statali italiane, ha sostenuto esami davanti a docenti universitari e funzionari del Miur, verrà sbattuto in mezzo alla strada.
In pratica la buona scuola secondo Renzi si risolve nel più grande piano di licenziamenti della storia italiana, spacciato per un provvedimento di stabilizzazione da un governo bugiardo e ridicolo che addirittura conta i 48 mila subentri ai pensionamenti come nuove assunzioni. Sono discutibili anche le erogazioni liberali da parte dei privati ai singoli istituti che creeranno immancabilmente scuole di serie A e di serie B, a seconda della ricchezza del territorio nel quale le scuole sono ubicate.
E non parliamo del comma ambiguo che nascondendosi dietro un concetto sul quale siamo tutti d’accordo, cioè la lotta alle discriminazioni, fa di fatto da apripista all’introduzione della teoria gender, cioè di quella ideologia secondo la quale bisognerebbe spiegare a bambini di sei anni che loro non sono maschi o femmine, perché il sesso biologico non conta nulla, ma sono quello che sceglieranno di essere tra una ampia gamma di circa cinquanta diversi generi finora individuati dal pensiero dominante. Il governo è dovuto correre ai ripari dopo l’imponente manifestazione che ha visto più di un milione di persone in piazza manifestare contro la manipolazione dei bambini, ma la circolare non ci lascia affatto tranquilli perché non ci basta il consenso informato ai genitori. Noi continuiamo a dire giù le mani dai bambini, giù le mani dai deboli e dagli indifesi.
E ancora, è ridicolo il refrain con il quale Renzi ha fatto credere che in questa riforma siano introdotti criteri di merito nella scuola attraversola valutazione. Ecerto la sirena potrebbe aver affascinato molti che non sanno cosa ci sia dietro questa propaganda. E allora diciamoglielo. Il Governo stanzia 200 milioni di euro per il merito e dice che a decidere chi debba prendere più soldi è sempre il dirigente scolastico. Quindi, ricapitolando: il dirigente scolastico sceglie i docenti, li assume, praticamente li licenzia e li premia. E c’è da dire che almeno la sinistra è coerente, perché questa politica dell’accentramento dei poteri è esattamente la stessa che Renzi porta avanti in ogni ambito con il suo governo, e cioè concentrare tutti i poteri in poche mani.
Ci sarebbero tante altre cose da dire, Presidente, ma io voglio utilizzare il tempo che mi rimane per dire non finisce qui. Continueremo questa battaglia, saremo accanto ai cittadini e alle famiglie che fin dal prossimo anno scolastico vivranno sulla loro pelle le ricadute di questo scempio, così come siamo stati accanto a tutte le categorie da un anno a questa parte, da quando è cominciata la novella della buona scuola, ascoltandoli e recependo le loro istanze, portandole in parlamento, per continuare tutti insieme una battaglia. Se questo provvedimento ha un merito è forse quello di aver risvegliato le coscienze, di aver contribuito a far si che il popolo italiano tornasse a mobilitarsi per la democrazia, tornasse a sentirsi un po’ unito.
Lo dico anche perché come Fratelli d’Italia abbiamo già dato la disponibilità a contribuire a raccogliere le firme per un referendum abrogativo della norma, così come siamo pronti a proporne uno nostro nello specifico delle norme sull’ideologia gender. Stavolta la propaganda non ha funzionato, Presidente. Perché c’è una sola cosa più ridicola di questa riforma, ed è il video in cui Renzi la spiega davanti alla lavagna.