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“Se non fosse arrivato il Decreto del Consiglio dei Ministri nella giornata di oggi Ilva avrebbe dovuto spegnere l’Altoforno 2 di Taranto e ciò avrebbe comportato lo stop dell’intero impianto che per motivi di sicurezza non può marciare con un solo altoforno in uso, il 4, visto che l’1 e il 5 sono in manutenzione per gli interventi dell’Aia e il 3 è spento da tempo. Da un’ottica giurisprudenziale tale decreto scavalcherebbe il diritto e metterebbe in pericolo i lavoratori, appare contrario alla Convenzione Internazionale dei diritti dell’uomo. Stride con la Carta dei diritti fondamentali dell’Ue che nel Titolo I definisce in modo puntuale che la dignità umana è inviolabile sottolineando come il diritto all’integrità fisica e psichica della persona sia un diritto per tutti. Lede i diritti costituzionali che garantiscono condizioni di lavoro ottimali tese alla salvaguardia dell’incolumità del lavoratore. L’Afo2 era stato infatti sequestrato a causa dell’incidente dell’8 giugno che è costato la vita al povero Alessandro Morricella, morto il 12 giugno per le terribili ustioni e danni riportati a seguito della colata di ghisa incandescente che lo aveva investito in pieno. La tutela della salute e della sicurezza sul lavoro rappresenta una assoluta priorità per lo Stato italiano ma essa dev’essere positiva e sostanziale non solo teorica. Tale tutela assume una grande importanza, non solo per i costi sociali che il fenomeno infortunistico produce ma principalmente per la sua dimensione sociale ed umana, in quanto tali costi costituiscono il riflesso materiale di beni inestimabili quali la vita e la salute dei lavoratori.” dichiara Tiziana Montinari, Coordinatore Nazionale del Dipartimento Tutela Vittime FdI-AN. “Il bilancio drammatico per il nostro paese è di 1009 morti sul lavoro nel 2014 mentre, secondo i dati rilevati dall’Osservatorio indipendente di Bologna, Morti sul Lavoro, nell’anno di Expo i caduti sul lavoro, compresi quelli in itinere, dall’inizio del 2015 ad oggi sono già 305.” Commenta Cinzia Pellegrino, Responsabile Nazionale per le Vittime dello Stato del Dipartimento Tutela Vittime della Violenza di FDI-AN. “In base alle verifiche ed alle statistiche INAIL il ricorso spinto a lavorazioni di tipo manuale, il conseguente ripetuto contatto del lavoratore con le fonti di pericolo, fanno della metallurgia uno dei settori produttivi a maggior rischio per l’elevata incidenza degli ,infortuni sul lavoro in ambienti di lavoro connessi al trattamento e alla fusione di ghisa, acciaio e leghe di ferro. In Italia il comparto conta oltre 2mila aziende di dimensioni medio-grandi che impiegano più di 80mila addetti, di cui oltre il 60% impegnati nel trattamento della ghisa e produzione di lingotti negli altiforni. L’ILVA è il polo siderurgico più importante d’Europa e se il decreto ha surclassato il sequestro disposto da un giudice in nome dell’interesse nazionale della attività d’impresa tuttavia la natura dei fatti avvenuti a Taranto l’8 giugno rende necessaria una supervisione stringente del “piano per l’adozione di misure aggiuntive sulla sicurezza del lavoro” al quale fa riferimento il suddetto decreto. Tanto più che l’Afo2 la sua inadeguatezza l’ha già dimostrata rendendosi protagonista di un drammatico incidente unico nel suo genere per la dinamica tecnica dell’accaduto: in 60 anni di storia dell’ILVA nulla di simile è mai accaduto”.

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