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di Francesca Pizzolante (il tempo). Diciotto siti archeologici considerati «minori» visitabili tutti i giorni per un totale di 1.040 giorni di apertura al pubblico, 6.679 visitatori in un anno (2010/2011) come… Diciotto siti archeologici considerati «minori» visitabili tutti i giorni per un totale di 1.040 giorni di apertura al pubblico, 6.679 visitatori in un anno (2010/2011) come attesta Zétema. Sono questi i risultati di «Roma Segreta dalla A alla Z»: un circuito di gestione dei beni culturali grazie all’affidamento ai privati. Un’idea nata dall’intuizione di Federico Mollicone, all’epoca presidente della commissione Cultura del Comune di Roma. La delibera n.134/2009 con l’approvazione dell’aula Giulio Cesare divenne una realtà apprezzata dal 90% dei romani, come confermano i dati del libro RomainScena. «Con quella proposta abbiamo dimostrato come sia stato vincente applicare un metodo sussidiario allo spettacolo dal vivo nei musei e alla loro gestione – dice Federico Mollicone – Nel 2009 andammo ancora oltre e facemmo ciò che nessuna giunta aveva fatto in forma così sistematica: 18 luoghi archeologici di prima importanza vennero messi a bando per la gestione e l’animazione privata. Scrivemmo nelle premesse della delibera che, come «Roma in Scena», anche «Roma Segreta» si ispirava al principio di sussidiarietà. Ma non fu tutto rose e fiori. La Sovrintendenza di Roma Capitale non vedeva di buon occhio il fatto che un così largo numero di aree archeologiche andasse ai privati». Il dubbio che il «partito dei soprintendenti» sia tornato alla carica e abbia avuto la meglio nel passaggio da Alemanno a Marino, riprendendosi tutti i gioielli, sorge spontaneo. Anche perché, come conferma Mollicone, i burocrati della cultura sono restii alle grandi aperture e spesso si nascondono dietro la scusa del «non ci sono fondi a sufficienza» per non cambiare le cose. Occorre specificare che la delibera in questione scadeva proprio nel periodo di passaggio di consegne fra Alemanno e Marino. Quest’ultimo ha ritenuto di non rinnovare il progetto. Alcuni di questi siti, oggi, sono generalmente chiusi come l’Auditorium Mecenate e il Teatro Marcello. «È imbarazzante il degrado nel quale versano molti di quei siti nei quali prima andavano in scena spettacoli che ne raccontavano la storia, dice Mollicone». Basterebbe riprendere quella delibera.

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