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di Giorgia Meloni
29 agosto 2014

Non posso nascondere la delusione nel leggere la risposta con la quale Alex Del Piero ha motivato la scelta di non accogliere il nostro appello e di andare a giocare in India. Credevo davvero potesse andare diversamente, perché tutti conoscono Alex Del Piero per essere, oltre che uno straordinario talento e un fuoriclasse, anche un campione di sportività, un esempio di umiltà e impegno, una vera eccellenza italiana.

E sarò ingenua, ma pensavo che da un simbolo della propria nazione ci si potesse aspettare un gesto degno di questo status, non un gelido auspicio sulla sorte di due militari italiani che il governo indiano detiene illegalmente da oltre due anni in piena violazione di tutte le norme di diritto internazionale, prendendo addirittura in considerazione l’ipotesi di condannarli a morte. E Alex Del Piero, che non si limiterà a giocare nel campionato indiano ma ne diventerà addirittura ambasciatore,  ci dice che dal suo punto di vista “l’India non è un Paese ostile”.  

In molti mi criticano perché “non si può chiedere a un calciatore di fare quello che la politica non sa fare”. Il fatto che gli ultimi tre governi siano stati condotti da eunuchi (chi ci segue sa quanto li abbiamo contestati per questo) non autorizza l’Italia intera a girar si dall’altra parte. Forse il gesto di un italiano amato come Del Piero avrebbe svegliato anche l’imbelle governo Renzi. Ma no, perché noi siamo bravi a indignarci ma pensiamo sempre che agire spetti ad altri.  Sarebbe bello, invece, come italiani lanciare al mondo il segnale che se uno di noi è in pericolo gli altri fanno quadrato e che se anche i politici non sono all’altezza non è detto che non debbano esserlo gli sportivi, o magari gli imprenditori, o i giornalisti. Se invece non si può chiedere neanche il minimo sacrificio ai più fortunati, se non si può chiedere a chi ha avuto tutto dalla propria nazione un gesto di amore per lei, allora sarà difficile risollevarci come popolo.  Era questo il senso del nostro appello a Del Piero, che rinnoviamo sperando che cambi idea, che lanci un segnale capace di far riflettere il mondo intero, come prima di lui ha fatto, ad esempio, la Ferrari che corse il GP indiano con un nastro giallo in onore dei nostri marò. Lo faccia e ci avrà reso ancora una volta orgogliosi di essere rappresentati come italiani nel mondo da un grande campione come lui.
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