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L’intervista di Barbara Romano. Guido Crosetto, il centrodestra deve ripresentarsi unito alle Politiche? «Se rimettersi insieme significa unire sigle e persone senza un percorso di analisi seria, non serve a nulla. Se schierare un nuovo centrodestra significa dare una piattaforma di valori condivisi, un messaggio chiaro al Paese, avere un’idea di società, allora si può fare. Ma non è un percorso che possono decidere due persone o tre, che dicono: ok, rimettiamoci insieme come se nulla fosse successo. È più profonda la crisi».

 

Su quali fondamenta va avviata la ricostruzione? «Il nostro popolo di riferimento è sempre quello delle partite Iva e dei dipendenti pubblici onesti. Non abbiamo paura di scontrarci con i poteri forti, di dire che il Ppe a guida tedesca non ci può rappresentare, che gli ultimi 5 anni di politica economica europea sono totalmente sbagliati e proporre un’idea alternativa di Europa».

Quali devono essere gli imperativi categorici del manifesto del nuovo centrodestra? «Senza dubbio battaglia tributaria, introducendo nella Costituzione il limite massimo di tassazione: bisogna avere il coraggio di fare una rivoluzione “alla Regan” sul fisco. Sburocratizzazione selvaggia, fatta col machete. Abbattimento dei poteri di Equitalia. Pagamento dei debiti della pubblica amministrazione».

Con quale metodo va scelto il futuro leader? «Ce l’hanno insegnato quelli del Pd: le primarie. Se il leader l’avesse scelto la classe dirigente, avrebbero continuato a perdere. Se sono arrivati a quel successo è perché il leader l’hanno scelto decine di migliaia di persone senza interessi personali né guerre di potere o accordi precostituiti».

Chi ha i numeri per concorrere alle primarie del centrodestra?
«Ben vengano Matteo Salvini, Giorgia Meloni, Raffaele Fitto».

Marina Berlusconi no? «Una che dice da mesi di non essere interessata, per cosa lo deve fare, per portare avanti un nome? Non è che basta essere bravi solo nel lavoro. Fare politica è un’altra cosa. Lo abbiamo visto con Bombassei».

Non ha fatto il nome di Alfano, eppure eravate tanto amici… «Non l’ho nominato perché mi pare che si stia sempre più spostando nell’alveo del centrosinistra. Ma non penso che molti dei suoi lo seguiranno».

Berlusconi intanto ha ribadito che intende restare il leader di Forza Italia.
«Chiudendo Forza Italia nel bunker, Berlusconi rischia di distruggere tutto il centrodestra».

Chi dovrebbe far parte della coalizione di centrodestra? «Una piattaforma di partenza con Salvini io ce l’ho già. Con lui e Giorgetti abbiamo avviato un discorso di alleanza prima delle Europee, anche perché c’è bisogno di un po’ di destra nel centrodestra. E ieri ho anche chiamato Raffaele Fitto».

Non ha sentito nessuno del Ncd? «Tantissimi. Mi hanno chiamato loro per dirmi: se questi continuano così, parliamoci».

Vuole saccheggiare il partito di Alfano? «Nessuna campagna acquisti, anche perché non serve. La metà di loro verrebbe di corsa. Altri, tipo Cicchitto o Quagliariello, rimarrebbero di là, dove si sentono meglio perché stare con Renzi in questo momento significa stare con chi comanda. Lupi no, penso sia quello che lì adesso si trova peggio».

Per quale modello elettorale occorre battersi? «L’Italicum io l’ho sempre criticato: una legge fatta da Verdini non potrà mai essere nell’interesse di tutti. Serve lo stesso sbarramento per chi è in coalizione e per chi è fuori, togliendo le liste bloccate e reintroducendo le preferenze».

Quando va avviato il processo di riunificazione? «Ieri».

Roma, 29 maggio 2014

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