di Giorgia Meloni
27 maggio 2014
Fossimo stati 75mila di più, oggi avremmo anche una piccola pattuglia di fratelli a difendere l’interesse degli italiani nel grigio parlamento di Bruxelles. Ma pazienza, non è quello 0,3% mancante che può definire le ragioni della nostra lotta. Ciò che meglio racconta la bellezza delle idee in cui crediamo è quel milione e oltre di italiani che due giorni fa sono andati ai seggi per urlare al mondo la propria voglia di libertà, di giustizia sociale, di Patria. Sfidando l’ostracismo dell’informazione, gli scherani del governo, gli appelli presidenziali, ecc. Non sono molti i partiti che a distanza di un solo anno dalle elezioni politiche sono cresciuti nel consenso elettorale, anche in voti assoluti nonostante la flessione dei votanti. Sono solo tre: il Pd, Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale e la Lega. In quest’ordine. Un risultato raggiunto senza inseguire il consenso facile di chi ha impiegato tutto il tempo della campagna elettorale a parlare di Hitler e Stalin, di cagnolini e dentiere, di fondoschiena, di cessi e di sputi virtuali. Noi abbiamo fatto una scelta diversa. Qualcuno ha detto che parlando di cose serie come l’immigrazione clandestina, la sovranità monetaria o la disoccupazione giovanile, si annoia l’elettorato, non lo si prende per “la pancia”. Può darsi. Può darsi che così si allunga la strada, ma non abbiamo mai cercato scorciatoie. Saremmo rimasti accucciati dov’eravamo, come altri presunti “uomini di destra”, se non avessimo avuto l’anima in fiamme. Non facciamo politica per prendere voti. Cerchiamo voti per fare politica. Quella grande e nobile, che non si svende per una poltrona da sottosegretario o una manciata di schede elettorali. In tanti oggi ci chiedono delle future alleanze di FdI-AN.
Sicuramente nei prossimi mesi dovremo dialogare con tutti, particolarmente con i partiti del centrodestra. Naturalmente a patto che i nostri interlocutori la smettano di portare l’acqua con le orecchie a Renzi o alla Merkel, come hanno fatto negli ultimi mesi. A patto cioè, che oltre a definirsi di centrodestra lo siano anche. Perché aspiriamo a essere la destra forte di un centrodestra credibile. Ma se quel centrodestra credibile non è e non vuole esserlo, allora le nostre alleanze non andranno date per scontate. E poi, soprattutto, vogliamo dialogare con gli italiani, con particolare attenzione a chi è rimasto a casa, non partecipando al voto, rinunciando a lottare per la propria terra.
La famiglia di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale cresce a ogni tornata elettorale e come accade con l’arrivo di un nuovo figlio, abbiamo bisogno di allargare la nostra casa con una stanza in più. Per questo ci incontreremo nei prossimi giorni: a scuola, in piazza, in birreria o nelle mille sedi sparse su tutto il territorio nazionale. Per radicarci sotto la pelle di questa nazione straordinaria, per prepararci a una nuova stagione di coraggio e passione civile.
Abbiamo tanta strada da fare ancora. Come quella di Marco Polo descritta nel suo celebre libro chiamato, guarda un po’, “Il Milione”. Scrive Calvino: alla domanda del Kublai Kan su quale fosse la pietra che sostiene il ponte, Marco Polo rispose l’arco. Ma poi guardandolo pensieroso, aggiunse: “senza pietre non c’è arco”. Ecco, penso che ognuno di noi debba sentirsi la pietra di un progetto politico destinato a far da ponte con il futuro. Ognuno di noi è indispensabile per farcela, la nostra unione sarà la nostra forza. E adesso in piedi, rimettiamoci in marcia che già l’alba di un nuovo giorno s’intravede.
P.S. Anche oggi due soldati italiani sono costretti a svegliarsi a migliaia di chilometri dalle proprie case. Anche se gli altri sì, noi non li dimentichiamo. E lottiamo per loro.
P.P.S. Un grazie a tutti i nostri candidati e a tutti i militanti, simpatizzanti, amici, che si sono spesi in questa bella e durissima campagna elettorale. Quel milione di italiani crede soprattutto in voi, nella vostra onestà e nel vostro entusiasmo. Un grazie particolare ai parlamentari europei uscenti di Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale: l’Italia meritava di essere rappresentata da uomini degni e orgogliosi come voi. E un grazie di cuore anche all’uomo delle scommesse impossibili, Guido Crosetto, e ai dirigenti piemontesi: il vostro risultato alla Presidenza della Regione Piemonte, in solitaria, dimostra che il centrodestra ha perso un’altra bella occasione.