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“Giuseppe Conte perde ancora, abbandonando il campo a un minuto dalla fine. Un perdente d’insuccesso che, dopo aver dimezzato il suo partito, getta discredito su di un organo di garanzia della Camera, accusando lo stesso di mancanza di terzietà, senza avere neppure avuto il rispetto di attendere la conclusione dei lavori. È infatti davvero esilarante assistere alla capitolazione della vicenda del Giurì d’Onore sul Mes – attivato contro il presidente Meloni – tanto reclamato dall’avvocato del popolo e poi sciolto dal presidente della Camera su richiesta proprio di Conte stesso. Una mossa, quella del leader dei grillini, con uno scopo ben preciso: tentare di evitare una sonora umiliazione. Resosi evidentemente conto della sostanza della vicenda, ha iniziato a ricorrere a una serie di scuse spassose, in nome di una tanto presunta quanto inesistente ‘imparzialità non rispettata’. La nostra solidarietà e i nostri ringraziamenti vanno a tutti quei colleghi che per settimane hanno dovuto lavorare invano, leggendo cumuli di documenti, faticando inutilmente e sprecando ore preziose. Si chiude così la partita, come nelle urne anche in Parlamento, con un Conte battuto – e ‘in fuga per la sconfitta’ da un Giurì, che è bene ricordare non può irrogare sanzioni – da Giorgia Meloni”. Lo dichiara il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera dei deputati, Tommaso Foti.

“Sul Giurì d’onore contro il presidente Meloni, l’on. Conte fa l’ennesima figuraccia. Non solo accusa di mancanza di imparzialità un organo della Camera dei Deputati, palesemente terzo, ma si è anche tirato indietro prima della fine dei lavori”, sottolinea Augusta Montaruli, vice capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera ai tg.

“Con le istituzioni non si gioca. Il giurì d’onore è una cosa seria e quanto avvenuto non ha precedenti. Grazie al Presidente Mulè per avere con serietà, puntualità e rigore chiarito la dinamica di quanto accaduto”, aggiunge il deputato di Fratelli d’Italia Antonio Baldelli.

“Con molta probabilità la ritirata è dovuta alla paura di un finale umiliante per lui. Quello che è certo è che, agendo in questa direzione, ha mancato di rispetto alle Istituzioni. Forse i Cinque Stelle non hanno ancora compreso appieno la loro posizione: le Istituzioni non si gestiscono come la piattaforma Rousseau. Un finale così codardo era quasi prevedibile”, conclude il deputato di Fratelli d’Italia Luca Sbardella.

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