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“Vogliamo dare ai cittadini il potere di decidere da chi essere amministrati, e in questo senso l’elezione diretta in quanto tale è già una norma antiribaltone. Il fatto che per impedimenti di qualunque genere e causa possa esserci la possibilità di convergere su una persona diversa rispetto al presidente del Consiglio eletto è un’opportunità per proseguire la legislatura nel solco delle scelte degli elettori”. È quanto dichiara il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia in un’intervista al Dubbio.
“Già oggi – ha aggiunto- vediamo situazioni come quella dell’elezione diretta dei presidenti di Regione, ai quali, in determinate circostanze, sono subentrati i vicepresidenti. E anche nei comuni, quando il sindaco cade, non è che si dissolve l’amministrazione ma esiste comunque un governo per gli affari ordinari che prosegue il lavoro. Bisogna vedere qual è il perimetro temporale nel quale il subentrante è chiamato ad agire e questo lo potrà stabilire il Parlamento nel corso dell’esame. La riforma è sul tavolo e può essere integrata e migliorata. Tutti chiediamo di rendere protagoniste le Camere ed è quello che accadrà”.
Sulla legge elettorale, Rampelli chiarisce: “Il premio di maggioranza sancisce la stabilità dei governi locali, quindi è corretto. Così come sarebbe corretta l’introduzione del voto di preferenza. Se va bene per Comuni e Regioni non capisco perché non dovrebbe andar bene per il Parlamento nazionale. Penso che i cittadini debbono decidere da chi farsi rappresentare. Non lo devono decidere segretari e apparati. Questa è una storica battaglia di FdI e immagino che una volta approvata la riforma si prenderà in considerazione questa nostra antica proposta”.
Circa le presunte lesioni delle prerogative del Presidente della Repubblica, Rampelli dice:
“Le prerogative del capo dello Stato rimangono intatte e il Colle continuerà ad essere figura terza e garante della Costituzione. Queste osservazioni sono tipiche di chi non vuole cambiare nulla. Abbiamo sperimentato tutta la fragilità del nostro sistema e abbiamo potuto constatare, osservando la storia d’Italia, che i governi hanno avuto una durata media di otto mesi. Siamo ridicoli agli occhi del mondo. In una dinamica planetaria, con una globalizzazione che dal 1989 in poi ha rivoluzionato tutti i processi istituzionali, trovarsi incapaci di dare stabilità ai governi significa produrre un danno per la comunità e per la nazione.
Sulla sfiducia costruttiva Rampelli osserva: “La sfiducia costruttiva non è altro che il pertugio attraverso il quale far rientrare dalla finestra il trasformismo che noi vogliamo cacciare dalla porta principale”.

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