L’istituto nautico di Procida è il più prestigioso d’Italia.
Questa piccola isola italiana da tempi antichi ha il primato indiscusso dell’arte della navigazione che permea la vita quotidiana degli isolani.
Alla fine del ‘700 a Venezia, Trieste, Fiume, Livorno, Procida, Napoli, Meta di Sorrento, Palermo, Siracusa, Piano di Sorrento nasce l’idea di istituire scuole nautiche.
A Procida Marcello Eusebio Scotti nel 1788 scrisse il “Catechismo Nautico” che conteneva importanti precetti per tutti i naviganti.
Il sacerdote sosteneva anche la necessità di aprire sull’isola una cattedra di nautica oltre che una Scuola Normale, secondo il Metodo introdotto nel 1784 nel Regno delle Due Sicilie.
Il progetto venne accolto con decreto del 17 aprile 1788 e l’istituto fu aperto. Destinatari del progetto erano i figli dei marinai e delle classi meno abbienti, pertanto era necessario garantire loro i mezzi per frequentare la scuola.
Per il mantenimento dell’istituto fu scelta una formula, adottata anche a Palermo e Siracusa, che prevedeva il sussidio semestrale di 300 ducati posto a carico per metà all’università e per l’altra metà a carico della Bussola delle Tartane, istituzione isolana composta da addetti al settore a cui competeva la scelta dei maestri.
Con la Restaurazione si apre una fase buia e l’insegnamento nautico nel 1815 viene soppresso per mancanza di fondi ma nel 1833 il re Ferdinando di Borbone, sotto la spinta dei proprietari dei bastimenti, fonda la Scuola nautica comunale di Procida. Successivamente il Comune la sopprime ma con Regio Decreto del 18 agosto 1864 l’istruzione nautica è affiancata a quella tecnica e la scuola comunale trasformata in Scuola Nautica Regia. Nel 1874 l’istituto nautico viene intitolato all’ammiraglio Francesco Caracciolo e tre anni dopo si aggiunge la sezione macchinisti. Nel 1922 la scuola viene chiusa e solo alcuni anni dopo riaperta con la sola sezione macchinisti, mentre la sezione capitani viene riaperta nel 1952.
Nel palazzo storico dell’Istituto Nautico “Francesco Caracciolo” di Procida, nel 1996 è stato realizzato il Museo del Mare per promuovere le secolari tradizioni marinare dell’isola. Istituito inizialmente per gli studenti è diventato luogo di memoria storica, accessibile al pubblico. L’area espositiva si compone di quattro sale alle quali è annessa una biblioteca. La collezione è composta da nodi e cordami utilizzati sulle navi mercantili, strumenti nautici in uso a bordo dei velieri nei secoli XVIII e XIX: ottanti, sestanti, cronometri, solcometri, bussole magnetiche a secco e a liquido; modelli di imbarcazioni tra cui un brigantino a palo, modello di veliero di fine Ottocento, realizzato dagli allievi dell’Istituto nell’anno scolastico 1913/14, in occasione della Esposizione Internazionale di Marina di Genova del 1914; sezione macchine di bordo composta da differenti componenti di motore di una nave, realizzati dagli alunni della scuola alla prima metà del Novecento; la riproduzione di una tartana.
L’istituto nautico di Procida anche nel passato ha visto tra i propri studenti una consistente presenza femminile, negli anni 50 vi si sono diplomate le prime donne capitane e macchiniste d’Italia: Franca Assante, Carmela Esposito, Teresa Altomare, Lucia Barone, Carmela Ridda, Anna Lubrano Lavardera, a conferma della vocazione nautica dell’isola e dell’emancipazione delle donne procidane che da sempre si sono dedicate a attività tradizionalmente maschili. Molte di loro si sono distinte anche nella pesca in mare, come la famosa Maria che oggi è titolare dell’omonimo ristorante in cui prepara il pesce che pesca quotidianamente.
La scuola forma ogni anno novanta ragazzi tra macchinisti e ufficiali di coperta e ha preparato i comandanti che pilotano le navi più importanti del mondo, tra gli altri Francesco De Crescenzo al comando della Cruise Ausonia di Grimaldi Lines, Mario Lubrano Lavardera comandante delle Grandi Navi Veloci, Luigi Scandurra al comando delle navi Snav.
In plancia il loro motto è: “Guaglio’ guarda avanti” ovvero usa la massima attenzione per salvaguardare passeggeri e nave.
La Sovrana bellezza siamo noi.